Lavorare quando le temperature diventano eccessive può risultare estremamente gravoso, in alcuni casi persino impossibile da sostenere. Le ondate di calore possono rappresentare un serio pericolo per la salute dei dipendenti, indipendentemente dal settore in cui operano. Quando il termometro sale oltre certi livelli, è legittimo chiedersi quali diritti abbiano i lavoratori e se mi sento male al lavoro cosa bisogna fare.
La normativa italiana per il 2025 prevede precise tutele per i lavoratori esposti a temperature elevate. Il quadro legislativo riconosce che l'esposizione prolungata al caldo intenso può compromettere non solo la produttività, ma soprattutto la salute fisica dei dipendenti.
Secondo il Codice Civile, il datore di lavoro ha l'obbligo esplicito di salvaguardare l'integrità fisica e morale dei propri dipendenti. Questo include l'adozione di tutte le misure necessarie per garantire ambienti di lavoro salubri, anche attraverso la sospensione temporanea dell'attività lavorativa quando le temperature diventano proibitive.
Il Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro (D.Lgs. 81/2008) rafforza ulteriormente questa tutela, imponendo al datore di lavoro l'obbligo di valutare tutti i rischi derivanti dall'esposizione ad agenti fisici, inclusi quelli climatici, per prevenire danni alla salute sia immediati che a lungo termine.
Non tutte le situazioni di caldo intenso giustificano l'astensione dal lavoro. La normativa e i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) del 2025 stabiliscono parametri specifici che devono essere rispettati.
Un lavoratore può legittimamente interrompere o rifiutarsi di svolgere la propria attività lavorativa quando:
È fondamentale sottolineare che spetta al responsabile della sicurezza, durante la fase di valutazione dei rischi, determinare quale sia la temperatura ideale per l'ambiente di lavoro, definendo i valori massimi e minimi entro cui l'attività lavorativa può essere svolta in sicurezza.
I Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro aggiornati per il 2025 prevedono disposizioni specifiche per la gestione delle alte temperature negli ambienti lavorativi. Tali disposizioni variano in base al settore di appartenenza, con particolare attenzione per quelli più esposti al rischio climatico.
Ad esempio, il CCNL dell'edilizia per il 2025 introduce misure preventive come:
Anche il CCNL dell'agricoltura contiene disposizioni simili, prevedendo la sospensione del lavoro nelle ore più calde della giornata durante i periodi estivi e la rimodulazione dei turni di lavoro.
La Corte di Cassazione ha contribuito a chiarire i diritti dei lavoratori in merito alle condizioni climatiche avverse. Con diverse sentenze, la Suprema Corte ha riconosciuto la legittimità dell'astensione dal lavoro quando le temperature elevate rendono impossibile svolgere la propria attività in sicurezza.
In particolare, con la sentenza n. 834/2019, la Cassazione ha stabilito che i lavoratori hanno il diritto di interrompere la propria attività in caso di temperature proibitive, senza per questo perdere il diritto alla retribuzione. Tale principio è stato ulteriormente rafforzato da pronunce successive che hanno confermato l'orientamento giurisprudenziale.
La giurisprudenza ha anche chiarito che il datore di lavoro non può esercitare azioni disciplinari nei confronti dei dipendenti che si rifiutano di lavorare in condizioni di rischio termico, purché tale rifiuto sia motivato da un pericolo concreto e non sia pretestuoso.
Prima di arrivare alla situazione estrema dell'astensione dal lavoro, il datore di lavoro è tenuto ad adottare una serie di misure preventive per mitigare gli effetti delle alte temperature:
La valutazione dei rischi, documento obbligatorio per tutte le aziende, deve includere una sezione dedicata al microclima e alle temperature, con indicazione delle misure preventive e protettive da adottare in caso di valori estremi.
Quando un lavoratore ritiene che le condizioni termiche dell'ambiente di lavoro rappresentino un rischio per la propria salute, dovrebbe seguire una procedura ben definita:
È importante che il lavoratore documenti la situazione e le segnalazioni effettuate, preferibilmente in forma scritta, per tutelarsi in caso di contestazioni future.
I lavoratori impiegati in attività all'aperto sono particolarmente vulnerabili alle ondate di calore. Per questi settori, come l'edilizia, l'agricoltura o i lavori stradali, le normative per il 2025 prevedono misure specifiche:
Anche per i lavoratori di settori come la ristorazione, la produzione industriale o la logistica, dove spesso si operano in ambienti chiusi ma potenzialmente surriscaldati, sono previste tutele specifiche che possono includere limiti massimi di temperatura oltre i quali l'attività deve essere sospesa.
Alcune categorie di lavoratori sono considerate particolarmente vulnerabili agli effetti del caldo intenso:
Per queste categorie, il medico competente aziendale può prescrivere idoneità alla mansione con limitazioni o adattamenti dell'attività lavorativa in caso di temperature elevate.