Il sistema di autoliquidazione dell'imposta di successione rappresenta una delle modifiche più rilevanti introdotte con il Decreto Legislativo n. 139/2024. Questa riforma mira a responsabilizzare gli eredi, attribuendo loro il compito di calcolare e versare autonomamente le imposte dovute e a semplificare il processo e ridurre i ritardi burocratici.
L'autoliquidazione dell’imposta di successione è un nuovo sistema fiscale introdotto per ridistribuire le responsabilità in ambito successorio. A partire dal 1° gennaio 2025, gli eredi sono tenuti a calcolare autonomamente l'importo dell'imposta dovuta basandosi sui beni ereditati e a effettuare il relativo versamento entro i termini previsti. Tale meccanismo sostituisce la prassi precedente, in cui era l’Agenzia delle Entrate a determinare l'importo tramite un avviso di liquidazione.
Il calcolo dell’imposta avviene applicando le specifiche aliquote stabilite dal Testo Unico sulle Successioni e Donazioni (TUS) al valore netto delle proprietà trasferite. Sono previste aliquote differenti in base al grado di parentela con il defunto e alla franchigia applicabile. Questo approccio cerca di rendere il procedimento più snello e di responsabilizzare maggiormente i contribuenti, riducendo l’intervento diretto delle autorità fiscali.
Inoltre, il calcolo e la trasmissione della dichiarazione di successione avvengono completamente per via telematica. Una volta completata la dichiarazione, gli eredi dispongono di un massimo di 15 mesi dalla data del decesso per regolarizzare la propria posizione fiscale rispetto all’imposta dovuta. Eventuali discrepanze nel versamento saranno successivamente controllate dall’Agenzia delle Entrate.
Il nuovo sistema di autoliquidazione si basa sulla responsabilità diretta dei soggetti obbligati. Gli eredi, dopo aver presentato la dichiarazione di successione per via telematica, devono procedere al calcolo autonomo dell’imposta dovuta in base alla normativa vigente. Questo calcolo tiene conto delle aliquote applicabili in funzione della tipologia di beneficiario e del valore netto dei beni ereditati.
Il termine massimo per il pagamento è di 90 giorni dalla scadenza per la presentazione della dichiarazione, che deve essere inviata entro 12 mesi dall’apertura della successione. Pertanto, il periodo complessivo a disposizione dell’erede per adempiere al pagamento è di 15 mesi dalla data del decesso. In caso di importi superiori a 1.000 euro, è prevista la possibilità di rateizzare il versamento, con alcune condizioni specifiche: il primo pagamento deve corrispondere almeno al 20% del totale dovuto. Per esempio, se il defunto è venuto a mancare il 15 gennaio 2025, il termine ultimo per la presentazione della dichiarazione è il 15 gennaio 2026, e il pagamento delle imposte dovrà essere completato entro il 15 aprile 2026.
L’Agenzia delle Entrate, una volta ricevuto il versamento, effettua un controllo per verificare la congruità tra i dati dichiarati e l’importo versato. Eventuali discrepanze possono comportare la notifica di un avviso di liquidazione, al quale si aggiungono sanzioni e interessi, ove previsti.
Il calcolo dell'imposta di successione si basa su aliquote e franchigie stabilite in funzione del legame di parentela con il defunto e del valore dei beni ereditati. Le aliquote applicabili sono:
Per i beneficiari che rientrano nella Legge 104/92, come portatori di disabilità grave, è prevista una franchigia differente di 1.500.000 euro.
Il valore netto su cui si applicano le aliquote tiene conto di tutti i beni e diritti devoluti, sottraendo eventuali debiti e passività del defunto. Inoltre, è consentito rateizzare gli importi, purché il primo pagamento sia pari ad almeno il 20% della somma dovuta, distribuendo il resto in 8 rate trimestrali o 12 per importi superiori ai 20.000 euro.
Gli errori o i ritardi nell'autoliquidazione dell'imposta di successione possono comportare sanzioni fiscali rilevanti, come previsto dalla normativa in vigore e dalle disposizioni del Decreto Legislativo n. 87/2024. Se la dichiarazione di successione non viene presentata entro i termini prescritti, si applica una sanzione pari al 120% dell’imposta dovuta, ridotta al 45% per un ritardo non superiore ai 30 giorni.
Nel caso di dichiarazione infedele, ad esempio con dati incompleti o errati che alterano il calcolo dell’imposta, la multa può raggiungere l’80% della differenza tra l'importo versato e quello effettivamente dovuto. Se, invece, gli errori non incidono sul calcolo dell’imposta, la sanzione varia da 250 a 1.000 euro.
Oltre alle sanzioni, sono previsti interessi moratori calcolati sulla somma non versata, crescente in base al ritardo accumulato. Infine, per i versamenti inferiori al dovuto, l'Agenzia delle Entrate notifica un avviso di liquidazione, comprensivo delle somme mancanti, interessi e sanzioni da regolarizzare entro due anni dalla presentazione della dichiarazione. Il mancato rispetto di tali avvisi può portare a ulteriori incrementi degli importi dovuti e potenziali azioni di recupero fiscale.