I buoni fruttiferi postali sono una forma popolare di risparmio in Italia, apprezzati per la sicurezza offerta da Poste Italiane e per gli interessi maturati nel tempo. Tuttavia, capita che l'intestatario o uno dei cointestatari muoia prima della loro scadenza. Cosa fare dunque in questi casi?
Quando l'intestatario di un buono postale muore, i buoni cadono nella successione ereditaria e il controvalore maturato può essere rimborsato agli eredi. Questi ultimi devono seguire la seguente procedura:
Ricordiamo che i buoni fruttiferi postali sono esenti da imposta di successione. Il termine massimo previsto dal codice civile, entro il quale Poste Italiane è tenuta a liquidare gli eredi, è fissato in un periodo di sei mesi dal momento dell'apertura della successione.
Secondo l'ordinanza della Corte di Cassazione n. 4280 del 10 febbraio 2022, quando un buono fruttifero postale ha più cointestatari e uno di essi decede, il cointestatario superstite può chiedere il rimborso dell'intero importo del buono, senza necessità di coinvolgere gli eredi del defunto. Ciò vale per i buoni con la clausola "pari facoltà di rimborso" (PFR), poiché in tal caso si crea un'obbligazione solidale attiva, dove ogni cointestatario ha diritto a ottenere l'intera prestazione dal debitore. La Corte ribadisce che ai buoni fruttiferi non si applica la disciplina dei libretti di risparmio, data la loro natura di titoli pagabili a vista, dove prevale l'immediata liquidabilità rispetto all'esigenza di tutela degli eredi del contitolare defunto.
Questa clausola garantisce al cointestatario il diritto al rimborso completo del valore del buono, con gli interessi maturati fino a quel momento. Questa situazione può generare conflitti con gli eredi dell'intestatario deceduto. Nonostante ciò, secondo la giurisprudenza, Poste Italiane non può sollevare obiezioni né negare il rimborso al cointestatario sopravvissuto; quindi, questi ha il pieno diritto di riscuotere l'intero importo.