Affinché un contratto a termine sia considerato tale è indispensabile che sia redatto in forma scritta ma soprattutto che contenga la data di inizio e quella di cessazione del rapporto da instaurare. In caso contrario, il lavoratore può fare valere le proprie ragioni e considerarlo a tempo indeterminato.
Come lascia intendere il nome, il contratto a termine si caratterizza per la sua transitorietà. A differenza di quanto accade nei contratti a tempo indeterminato, in questo caso c'è una di inizio del rapporto di lavoro, ma c'è anche una data di conclusione.
Tuttavia, nonostante questa apparente semplicità, si caratterizza per una serie di regola a cui lo stesso lavoratore, ma soprattutto il datore devono attenersi. Pensiamo ad esempio al numero di volte in cui un datore può attivare questa formula con lo stesso lavoratore. Entriamo quindi nei dettagli della normativa in vigore:
Affinché un contratto a termine sia considerato tale è indispensabile che sia redatto in forma scritta ma soprattutto che contenga la data di inizio e quella di cessazione del rapporto da instaurare. In caso contrario, il lavoratore può fare valere le proprie ragioni e considerarlo a tempo indeterminato.
Fissato questo punto, sono previsti 4 casi in cui un'azienda non può attivare questo tipo di contratto. In prima battuta per sostituire i lavoratori in sciopero. Quindi nel caso in cui, nei 6 mesi precedenti, abbiamo effettuato licenziamenti collettivi di lavoratori con le medesime mansioni.
Dopodiché viene acceso il semaforo rosso ai contratti a termine se è attiva la cassa integrazione, sempre nei confronti di lavoratori chiamati a svolgere le stesse mansioni a cui si riferisce il contratto a termine.
Infine, è vietato alle aziende che non sono in regola con la normativa vigente sulla valutazione dei rischi. In tutte queste circostanze, nel caso di trasgressione delle norme si applica la medesima regola sull'assenza della forma scritta ovvero la trasformazione del contratto a termine in contratto a tempo indeterminato.
Un'azienda può fare ricorso ai lavoratori a termine fino al 20% dei lavoratori assunti a tempo indeterminato. In caso di sforamento di questa prescrizione va incontro a sanzioni variabili sulla base dell'infrazione commessa ovvero del numero di lavoratori coinvolti.
Non solo termine e limiti, il datore di lavoro deve tenere sotto controllo anche la causale del contratto a termine ovvero la ragione per cui viene previsto di affidare un incarico per un periodo di tempo limitato. Possono essere di 3 tipi: temporanei e oggettivi, estranei all'ordinaria attività del datore di lavoro. Quindi per motivi sostitutivi.
E infine per motivi legati ad aumenti temporanei, ma significativi e non programmabili dell'attività ordinaria. In tutti i casi, la causale deve essere indicata solo per i contratti di durata superiore ai 12 mesi, per i rinnovi, e per le proroghe che comportano il superamento della durata complessiva di 12 mesi.
Abbiamo più volte fatto riferimento alla variabile tempo come quella fondamentale e caratterizzante del contratto a termine. Ma quanto può durare una tale forma di lavoro? Esattamente 24 mesi o 36 mesi per i contratti stipulati prima del 14 luglio 2018.
Dopodiché il rapporto di lavoro può proseguire per 30 giorni se il contratto ha una durata inferiore a 6 mesi ovvero per 50 giorni se ha una durata maggiore di 6 mesi. In entrambe queste situazioni, il datore deve corrispondere una maggiorazione del 20% dello stipendio per ogni giorno di continuazione del rapporto, fino al decimo giorno successivo.
Dall'undicesimo giorno in poi, il surplus è del 40%. Nel caso di sforamento dei limiti è prevista la trasformazione del contratto a termine in indeterminato. Se la durata massima è un fattore da tenere sempre in considerazione, l'altro è il numero di volte in cui il contratto a termine può essere rinnovato.
Fermo restano i 24 mesi di durata massima, il contratto può essere prorogato fino a un massimo di 4 volte. Ma attenzione perché tra un rinnovo all'altro devono trascorrere 10 giorni se la durata del primo contratto è inferiore ai 6 mesi ovvero 20 giorni se la durata del primo contratto è superiore ai 6 mesi.