I lavoratori assunti con contratto turismo in cassa integrazione, sia ordinaria sia straordinaria, generalmente percepiscono l’80% della retribuzione globale, cui deve essere applicata poi relativa aliquota contributiva e Irpef, che riducono notevolmente l’importo dello stipendio alla fine percepito.
Quanto si prende in cassa integrazione con contratto nazionale di lavoro del turismo? Per i lavoratori assunti con Ccnl del Turismo e in cassa integrazione valgono le stesse regole in vigore per tutti i dipendenti di aziende costretti a mettere in cassa integrazione i propri lavoratori, con riduzione o sospensione totale dell’attività lavorativa. Vediamo come si calcola lo stipendio di un lavoratore del settore turismo in cassa integrazione.
Stando a quanto previsto dalle leggi in vigore, ai lavoratori in cassa integrazione con contratto turismo viene riconosciuto, sia in cassa integrazione ordinaria, sia in cassa integrazione straordinaria, l’80% della retribuzione globale per le ore di lavoro non prestate tra le zero ore e il limite di orario di lavori stabilito dal contratto e comunque non oltre le 40 ore settimanali. L'importo della prestazione non può superare un limite massimo mensile stabilito di anno in anno.
Chi, infatti, supera i limiti previsti non prende l'80% ma il massimale stabilito. I massimali di reddito 2020 stabiliti dall’Inps entro i quali si prende o meno l’80% di cassa integrazione sono in particolare:
Ai lavoratori del comparto turismo che hanno uno stipendio superiore ai 1.200 euro, dunque, spetta meno dell'80% dello stipendio (orario) per ogni ora di cassa integrazione.
Per calcolare la cassa integrazione per lavoratori con Ccnl turismo il procedimento è il seguente:
Per esempio, considerando uno stipendio mensile di un lavoratore del turismo di circa 1.300 euro netti, lo stipendio in cassa integrazione, tra aliquota contributiva e aliquota Irpef, è di circa 940 euro netti.