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Come una azienda puņ dimostrare la falsa malattia di un dipendente in modo legale in base normative e giurisprudenza

Come puņ un'azienda dimostrare una falsa malattia nel 2025? Cosa prevede la legge, la giurisprudenza e i metodi legali per tutelarsi dai comportamenti scorretti

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
e aggiornato con informazioni attualizzate il
Come una azienda puņ dimostrare la falsa

La falsa malattia è un fenomeno che colpisce molte aziende, generando danni economici e organizzativi. Quando un dipendente simula uno stato di infermità per assentarsi dal lavoro, l'azienda si trova a dover fronteggiare non solo costi aggiuntivi ma anche un aumento del carico di lavoro per gli altri collaboratori. Per questo motivo, è fondamentale per le organizzazioni conoscere quali strumenti legali hanno a disposizione per tutelare i propri interessi.

Definizione di falsa malattia e conseguenze sul rapporto di lavoro

Si parla di falsa malattia quando il lavoratore dichiara uno stato di salute alterato o completamente simulato con l'obiettivo di assentarsi dal lavoro, pur non avendo un reale impedimento fisico o psicologico. Può trattarsi di un'assenza non giustificata oppure di un comportamento non coerente con le prescrizioni mediche indicate nel certificato.

Non sempre si tratta di assenza totale di patologia: in alcuni casi la malattia esiste, ma il lavoratore esagera i sintomi o prolunga il periodo di malattia più del necessario. In altri casi, invece, la patologia è del tutto inventata, talvolta con certificati ottenuti in modo scorretto.

Le ripercussioni della falsa malattia sull'azienda sono considerevoli:

  • Costi diretti legati alla sostituzione temporanea del dipendente
  • Diminuzione della produttività generale
  • Necessità di riorganizzare turni e carichi di lavoro
  • Creazione di un clima di sfiducia all'interno dell'ambiente lavorativo
  • Potenziale effetto emulativo tra altri dipendenti 

Dal punto di vista legale, la simulazione di uno stato di malattia costituisce una violazione degli obblighi di diligenza, fedeltà e correttezza che il lavoratore deve mantenere nei confronti del datore di lavoro, come stabilito dall'articolo 2105 del Codice Civile.

Strumenti legali per dimostrare la falsa malattia

Un'azienda che sospetti una falsa malattia da parte di un dipendente dispone di diversi strumenti legali per accertare la situazione. Vediamo quali sono le opzioni principali previste dalla normativa e dalla giurisprudenza.

La visita fiscale: primo strumento di verifica

Il datore di lavoro che nutra dubbi sulla legittimità dell'assenza per malattia può richiedere una visita medica di controllo (visita fiscale) presso il domicilio del dipendente. Questa verifica, effettuata su richiesta del datore tramite i servizi ispettivi dell'INPS, serve a determinare se l'interruzione del lavoro è effettivamente giustificata da ragioni mediche.

È importante sottolineare che la visita fiscale, pur essendo uno strumento utile, presenta alcuni limiti: in caso di assenza del lavoratore, può solo certificare che quest'ultimo non era presente in casa durante le fasce di reperibilità, senza fornire prove dirette sulla veridicità della malattia.

Le visite possono essere effettuate più volte durante il periodo di malattia, anche nei giorni festivi, e il lavoratore è tenuto a farsi trovare al proprio domicilio nelle fasce orarie stabilite.

Le indagini investigative: uno strumento legittimo

Quando la visita fiscale non è sufficiente a chiarire la situazione, il datore di lavoro può ricorrere a un'agenzia di investigatori privati. Questa possibilità è stata confermata da numerose sentenze della Corte di Cassazione, tra cui la n. 25162 del 26 novembre 2014 e la n. 30551 che ha definitivamente chiarito come il datore di lavoro possa contestare anche il contenuto del certificato medico.

L'investigatore privato può svolgere attività di:

  • Osservazione e pedinamento del dipendente al di fuori dell'orario di lavoro
  • Documentazione fotografica o video di comportamenti incompatibili con la malattia dichiarata
  • Raccolta di testimonianze e altre prove che dimostrino l'insussistenza della malattia o la sua simulazione

È importante sottolineare che le indagini devono essere condotte nel pieno rispetto della normativa sulla privacy e dei diritti del lavoratore. Gli accertamenti devono limitarsi a verificare l'effettiva sussistenza della malattia e non possono sconfinare in indagini sulla vita privata del dipendente.

Il valore probatorio delle indagini investigative

Le prove raccolte dagli investigatori privati hanno un valore legale significativo e possono essere utilizzate in sede disciplinare o giudiziaria. Secondo quanto stabilito dalla Corte di Cassazione (sentenza n. 30551), il datore di lavoro può contestare il contenuto del certificato medico presentando elementi concreti che dimostrino l'insussistenza della malattia o comportamenti incompatibili con essa.

Il materiale raccolto dagli investigatori viene solitamente organizzato in un dossier dettagliato che include:

  • Relazione descrittiva delle attività osservate
  • Documentazione fotografica e video
  • Testimonianze raccolte
  • Analisi della coerenza tra comportamenti osservati e patologia dichiarata 

Questo dossier può diventare uno strumento essenziale in caso di procedura disciplinare, sospensione o licenziamento per giusta causa.

