Quasi tutte le gestioni previdenziali private (casse professionisti, etc) e Inps non permettono di richiedere la restituzione dei contributi versati ma non usati per la pensione. Ma vi sono delle eccezioni che permettno ad alcuni lavoratorid i poter fare doamnda di rimborso dei contributi e di ottenerla secondo le norme 2022 in vigore.
Si può richiedere la restituzione dei contributi versati e non usati per la pensione? Sono diversi e tanti i lavoratori italiani che lavorano e versano contributi previdenziali ma che poi non si rivelano utili ai fini pensionistici. Si tratta dei cosiddetti contributi silenti, contributi previdenziali che vengano versati dagli assicurati alle gestioni previdenziali ma che risultano inutili per la pensione finale.
E molti vorrebbero riaverli indietro, considerando che si tratta di soldi pagati e non utilizzabili ai fini pensionistici, per cui si potrebbero riavere per essere reinvestiti. Ma si tratta di una possibilità fattibile? E quando eventualmente?
Stando a quanto previsto dalle norme attualmente in vigore, in generale, la maggior parte delle gestioni previdenziali Inps non permette di richiedere la restituzione dei contributi versati ma non usati per la pensione. Stesso discorso vale in generale per le casse previdenziali private, la maggior parte delle quali, però, prevede la possibilità di richiedere la restituzione dei contributi versati e non usati per la pensione ma solo a condizione di soddisfare determinate e specifiche condizioni.
Il principio che regge tale divieto, diciamo, è che se pur un soggetto non raggiunge con il versamento dei contributi volontari i requisiti contributi per la pensione, può facilmente aggiungere ulteriori versamenti, per esempio volontari, in modo da raggiungere gli anni di contributi necessari per andare in pensione.
Se, per esempio, un lavoratore dipende raggiunge 67 anni di età, requisito anagrafico per andare in pensione di vecchiaia, ma non i 20 anni di contributi, necessari per la pensione, ma ne ha versati per esempio solo 17 o 18 di anni di contributi può integrare comunque quelli mancanti ai fini pensionistici.
Esistono, però, casi 2022 in cui è consentito richiedere la restituzione dei contributi versati ma che non sono usati per la pensione finale. Tali casi permessi sono i seguenti:
In riferimento a quest'ultimo caso, l’Enpam, la cassa previdenziale dei medici, restituisce i contributi versati all’iscritto che si cancella dall’Albo e non matura il diritto alla pensione e la restituzione avviene con una indennità una tantum di importo dell’88% dei contributi versati maggiorati dagli interessi semplici, calcolati al tasso annuo del 4,50%.
La Cassa dei ragionieri permette la restituzione di tutti i contributi versati e non usati per la pensione, mentre la Cassa dei commercialisti permette di richiedere la restituzione dei contributi versati e non usati per la pensione solo in caso di cancellazione dalla cassa stessa e poi:
entro 10 anni dalla ricezione della comunicazione di cancellazione da parte dell’ente;
agli iscritti che non hanno raggiunto pensione e che non hanno effettuato operazioni di ricongiunzione, cumulo o totalizzazione.