Il secondo grande passo sulle pensioni di invalidità è arrivato. Prima c'è stata la sentenza della Corte costituzionale secondo cui quei 285,66 euro mensili riconosciuti dalla legge per le persone totalmente inabili al lavoro per effetto di gravi disabilità, non potevano essere considerati sufficienti a soddisfare i bisogni primari della vita.
Detto in termini più tecnici, la normativa andava contrastava addirittura la Costituzione. Esattamente nell'articolo 18 che violava il diritto al mantenimento garantito agli inabili. Poi è arrivata l'approvazione del decreto Rilancio con successiva conversione in legge.
Ed è proprio in questa sede che è stato inserito contenente l'emendamento che adeguava le pensioni di invalidità al nuovo importo minimo di 516,46 euro mensili. Il passo successivo è lo studio dei dettagli del provvedimento ovvero da quando scatterà l'aumento e se ci sarà retroattività. La pensione di invalidità può essere richiesta da chi è stato riconosciuto totalmente inabile ed è in stato di bisogno economico.
Le norme sono elastiche poiché prevedono la fruizione del beneficio da chi ha un'età compresa tra i 18 e i 67 anni e ha residenza stabile e abituale sul territorio nazionale. Ammessi anche i cittadini stranieri comunitari iscritti all'anagrafe del comune di residenza così come ai cittadini stranieri extracomunitari con permesso di soggiorno di almeno un anno. Ma vediamo adesso
Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 22 luglio 2020 della sentenza della Corte Costituzionale con cui viene imposto l'aumento delle pensioni agli invalidi civili totali e innescato la revisione di altre prestazioni assistenziali, si entra nella fase esecutiva.
Spetta all'Inps indicare le modalità operative, ma lo scatto economico in avanti è atteso già dal prossimo mese. L'assegno di 516,46 euro mensili spetta a tutti gli invalidi civili totali che hanno compiuto i 18 anni e non hanno ancora raggiunto i 67 anni, la cui soglia di redditi annuale è inferiore a 6.713,98 euro.
In sede di prima assegno si considerano i redditi dell'anno in corso dichiarati in via presuntiva mentre per gli anni successivi si fa riferimento ai redditi realmente percepiti nell'anno di riferimento.
Al compimento dell'età per il diritto all'assegno sociale, 67 anni, l'importo della pensione di invalidità civile viene adeguato a quello dell'assegno sociale (da qui l'indicazione della fascia d'età tra 18 e 67 anni per ricevere l'assegno) e di conseguenza il beneficiario non è più sottoposto alla verifica della sussistenza dei requisiti sanitari.
In ogni caso, questa pensione è compatibile con l'attività lavorativa così come con le prestazioni erogate a per causa di guerra, di lavoro o di servizio. Ma resta un altro aspetto da chiarire: ai destinatari spettano anche gli arretrati?
A rispondere a questa domanda ci ha pensato la stessa Corte Costituzione che ha stabilito che la pronuncia non ha effetto retroattivo e deve appunto essere applicata solo dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza sulla Gazzetta Ufficiale.
I giudici si sono espressi sulla pensione di invalidità con questa storica sentenza in seguito al ricorso di una persona affetta da tetraplegia spastica neonatale, incapace di svolgere gli atti quotidiani più elementari della vita e di comunicare con l'esterno.
Secondo la Corte Costituzionale, l'assegno mensile di 285,66 euro è inadeguato a garantire a i mezzi necessari per vivere e quindi viola il diritto al mantenimento e all'assistenza sociale riconosciuto a tutti i cittadini inabili al lavoro e sprovvisti di mezzi necessari per vivere.
Per ottenere l'assegno di invalidità è richiesto il riconoscimento della minorazione, previo accertamento medico legale e rilascio del verbale sanitario, anticipato dal certificato medico introduttivo.