Limiti legali al controllo del dipendente in malattia

Sebbene il datore di lavoro abbia il diritto di verificare la veridicità della malattia dichiarata, esistono precisi limiti stabiliti dalla legge e dalla giurisprudenza. In particolare:

  • Le indagini non possono sconfinare nella vigilanza dell'attività lavorativa vera e propria, riservata dal datore di lavoro e ai suoi collaboratori (art. 3 dello Statuto dei Lavoratori)
  • Non è consentito effettuare controlli invasivi sulla vita privata del dipendente non pertinenti alla verifica della malattia
  • Le indagini devono essere proporzionate al sospetto e non possono configurarsi come una sorveglianza generalizzata e indiscriminata 

La violazione di questi limiti potrebbe rendere inutilizzabili le prove raccolte e esporre il datore di lavoro a potenziali controversie legali.

Il licenziamento per falsa malattia, quando è legittimo

Quando le prove dimostrano in modo chiaro e documentato che il dipendente ha simulato uno stato di malattia per sottrarsi ai propri doveri, il datore di lavoro può legittimamente procedere con il licenziamento per giusta causa.

La Corte di Cassazione ha più volte confermato che la simulazione di malattia rappresenta una violazione dell'obbligo di fedeltà previsto dall'articolo 2105 del Codice Civile, configurando un comportamento talmente grave da giustificare il licenziamento immediato senza preavviso.

Il licenziamento per falsa malattia è considerato legittimo quando:

  • Le prove della simulazione sono inequivocabili e raccolte nel pieno rispetto della legge
  • L'azienda ha rispettato tutte le procedure disciplinari, come la contestazione formale e la possibilità per il dipendente di difendersi
  • È evidente la rottura del rapporto fiduciario, fondamento stesso della relazione di lavoro

In una recente sentenza (n. 18507 del 21 settembre 2016), la Corte di Cassazione ha confermato il licenziamento di un lavoratore che durante la malattia era stato ripreso sul tetto della propria abitazione a svolgere lavori faticosi, ritenuti incompatibili con la patologia che aveva giustificato la sua prolungata assenza.

La corretta procedura disciplinare

Per procedere legittimamente al licenziamento per falsa malattia, il datore di lavoro deve seguire una precisa procedura disciplinare:

  • Contestazione formale degli addebiti al dipendente, specificando in modo dettagliato i fatti contestati
  • Concessione al lavoratore di un termine per presentare le proprie giustificazioni (solitamente 5 giorni)
  • Valutazione delle eventuali giustificazioni fornite
  • Comunicazione del provvedimento disciplinare, che deve essere proporzionato alla gravità del fatto contestato 

Il rispetto di questa procedura è essenziale per la validità del licenziamento e per evitare che il provvedimento venga annullato in sede giudiziaria.

Casi particolari, assenteismo tattico e malattia prolungata

Oltre alla falsa malattia in senso stretto, esistono altre situazioni che possono giustificare provvedimenti disciplinari nei confronti del dipendente.

L'assenteismo tattico

Con sentenza 18678 del 4 settembre 2014, la Cassazione ha riconosciuto la legittimità del licenziamento per il cosiddetto "assenteismo tattico", che si verifica quando il dipendente utilizza strategicamente brevi periodi di malattia in momenti specifici, come prima o dopo i fine settimana o per evitare turni scomodi.

In questi casi, anche se singolarmente le assenze sono giustificate da certificati medici, il pattern sistematico di comportamento può essere considerato un abuso del diritto alla malattia e giustificare il licenziamento, soprattutto se crea disagi organizzativi all'azienda.

Modifica arbitraria dei giorni di malattia

Un altro caso particolare riguarda i dipendenti che cercano di prolungare arbitrariamente la propria assenza, chiedendo un'estensione della malattia senza che ci siano motivazioni reali a supportarla.

Quando il prolungamento non è giustificato da un effettivo peggioramento clinico, o viene richiesto senza il parere del medico curante, si può configurare una condotta fraudolenta che può portare alla revoca dell'indennità economica da parte dell'INPS e, nei casi più gravi, al licenziamento.

La tutela del dipendente, quando il licenziamento non è legittimo

È importante ricordare che non sempre l'assenza per malattia, anche se prolungata, può giustificare un licenziamento. La legge tutela il diritto del lavoratore malato attraverso il periodo di comporto, ovvero il tempo durante il quale il dipendente ha diritto a conservare il proprio posto, anche se assente per motivi di salute.

Il comporto può essere:

  • Secco: se la malattia è continuativa
  • Per sommatoria: se i giorni sono distribuiti nel corso dell'anno 

Solo al termine di tale periodo, e in mancanza di altri accordi, il datore può valutare la cessazione del rapporto, ma sempre nel rispetto delle procedure previste dalla legge.

La giurisprudenza ha mostrato di considerare il comporto non sempre come un limite rigido e assoluto. Per esempio, ci sono casi in cui il superamento del comporto non giustifica il licenziamento, specialmente se il dipendente è affetto da una disabilità riconosciuta o se l'azienda non dimostra di aver cercato una posizione alternativa più adatta alla sua condizione.

Le conseguenze legali della falsa malattia per il dipendente

Il dipendente che dichiara una malattia inesistente si espone a conseguenze molto serie, che vanno ben oltre il licenziamento.

In primo luogo, può perdere immediatamente il diritto all'indennità INPS, con l'obbligo di restituire anche le somme già percepite. In secondo luogo, come già visto, il rapporto di lavoro può essere interrotto con effetto immediato per giusta causa.

Ma le conseguenze possono essere ancora più gravi. In casi particolarmente seri, quando il comportamento è doloso e reiterato e comporta un danno economico per la pubblica amministrazione (INPS), si può configurare anche il reato di truffa ai sensi dell'art. 640 del Codice Penale, con rilevanti implicazioni penali.

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 172 del 7 gennaio, ha stabilito che il datore di lavoro può licenziare legittimamente chi trasmette un certificato di malattia falso per giustificare le assenze dal lavoro, confermando la gravità di questa condotta sul piano disciplinare.

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