Ci sono alcuni casi in cui è possibile fare ricorso per annullamento per la semplice ragione che non sussistono le ragioni per elevare la contravvenzione. Il primo caso è proprio quello dell'acquisto del tagliando e della successiva mancata esposizione. Così come se scarseggiano o sono del tutto assenti i parcheggi gratuiti. Ricorso ammesso e con possibilità di successo se le strisce solo collocate all'interno della carreggiata. E attenzione ai compiti degli ausiliari del traffico.
La regola generale prevede che il parcheggio all'interno delle strisce blu prevede il pagamento di un ticket variabile in base alla durata e alle scelte dei singoli comuni. Nel caso di trasgressione delle regole scatta inevitabile la multa.
Tuttavia, come vedremo in questo articolo, l'autorità che eleva il verbale deve seguire una procedura ben precisa dal punto di vista formale. Senza dimenticare che alcuni tipici errori portano inevitabilmente all'annullamento della sanzione.
Naturalmente dopo la presentazione del ricorso da parte dell'automobilista considerato trasgressore. Cerchiamo allora di capire quali sono i casi in cui è possibile contestare la multa ricevuta con concrete possibilità di vittoria. Più esattamente vediamo in questo articolo:
La mancata esposizione del contrassegno per la sosta all'interno delle strisce blu significa andare incontro a una multa. La cifra da versare è di 41 euro, che si può ridurre del 30% nel caso di pagamento entro i 5 giorni successivi.
Tuttavia ci sono alcuni casi in cui è possibile fare ricorso per annullamento per la semplice ragione che non sussistono le ragioni per elevare la contravvenzione. Sono infatti differenti e vale la pena esaminarli singolarmente. Ebbene, il primo caso da segnalare è proprio quello dell'acquisto del tagliando e della successiva mancata esposizione.
Come messo nero su bianco dai giudici della Corte di Cassazione, se l'automobilista è in grado di dimostrarlo (ad esempio per aver conservato il ticket), la sanzione deve essere annullata. In ogni città deve essere mantenuto equilibrio tra parcheggi a pagamento e parcheggi gratuiti.
Laddove i secondi scarseggiano o sono del tutto assenti, è possibile presentare ricorso per l'annullamento della multa per mancato pagamento del ticket e con possibilità di successo. Il Codice della strada prevede che le aree destinate al parcheggio devono essere collocate al di fuori della carreggiata.
Se la sanzione viene irrogata con riferimento a zone di soste a pagamento che impediscono o rendono difficoltosa la circolazione delle auto, il prefetto o il giudice può disporne l'annullamento.
E poi, anche se gli ausiliari del traffico incaricati dal comune possono elevare multe sulle strisce blu, altri sono soggetti a limitazioni, come i dipendenti del trasporto pubblicato o di una società che gestisce in appalto un'area di parcheggio.
Uno dei motivi spesso contestati davanti al giudice di pace o al prefetto è la scarsa visibilità delle strisce blu, magari perché consumate nel tempo e non più ravvivate. Tuttavia i casi pratici dimostrano come questa recriminazione non sia considerata spesso valida, anche perché è generalmente una intera area a essere organizzata con il sistema delle strisce blu.
In alcun caso la cancellazione della multa avviene in automatico. L'automobilista accusato di aver violato il Codice della strada ovvero di aver parcheggiato il proprio veicolo in maniera irregolare sulle strisce blu o di aver dimenticato il contrassegno deve infatti presentare formale ricorso al giudice di pace o al prefetto.
Al di là delle differenti tempistiche per contestare la multa, l'aspetto a cui prestare attenzione è quello dei costi. Il ricorso al giudice di pace prevede infatti il pagamento di una tassa (43 euro di contributo unificato) che viene restituita solo in caso di vittoria.
Il ricorso al prefetto è invece gratuito, ma il suggerimento è di essere sicuri delle proprie ragioni perché in caso di sconfitta ovvero di mancata condivisione della propria tesi difensiva da parte del rappresentante dello Stato, la sanzione raddoppia.
Sempre a proposito di tempistiche, il prefetto è chiamato a rispondere entro 220 giorni nel caso in cui l'automobilista invia direttamente a lui il ricorso. I tempi si riducono a 180 giorni se trasmesso all'autorità che ha comminato la multa, come i vigili urbani.