Le auto aziendali usate sono un affare sia per chi le compra e sia per chi le vende? Qual è il trattamento fiscale previsto ovvero quante tasse si pagano. Questo tipo di veicoli viene spesso promosso dai concessionari perché le auto sembrano ben curate e nella maggior parte dei casi sono complete in termini di accessori.
Alcune compagnie hanno intere divisioni incaricate di rivendere i loro veicoli usati. Vale quindi la pena comprarne uno? E dal punto di vista dell'azienda, la vendita conviene?
In entrambi i casi, la risposta dipende da una serie di fattori, tra cui il tipo di veicolo della flotta, lo sconto che è possibile ottenere, la corretta manutenzione, il chilometraggio e il tipo di garanzia inclusa.
E poi, cosa si intende per auto aziendali? Ci sono infatti quelle a noleggio usate che sono le più diffuse e potenzialmente le più problematiche. Anche se i veicoli tendono ad essere ben mantenuti, le compagnie di noleggio hanno aumentato la quantità di tempo in cui mantengono le proprie auto in servizio.
Trovare un veicolo che ha meno di un anno fino a 15.000 chilometri è adesso più difficile rispetto al passato. Chi vende deve invece fare i conti con alcuni concetti ben precisi, come plusvalenza, minusvalenza e ammortamento, sempre da legare alle tasse. Vediamo quindi
Dal punto di vista dell'acquirente, i veicoli della flotta aziendale possono essere ottime occasioni nel mercato dell'usato. Sebbene alcuni veicoli di servizio e di consegna siano super sfruttati, altri guidati da rappresentanti di vendita o dirigenti tendono a essere mantenuti meglio.
Tra l'altro, se si tratta di una impresa, un professionista o un agente rappresentante può scaricare i costi per l'acquisto di un'auto aziendale.
Sono infatti considerati beni strumentali nell'attività d'impresa se vengono usati per l'attività o veicoli indispensabili all'attività aziendale se impiegati in maniera esclusiva per lo svolgimento del lavoro. L'altro aspetto da prendere in considerazione è l'ammortamento.
Si tratta della procedura che consente di ripartire in quote annuali il costo sostenuto per l'acquisto di un'auto come bene strumentale a utilità pluriennale. La quota può essere totalmente o parzialmente deducibile dal reddito fiscale annuo.
La loro vendita può generare una plusvalenza se la cifra incassata è maggiore del residuo valore contabile. In caso contrario si tratta di una minusvalenza.
Al momento del calcolo occorre perciò considerare sia le imposte sui redditi, così come stabilito dal Testo unico delle imposte dirette e sia l'Iva da portare in detrazione.
La questione della vendita di auto aziendale usata e del calcolo delle tasse da applicare è piuttosto complessa perché sono tanti i particolari che possono fare la differenza. A tal punto che anche i giudici della Corte di Cassazione e quelli delle Commissioni tributarie ragionali sono intervenuti a più ripresa.
Si ricorda il caso che ha visto contrapposti l'Agenzia delle entrate con una concessionaria di auto sulla vendita in perdita da contabilizzare come sopravvenienza passiva. L'esempio considera il prezzo incassato inferiore rispetto a quello indicato nella fattura di vendita.
Ebbene, secondo la Corte di Cassazione è onere del contribuente dimostrare la ricorrenza dei presupposti, tramite la corretta e completa registrazione delle operazioni, da cui emerga inequivocabilmente la corrispondenza tra le stesse, oppure, ove tale onere non possa essere così assolto, attraverso altri mezzi di prova nel rispetto delle regole generali e in particolare dell'articolo 2704 del codice civile, in forza del quale non è opponibile all'amministrazione finanziaria una scrittura privata priva di sottoscrizione autenticata in data certa.
Anche se per la Commissione tributaria regionale non si registrava alcuna irregolarità, per la Cassazione, che ha dato ragione all'Agenzia delle entrate, in questo modo veniva evitata la tassazione nella vendita.
Chi vende un'auto aziendale deve fare i conti con alcuni concetti ben precisi, come plusvalenza, minusvalenza e ammortamento, sempre da legare alle tasse.