Il contratto di convivenza rappresenta un accordo tra conviventi stabilmente legati da un legame sentimentale e residenti nella stessa casa per la formalizzazione della loro stessa unione che deve essere fatto secondo regole precise, per scrittura privata o atto pubblico, registrata in Comune, con relativi costi da pagare ed effetti che ne derivano, da assistenza morale e materiale reciproca a scelta del regime patrimoniale da adottare.
Come funziona il contratto di convivenza? Il contratto di convivenza è un atto formale e privato che deriva da un accordo tra conviventi, registrati all'anagrafe del comune di residenza, che decidono di regolarizzare e formalizzare il loro rapporto di convivenza. Vediamo allora di seguito dove e come si fa un contratto di convivenza.
Un contratto di convivenza, per essere valido e legale, deve essere fatto o sotto forma di scrittura privata autenticata da un avvocato o da un notaio, che devono verificare che il contratto di convivenza sia conforme alle norme in vigore, o tramite atto pubblico fatto da un notaio e, per legge, questa forma è obbligatoria per contratti legati a trasferimenti di diritti su immobili.
Dopodicchè il contratto di convivenza viene formalizzato, entro 10 giorni dalla stipula, ai registri dell’anagrafe comunale. La dichiarazione di convivenza può avvenire o in Comune cono dichiarazione dei due conviventi all'ufficio anagrafe di costituzione di una coppia di fatto e di abitare nella stessa casa, avendo ivi la stessa residenza, o può essere inviata all’ufficio anagrafe del Comune di residenza tramite fax o per via telematica.
Precisiamo che per poter formalizzare una convivenza diuna coppia di fatto tramite apposito contratto bisogna:
Il contratto di convivenza per la formalizzazione di un legame affettivo e stabile tra conviventi deve riportare le seguenti informazioni:
I conviventi che decidono di formalizzare la loro unione in Comune firmando il contratto di convivenza devono pagare costi che variano in base a quanto viene riportato nello stesso contratto. Generalmente, l'onorario dell'avvocato per la stipula di un contratto di convivenza parte da circa 700 euro.
Il contratto di convivenza, formalizzando una unione, ne regola tutti i relativi aspetti, a partire da quello di assistenza morale e materiale reciproca e in caso di malattia o nel caso di ricovero ospedaliero di uno dei due, l’altro ha diritto di fargli visita, di assisterlo e di accedere alle sue informazioni personali, cose che prima valevano solo per coniuge e parenti, per arrivare a quello patrimoniale. Innanzitutto, firmando un contratto di convivenza, la coppia, esattamente come le coppie spostate, può scegliere per l’eventuale regime patrimoniale di comunione dei beni.
Nel caso dei conviventi che firmano un contratto di convivenza, il regime di comunione dei beni si instaura solo ed esclusivamente se gli stessi conviventi ne fanno richiesta, altrimenti in maniera automatica la coppia è in separazione dei beni. Precisiamo che il regime patrimoniale scelto dalla coppia può comunque essere cambiato in qualsiasi momento.
Tuttavia, precisiamo che le regole per la disciplina degli aspetti patrimoniali della coppia che firma un contratto di convivenza riguardano esclusivamente la relativa gestione durante la convivenza. Firmare un patto di convivenza non prevede, per esempio, la successione del convivente nell’eredità dell’altro.
Secondo le leggi in vigore, infatti, i conviventi non hanno alcun diritto sulla successione del convivente, ma il convivente può essere nominato erede, sia per l'intero patrimonio o per parte di esso, o ricevere parte dell’eredità, se riportato in testamento, con particolare attenzione a non violare i diritti degli eventuali legittimari, secondo quanto stabilito dal criterio delle quote legittime.
Non è, inoltre, previsto alcun diritto al mantenimento per il convivente economicamente più debole una volta conclusa la convivenza a meno che non sia stato esplicitamente previsto nel contratto di convivenza.
Il contratto di convivenza implica, però:
Una volta firmato, il contratto di convivenza si può anche cessare. I conviventi hanno, infatti, piena facoltà e diritto di recedere dal contratto di convivenza. Per cessare un contratto di convivenza è necessario che uno dei due conviventi presenti richiesta esplicita di recesso dal contratto con una dichiarazione da presentare a un notaio o a un avvocato.
Quando la richiesta di cessazione del contratto di convivenza arriva da un solo convivente, il Comune invia all’altro la relativa comunicazione.
E’ possibile chiedere e avere l’annullamento del contratto di convivenza, secondo le leggi 2022, quando sussiste o si verifica una delle seguenti condizioni:
matrimonio o unione civile;
venir meno del legame affettivo e sentimentale nella coppia;
venir meno di reciproca assistenza morale e materiale da parte di uno dei due conviventi, o di entrambi;
decesso di uno dei due conviventi e spetta al convivente rimasto in vita notificare l’evento al notaio o all’avvocato che si era occupato della registrazione del contratto di convivenza.