Quando si firma un contratto di lavoro, è importante comprendere con precisione quali attività si è tenuti a svolgere quotidianamente. La definizione delle mansioni lavorative rappresenta un elemento essenziale del rapporto di impiego, tanto per il dipendente quanto per il datore di lavoro. Questa chiarezza permette di evitare malintesi, conflitti e possibili controversie future. Vediamo insieme come orientarsi in questo ambito e quali sono gli strumenti a disposizione per conoscere esattamente i propri doveri professionali.
I Contratti Collettivi Nazionali variano significativamente in base al settore di appartenenza. Tra i principali ambiti regolamentati troviamo:
Ciascun CCNL presenta una propria struttura di classificazione professionale. Per individuare le mansioni specifiche del proprio inquadramento, è necessario:
Il rapporto tra mansioni e compiti è chiaramente definito: le mansioni rappresentano l'insieme dei compiti che vengono affidati al lavoratore. Questa relazione è regolamentata dal Codice civile, che stabilisce un principio fondamentale: il dipendente deve essere assegnato alle mansioni per cui è stato assunto, ovvero quelle specificate nel contratto di lavoro insieme al livello retributivo corrispondente.
Per conoscere con esattezza quali attività lavorative si è tenuti a svolgere, è necessario consultare due documenti principali:
Ogni CCNL contiene una sezione dedicata alla classificazione del personale, dove vengono descritte dettagliatamente le mansioni associate a ciascun livello di inquadramento. Questi livelli (operai, impiegati, quadri, dirigenti) sono ulteriormente suddivisi in categorie o livelli più specifici, ognuno dei quali corrisponde a determinate responsabilità e competenze.
La legislazione italiana stabilisce regole precise riguardo alle possibili modifiche delle mansioni inizialmente assegnate. Secondo la normativa vigente, al lavoratore possono essere successivamente assegnate mansioni differenti, ma con precise limitazioni:
Il codice civile stabilisce che il lavoratore deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti alla categoria superiore eventualmente acquisita in seguito. In alternativa, può essere assegnato a mansioni equivalenti alle ultime effettivamente svolte, sempre mantenendo invariata la retribuzione.
La mobilità verticale verso il basso, comunemente nota come demansionamento, non è generalmente consentita dalla legge italiana, in quanto non è prevista tra le modifiche considerate lecite. Il demansionamento rappresenta un'illegittima dequalificazione professionale che può causare danni significativi al lavoratore, non solo economici ma anche psicologici e professionali.
In caso di demansionamento, il dipendente può:
Secondo la giurisprudenza, il danno da demansionamento non si identifica con un pregiudizio unico e immediato, ma si manifesta come un effettivo ridimensionamento dei vari aspetti della vita professionale del lavoratore.
Nel caso di assegnazione a mansioni superiori, la normativa prevede tutele specifiche per il lavoratore:
È importante sottolineare che il lavoratore può legittimamente rifiutare la promozione quando esistano ragionevoli motivazioni, come ad esempio:
La corretta classificazione del personale non influisce esclusivamente sulla retribuzione, ma ha ripercussioni su numerosi altri aspetti del rapporto di lavoro, tra cui:
Per questa ragione, è essenziale verificare che l'inquadramento contrattuale corrisponda effettivamente alle mansioni svolte quotidianamente.
Per accertarsi che vi sia coerenza tra le mansioni effettivamente svolte e l'inquadramento contrattuale, è consigliabile seguire questi passaggi:
In caso di incongruenze significative, è opportuno:
In caso di controversie relative alle mansioni assegnate, il lavoratore può fare affidamento su diverse forme di tutela:
In ambito giuridico, è importante sapere che, insieme alla responsabilità contrattuale, può concorrere una responsabilità extracontrattuale qualora il fatto illecito violi sia i diritti specifici derivanti dal contratto sia quelli spettanti alla persona offesa dal rapporto contrattuale.
La giurisprudenza ha chiarito che il danno da demansionamento professionale non rappresenta un pregiudizio immediato e unitario, ma si manifesta come un ridimensionamento effettivo e concreto di vari aspetti della vita professionale del lavoratore.