I rendimenti dei conti deposito sono mediamente superiori a quelli dei Btp A patto che si decida di tenere vincolate le somme versate per almeno 6-12 mesi. E in ogni caso di accontentarsi di percentuali contenute.
In tempi di incertezza economica non è mai così semplice riuscire a capire cosa conviene fare con i propri risparmi ovvero dove investirli. Anche nel biennio 2022 troppi fattori imprevisti hanno resto il quadro poco chiaro. Non è un caso che la quantità di denaro liquido parcheggiata nei conti correnti sia piuttosto elevata.
Ma se la propensione al rischio è piuttosto bassa, ecco che due soluzioni alternative sono i conti deposito e i Btp. I primi sono gestite da banche fisiche o virtuali e, sebbene offrano rendimenti ben distanti da quelli di alcuni fa in cui si assisteva a una vera e propria corsa al risparmi, sono ancora tenuti in considerazione dai risparmiatori italiani.
I secondi sono i Buoni del tesoro poliennale ovvero al forma di investimento più sicura perché emessi dallo Stato. Ma quali sono più convenienti tra queste due forme di investimento a basso rischio? Scopriamolo insieme analizzato
Se i numeri hanno ancora un valore - e naturalmente lo hanno - emerge con chiarezza un dato molto chiaro. I rendimenti dei conti deposito sono mediamente superiori a quelli dei Btp. A patto che si decida di tenere vincolate le somme versate per almeno 6-12 mesi. E in ogni caso di accontentarsi di percentuali contenute.
Un utile riepilogo è stato di recente pubblicato dal supplemento l'Economia del Corsera che ha anche segnalato l'indice di solidità della banca secondo il parametro del Cet1. La fotografia è la seguente:
Scegliere di bloccare i propri risparmi in un conto corrente non è la scelta migliore per via di inflazione e costi. I conti deposito propongo rendimenti quasi sempre inferiori all'1% per vincoli di 12 mesi. E i Btp? I titoli di stato sono adesso in negativo.
Nell'ultima asta, il Bot annuale con scadenza settembre 2022 ha proposto un tasso negativo dello 0,2%. Stessa cosa per il Btp triennale mentre quello decennale ha un rendimento annuo dell'1,11%. Significa che occorre aspettare il 2030 per incassare questa percentuale, a cui vanno sottratte le tasse da pagare.