C'è un ordine di priorità da rispettare per congedo straordinario retribuito: in prima battuta spetta al lavoratore o alla lavoratrice convivente con il coniuge gravemente disabile. Quindi ai genitori naturali, adottivi o affidatari, di un figlio gravemente disabile. Quindi al figlio convivente con il genitore gravemente disabile. Dopodiché ai fratelli e alle sorelle anche adottivi della persona gravemente disabile e con essa conviventi, ma in caso di decesso o di totale inabilità di tutti e due i genitori. Quindi ai parenti e affini entro il terzo grado conviventi. Infine al figlio non convivente che deve però provvedere a convivere con il disabile all'inizio della fruizione.
Quando si parla di tutele nell'ambito della legge 104 occorre prestare molta attenzione ai dettagli. Succede soprattutto quando di mezzo ci sono anche altre agevolazioni sul lavoro come il congedo straordinario. Qual è il rapporto che lega questi due istituti?
O, più precisamente, c'è un ordine di priorità parentale da rispettare? La risposta a quest'ultima domanda è affermativa, ma prima di analizzare tutti i dettagli è fondamentale capire il funzionamento di questi due strumenti. Fra coniuge convivente, figli conviventi, figlio non convivente, fratelli o sorelle conviventi, genitori anche non conviventi, parenti e affini entro il terzo grado conviventi, la platea di familiari, parenti e affini potenzialmente interessati è molto ampia.
Di conseguenza è fondamentale capire qual è l'ordine di priorità. Le legge 104 è quel complesso di regole pensate per aiutare i lavoratori disabili e i familiari che li assistono. La facilitazione più nota e più sfruttata è la concessione di permessi retribuiti. Ma non è la perché l'ordinamento prevede anche il congedo straordinario retribuito.
Ma potremmo ricordare pure il prolungamento del congedo parentale, i riposi orari per allattamento entro il primo anno di vita, il congedo maternità. Ciascuna di queste opzioni presenta caratteristiche ben precise sia in riferimento alle modalità di sfruttamento e sia ai requisiti da possedere.
Il congedo straordinario retribuito, in particolare, è disciplinato da un'altra norma (la legge 151 del 2001) ma si incrocia proprio con la legge 104. In estrema sintesi consente al lavoratore dipendente di prestare assistenza a un familiare colpito da disabilità grave. Proprio la gravità è la prima condizione fondamentale per accedere a questa opzione. Approfondiamo in questo articolo
Il congedo straordinario retribuito per legge 104 permette ai genitori che lavorano di assentarsi fino a due anni conservando lo stipendio e naturalmente anche il posto.
L'opzione è stata quindi estesa anche ai fratelli o sorelle conviventi (nel caso di morte dei genitori) e al caso di assistenza di un coniuge o un genitore disabile. Punto di forza di questo strumento è la sua flessibilità poiché non è detto che i due anni vadano fruiti in maniera consecutiva.
La legge consente infatti di frazionare il periodo concesso in giorni, settimane o mesi. L'unica condizione è sia utilizzato in maniera alternativa tra gli aventi diritto, ad esempio non la mamma e il papà negli stessi giorni. C'è però un ordine di priorità da rispettare per congedo straordinario retribuito per legge 104?
In prima battuta spetta al lavoratore o alla lavoratrice convivente con il coniuge gravemente disabile.
Quindi ai genitori naturali, adottivi o affidatari, di un figlio gravemente disabile. Quindi al figlio convivente con il genitore gravemente disabile. Dopodiché ai fratelli e alle sorelle anche adottivi della persona gravemente disabile e con essa conviventi, ma in caso di decesso o di totale inabilità di tutti e due i genitori.
Quindi ai parenti e affini entro il terzo grado conviventi. Infine al figlio non convivente che deve però provvedere a convivere con il disabile all'inizio della fruizione.
Per chiedere e ottenere il congedo straordinario retribuito, la persona disabile deve avere la certificazione di handicap in situazione di gravità e non deve essere ricoverata a tempo pieno in istituto.
Viene quindi richiesta la convivenza nel caso di assistenza a figlio, fratello o coniuge ovvero un rapporto di parentela con il disabile. L'opzione è quindi riservata ai lavoratori e alle lavoratrici residenti in Italia con un rapporto di lavoro dipendente, pubblico o privato, a tempo determinato o a tempo indeterminato.
Non possono accedere i lavoratori autonomi o chi ha un rapporto di lavoro di tipo dipendente.