L’affitto a canone concordato è una tipologia contrattuale per immobili che prevede una durata di tre anni più due anni di rinnovo automatico se entro il termine dei primi tre anni non viene data disdetta nei tempi previsti da proprietario o inquilino. Il canone concordato non può essere applicato per locazioni brevi di durata da 1 a 18 mesi.
Come funziona l’affitto a canone concordato 2022? Da Torino a Firenze, Milano, Roma, Bologna, Brescia, Genova, Piacenza, Pavia, Venezia, Forlì, Napoli, Bari, Palermo, Cagliari, L’Aquila, Campobasso, Rimini, Perugia, Ferrara, Livorno, Pisa, le regole dell’affitto a canone concordato dipendono da Comuni e dalle associazioni più rappresentative a livello locale dei proprietari e degli inquilini.
Sono, infatti, i Comuni che stabiliscono modalità di valutazione degli immobili e, per ogni tipologia individuata e per ogni quartiere, un canone minimo e uno massimo. Vediamo come funziona l’affitto a canone concordato 2022?
L’affitto a canone concordato prevede una durata di tre anni più due anni di rinnovo automatico se entro il termine dei primi tre anni non viene data disdetta nei tempi previsti da proprietario o inquilino. Il canone concordato non può essere applicato per locazioni brevi di durata da 1 a 18 mesi.
Una volta stabilite le condizioni di affitto a canone concordato è bene sapere che i prezzi del canone concordato 2022 vengono decisi da Comuni e associazioni per inquilini e proprietari e solitamente sono più convenienti di quelli previsti dagli affitti a canone libero.
Gli affitti a canone concordato, infatti, sono generalmente più bassi di quelli di mercato, calcolati nella fascia compresa tra i minimi e i massimi individuati, dovendo essere stabiliti specificatamente per tipologia di immobile e ubicazione dello stesso nelle diverse zone della città.
Una volta conosciuta la fascia di prezzo applicabile al canone di affitto concordato secondo la normativa vigente nel proprio Comune, proprietario e inquilino si accordano sulla somma da pagare mensilmente e la stipula del contratto si può effettuare, se si volesse, con l’assistenza delle associazioni della proprietà edilizia e dei conduttori.
Come detto, la scelta dell’assistenza delle associazioni è assolutamente facoltativa e non obbligatoria, ma è consigliabile per avere l’attestazione che accerta effettivamente che il contratto stipulato è conforme a quanto previsto dall’accordo territoriale. In ogni caso, tale attestazione delle essere sempre rilasciata dalle associazioni, anche se non assistono alla stipula vera e propria del contratto.
Le differenze tra affitto a canone concordato e affitto a canone libero sono:
I proprietari di casa, infatti, se decidono di affittare casa con canone concordato, in base al Comune di residenza, possono godere di specifiche agevolazioni fiscali come:
Inoltre, i comuni possono stabilire aliquote più basse o maggiori detrazioni per Imu e Tasi. Stando a quanto previsto dalla legge, infatti, i Comuni hanno la possibilità di portare al 4 per mille l'aliquota Imu per le case affittate a canone concordato, invece che un’aliquota compresa tra il 7,6 e il 10,6 per mille delle seconde case.
Agevolazioni sono previste anche per gli inquilini a basso reddito che affittano casa a canone concordato: possono, infatti, agevolare delle detrazioni fiscali sulla dichiarazione dei redditi rispettivamente di 495,80 euro, se il reddito complessivo che non supera15.493,71 euro, e di 247,90 euro, se il reddito complessivo è di massimo 30.987,41 euro.