L'amministratore di sostegno è la figura che si occupa della persona che non riesce a provvedere ai propri interessi per via di una infermità ovvero di una menomazione fisica o psichica, sia parziale o sia temporanea. Viene nominato dal giudice tutelare del luogo in cui la persona bisogna di assistenza ha la residenza o il domicilio.
L'incarico assunto è a carattere personale ovvero deve essere svolto svolto senza possibilità di delega ad altre persone. In qualche modo il ruolo svolto va al di della solo gestione amministrativa fino a creare un rapporto empatico con la persona assistita.
L'amministratore di sostegno affianca la persona bisognosa e modula il proprio intervento sulla base delle concrete esigenze del rappresentato sostenendolo con atteggiamento rispettoso della sua identità. Questo ruolo può essere ricoperto da un genitore, da un familiare, da un parente, da un amico, da un volontario, da un legale o da un ente giuridico.
L'amministrazione di sostegno può così riguardare numerosi soggetti per i quali non è opportuno procedere a una richiesta di interdizione o di inabilitazione. Pensiamo ad esempio a disabili, carcerati, non vedenti, anziani, malati terminali, alcolisti, tossicodipendenti.
Possono presentare richiesta il coniuge, gli affini entro il secondo grado, i parenti entro il quarto grado, la persona stabilmente convivente, i servizi sociali e sanitari, il curatore, il tutore, il pubblico ministero. In ogni caso spetta al giudice decidere caso per caso sulla necessità e l'opportunità di soddisfare l'esigenza di sostegno, protezione o assistenza. Vediamo allora nello specifico
La centralità della figura dell'amministratore di sostegno per le persone in difficoltà è dunque evidente. Per sapere cosa deve fare occorre fare riferimento al decreto istitutivo, tenendo conto che si muove sempre nell'ambito dell'assistenza e della rappresentanza.
Nel primo caso si fa riferimento ai casi in cui si limita ad affiancare il soggetto debole ma senza sostituirlo. Nel secondo prende invece il posto del beneficiario per gli interventi che lo riguardano e specificati nel decreto di nomina.
Gli atti di pertinenza dell'amministratore di sostegno sono preclusi al beneficiario, ma in ogni caso vanno rispettati aspirazioni e bisogni. In alcuni casi limitati può essere chiamato a esprimere il consenso informato a fini medici in rappresentanza del beneficiario.
Così come a rappresentare il beneficiario per il compimento di atti inerenti a giudizi civili o penali e mettere a punto gli atti necessari all'istituzione di un trust e all'attribuzione dei beni contemplati oppure gestire la pensione di un disabile.
La lista delle possibilità è molto lunga e può includere compiti di vigilanza con riguardo alle relazioni familiari e affettive del beneficiario. Il giudice tutelare può esonerare l'amministratore di sostegno dall'incarico in caso di inadeguatezza, di negligenza o di abuso dei poteri assegnati o di violazione delle disposizioni di legge
Sono numerosi i compiti che la legge 2022 assegna all'amministratore di sostegno. E tra i doveri da non perdere mai di vista ci sono quelli di amministrare il patrimonio diligentemente e di rendere il conto periodico della gestione, di segnalare ogni cambiamento nelle condizioni di vita e di autonomia, compreso il venir meno delle condizioni che avevano giustificato la misura di protezione, di informare tempestivamente il beneficiario sugli atti da compiere.
Ma anche di relazionare sull'attività svolta e sulle condizioni di vita personale e sociale del beneficiario e di farsi portavoce di ogni istanza nell'interesse del beneficiario e promuovendo l'intervento del giudice tutelare per le rimodulazioni della misura di protezione. In tutti casi l'amministratore di sostegno può essere chiamato a rispondere dei danni che siano derivati al beneficiario per via della violazione dei propri doveri.