Se l'automobilista non si ferma a un posto di blocco stradale rischia una multa da 1.324 euro alla reclusione fino a 5 anni. Senza dimenticare il rischio di una reazione degli agenti.
C'è sempre una punta di timore quando si viene fermati a un posto di blocco dei carabinieri o della polizia, ma anche degli uomini della Guardia di finanza o dei vigili urbani. E non perché l'automobilista non sia convinto di avere tutti i requisti in ordine, quanto piuttosto per la paura di aver dimenticato involontariamente qualcosa. Ecco quindi che la prima regola è non farsi prendere dal panico ovvero rispondere alle domande che l'agente di turno ci formula e consegnare i documenti richiesti.
Quasi sempre sono di due tipi: la patente di guida e il libretto di circolazione. La prima viene conservata nel portafogli, la seconda nel portadocumenti all'interno del cruscotto dell'auto. Ma cosa succede se, ad esempio perché presi dal panico, non ci fermiamo a un posto di blocco? Quali sono le conseguenze a cui andiamo incontro? Approfondiamo queste circostanze:
L'obiettivo principale dei posti di blocco stradali è contrastare le irregolarità, come la guida in stato di ebbrezza o l'eccesso di velocità. Se viene richiesta la patente di guida o un documento d'identità, l'automobilista non puoi rifiutarsi di consegnarlo.
L'ufficiale in servizio è anche autorizzato a controllare i documenti dell'auto come la carta di circolazione. Ebbene, la prima disposizione da conoscere è quella contenuta nel Codice della strada, secondo cui coloro che circolano sulle strade sono tenuti a fermarsi all'invito dei funzionari, ufficiali e agenti ai quali spetta l'espletamento dei servizi di polizia stradale, quando siano in uniforme o muniti dell'apposito segnale distintivo.
Dopodiché i conducenti dei veicoli sono tenuti a esibire, a richiesta dei funzionari, ufficiali e agenti, il documento di circolazione e la patente di guida e ogni altro documento che devono avere con sé. Le conseguenze per chi non si ferma a un posto di blocco sono di vario tipo:
Senza dimenticare il rischio di una reazione degli agenti di fronte al tentativo dell'automobilista di forzare un posto di blocco.
Un caso differente ma che che presenta alcuni punti di contatto è a violazione del blocco del traffico. I trasgressori sono puniti con una multa da 163 a 658 euro e in caso di recidiva nel biennio ovvero di una doppia infrazione nell'arco di due anni, è prevista la sospensione della patente da 15 a 30 giorni.
Tutta questo tipo di violazione è ammesso nel caso di stato di necessità, come il trasporto urgente di un passeggero al pronto soccorso o l'accompagnamento di all'ospedale una persona che ha bisogno di cure immediate. Secondo l’articolo 54 del Codice penale che disciplina questo specifico aspetto, non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo.
Sulla base di queste ragioni, l’automobilista può fare ricorso per chiedere l'annullamento del verbale per violazione del blocco del traffico. Può quindi appellarsi al giudice di pace entro 30 giorni o al prefetto entro 60 giorni. Nel primo caso è richiesto il versamento di una tassa di 43 euro e la richiesta di obbligare il Comune al rimborso nel caso di vittoria. Il tutto facendo ben presente che la richiesta di annullamento della sanzione si basa appunto sullo stato di necessità e di conseguenza di aver agito per ragioni di estrema urgenza.
Per supportare le proprie testi ovvero dimostrare l’emergenza, l'automobilista può presentare tutti i documenti utili, come ad esempio le cartelle mediche o le testimonianze di chi è stato presente in quel momento.