Il calcolo del preavviso non è comune a tutti i lavoratori. Occorre infatti considerare il Ccnl 2022 applicato, ma anche altri parametri personali, come l'inquadramento e l'anzianità lavorativa. In linea di massima va da 4 a 15 giorni.
Sono tanti i motivi per cui un lavoratore decide di fare un passo indietro e lasciare l'azienda in cui presta la propria attività. Pensiamo ad esempio la ricerca di migliore opportunità economica o di crescita professionale. Per farlo i lavoratori dipendenti devono prestare attenzione anche all'aspetto formale. Devono cioè presentare una lettera di licenziamento ovvero di dimissioni nel modo e nei tempi previsti.
In caso contrario vanno incontro a conseguenze di differente tipo, ma riconducibili alla penalizzazione di carattere economico. Invitando a consultare il Contratto collettivo nazionale di riferimento che viene applicato, approfondiamo le modalità di calcolo del preavviso e dunque scopriamo quali sono i tempi giusti da rispettare:
Il preavviso per licenziarsi è un passaggio fondamentale per non mettere l'azienda in difficoltà da un giorno all'altro. Nella maggior parte dei casi, l'impresa si trova infatti nelle condizioni di sostituire il lavoratore dimissionario e assicurare la piena operatività della macchina produttiva, soprattutto se il dipendente è collocato in una posizione chiave. Il calcolo del preavviso non è comune a tutti i lavoratori.
Occorre infatti considerare il Ccnl 2022 applicato, ma anche altri parametri personali, come l'inquadramento e l'anzianità lavorativa.
In linea di massima, il periodo di preavviso è inferiore nel caso in cui il lavoratore abbia un inquadramento basso e sia assunto da poco, e viceversa. Invitando ancora una volta alla lettura della disposizione specifica contenuta nel proprio Contratto collettivo nazionale di lavoro, il quadro è il seguente:
Ci sono invece alcuni casi in cui non è prevista l'applicazione di alcun preavviso. Sono cinque in particolare ovvero la morte del datore di lavoro ovvero la chiusura della ditta individuale per sopravvenuta impossibilità alla prestazione lavorativa. Quindi nel caso di risoluzione convenuta a una certa data o a una determinata età.
In questo caso si parla di clausole di risoluzione automatica del rapporto e al tempo stesso di garanzia di una stabilità relativa. Dopodiché per risoluzione nel corso o al termine del periodo di prova e risoluzione consensuale. Infine nessun preavviso nel caso di recesso per giusta causa ovvero per evento o comportamento che non consente la prosecuzione neppure provvisoria del rapporto e che non ammette preavviso.
Facciamo quindi presente che la sospensione del periodo di preavviso in caso di malattia è applicabile anche ai lavoratori che hanno superato l'età pensionabile e sono quindi licenziabili a meno che la stabilità del rapporto sia garantita dalla clausola di stabilità relativa nella quale il raggiungimento del limite di età sia previsto come causa di risoluzione automatica del rapporto. Ma trova applicazione pure in mancanza di accordo tra le parti sulla cessazione immediata del rapporto.
Il diritto al preavviso comporta la prosecuzione di tutte le obbligazioni fino alla scadenza del termine di preavviso che rimane sospeso in caso di sopravvenuta malattia del lavoratore, comunque non oltre il termine del periodo di comporto. Infine, sempre in termini legali, in caso di dimissioni volontarie presentate durante il periodo per cui è previsto il divieto di licenziamento, la lavoratrice ha diritto alle indennità previste per il caso di licenziamento.