Cassa integrazione CCNL pubblici esercizi e ristorazione quanto si prende. Calcolo stipendio, percentuale ed esempi

Come si calcola stipendio in cassa integrazione di lavoratori con CCNL pubblici esercizi e ristorazione e percentuale prevista

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
Cassa integrazione CCNL pubblici eserciz

Quanto si prende i cassa integrazione con Ccnl pubblici esercizi e ristorazione?

Per i lavoratori con Ccnl pubblici esercizi e ristorazione lo stipendio che si percepisce i cassa integrazione è dell’80% della normale retribuzione che il dipendente percepisce in base al suo Livello di inquadramento previsto da Ccnl e in ogni caso non può superare il limite massimo mensile stabilito di anno in anno dall’Inps per l’erogazione della prestazione.

Aziende, imprese e società che si ritrovano improvvisamente a vivere periodi di grande crisi economica per la propria attività, in presenza di specifici motivi, possono decidere di mettere in cassa integrazione i propri dipendenti, o con riduzione delle ore di lavoro o con totale sospensione dell'attività lavorativa. Vediamo quanto si prende in cassa integrazione con CCNL pubblici esercizi e ristorazione?

  • Cassa integrazione contratto CCNL pubblici esercizi e ristorazione calcolo stipendio e percentuale
  • Esempi calcolo cassa integrazione contratto pubblici esercizi e ristorazione

Cassa integrazione contratto CCNL pubblici esercizi e ristorazione calcolo stipendio e percentuale

Il calcolo dello stipendio in cassa integrazione dei lavoratori con Ccnl pubblici esercizi e ristorazione è generalmente dell’80% della nomale retribuzione. La cassa integrazione corrisposta dall’Inps può essere ordinaria, valida solo per brevi periodi (la durata massima prevista è di 12 mesi in un biennio) e solo in caso di crisi aziendale, o straordinaria, di durata più lunga (massimo di 36 mesi in cinque anni) e valida solo in caso di importante crisi aziendale, fallimento, procedure concorsuali, o per processi di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale.

In ogni caso, sia che si tratti di cassa integrazione ordinaria, sia che si tratti di cassa integrazione straordinaria, lo stipendio che si percepisce è dell’80% della normale retribuzione che il dipendente con contratto pubblici esercizi e ristorazione percepisce in base al suo Livello di inquadramento previsto da Ccnl e in ogni caso non può superare il limite massimo mensile stabilito di anno in anno dall’Inps per l’erogazione della prestazione.

I limiti massimi mensili di reddito 2020 stabiliti dall’Inps entro i quali si prende o meno l’80% di cassa integrazione, in particolare, sono:

  • 998,18 euro per le retribuzioni fino a 2.159,48 euro per la generalità dei settori;
  • 1.197,82 euro per le retribuzioni fino a 2.159,48 euro per il settore edile;
  • 1.199,72 euro per le retribuzioni oltre 2.159,48 euro per la generalità dei settori;
  • 1.439,66 euro per le retribuzioni oltre 2.159,48 euro per il settore edile.

Esempi calcolo cassa integrazione contratto pubblici esercizi e ristorazione

Per fare un esempio di calcolo di cassa integrazione percepita da dipendenti con contratto pubblici esercizi e ristorazione, prendendo il caso di un lavoratore inquadrato nel Livello 7 che percepisce normalmente circa mille euro lordi per 40 ore settimanali, nel caso di cassa integrazione con riduzione delle ore lavorative che diventano 20, lo stipendio diventa di 500 euro e considerandone l’80%, si arriva a circa 400 euro.

Inoltre, il lavoratore in cassa integrazione riceve sempre il versamento dei contributi figurativi in modo da non perdere nulla ai fini di raggiungimento e calcolo della pensione finale. I contributi figurativi vengono accreditati direttamente dall’Inps e non è previsto alcun versamento contributivo a carico del datore di lavoro per le ore in cui i lavoratori ricevono l’integrazione salariale.

In particolare, stando a quanto previsto, il datore di lavoro è esonerato dal pagamento dei contributi Inps nei casi di cassa integrazione a zero ore con totale sospensione dell’attività lavorativa e nei casi di integrazione con riduzione dell’orario di lavoro per le ore non lavorate. L’azienda deve, però, continuare a pagare i contributi per le ore in cui il dipendente presta attività lavorativa.