Secondo le leggi 2022, il lavoratore, in caso di sospensione dal lavoro per motivi disciplinari, non deve recarsi al lavoro e svolgere le sue mansioni, mentre il datore di lavoro è esonerato dal pagamento della retribuzione e con essa dei contributi validi ai fini pensionistici, motivo per cui si rischia una possibile, seppur minima, riduzione dell’importo finale della pensione per mancato riconoscimento degli stessi anche se, considerando il poco tempo in cui non vengono versati, l’incidenza su calcolo dell’importo e maturazione finale della pensione risulta molto minima se non nulla in alcuni casi.
Come incide la sospensione del lavoratore su contributi e importo pensione? Un lavoratore nel corso della sua vita lavorativa può essere soggetto alla sospensione dal lavoro per diversi motivi. Se si tratta di motivi indipendenti dal comportamento, cioè sospensioni non dettate da sanzioni disciplinari, i periodi di sospensione a lavoro sono coperti da contributi figurativi.
I contributi figurativi vengono riconosciuti al lavoratore senza alcun onere finanziario perché si tratta di periodi assicurativi accreditati gratuitamente dallo Stato in particolari situazioni riconosciute dalla legge, come sospensione dal lavoro per cassa integrazione, sospensione dal lavoro per licenziamento, servizio militare, aspettativa, ecc, e che valgono sia per maturare il diritto alla pensione sia per calcolare l’importo della pensione finale. Vediamo come incide la sospensione di un lavoratore sulla pensione.
Ciò di cui ci occuperemo di seguito sono le conseguenze sulla pensione finale di periodi di sospensione a lavoro dovuti a sanzioni disciplinari e non per sospensioni di attività dovute ad altre cause indipendenti dal lavoratore stesso.
La sospensione dal lavoro rientra, infatti, tra le sanzioni disciplinari che un datore di lavoro può adottare nei confronti di dipendenti che compiono una infrazione disciplinare. Stando a quanto previsto dalle leggi 2022, la sospensione dal lavoro per sanzione disciplinare non può essere superiore ai dieci giorni.
Durante la sospensione dal lavoro, secondo le leggi 2022 in vigore, il rapporto di lavoro si ‘blocca’ e con esso anche gli obblighi da entrambe le parti coinvolte, sia lavoratore che datore di lavoro.
Il lavoratore, dal canto suo, in caso di sospensione dal lavoro per motivi disciplinari, non deve recarsi al lavoro e svolgere le sue mansioni lavorative nè lavorare remoto, mentre il datore di lavoro è esonerato dal pagamento della retribuzione e con essa dei contributi validi ai fini pensionistici. I versamenti di contributi sono dovuti solo in caso di sospensione della prestazione per forza maggiore.
Dunque, nei casi di sospensione dal lavoro per motivi disciplinari, non essendo riconosciuti al lavoratore i contributi previdenziali, si rischia una possibile, seppur minima, riduzione dell’importo finale della pensione per mancato riconoscimento degli stessi anche se, considerando il poco tempo in cui non vengono versati, l’incidenza su calcolo dell’importo e maturazione finale della pensione risulta molto minima se non nulla in alcuni casi.
Ciò significa che, se la mensilità completa è di 26 giorni di lavoro e viene disposta la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione per dieci giorni, in quel mese, lo stipendio viene calcolato solo per 16 giorni.
Più duratura è, invece, la sospensione cautelare dal lavoro che, a differenza della sospensione dal lavoro e dalla retribuzione, può durare anche oltre dieci giorni e per tutto il tempo necessario a ricostruire l’eventuale responsabilità disciplinare del dipendente.
Mancato riconoscimento di retribuzione e contributi previdenziali: cosa succede alla pensione in caso di sospensione dal lavoro del dipendente