Si tratta di una delle circostanze più spiacevole sia dal punto di vista economico e sia da quello psicologico perché accorgersi di avere il conto corrente in rosso mette tutti in difficoltà.
Ci si rende conto di non avere liquidità e dunque, in assenza di altre fonti di approvvigionamento, di tentare di sbarcare il lunario con quanto si ha tra le mani. Alla luce delle crisi economiche che a più riprese stanno attraversando il Paese, non si tratta di casi rari.
Senza un lavoro ovvero senza un assegno di sostentamento, i soldi in banca sono destinati a finire e la difficoltà si fa più acuta. Avere un conto in rosso significa essere in debito con il proprio istituto di credito.
La cifra al di sotto dello zero va infatti ripianata ed è una corsa contro il tempo perché più passano i giorni e maggiore è l'importo da restituire per via dell'applicazione di tassi di interesse.
E in questi casi, si sa, le banche difficilmente guardano infatti in faccia al cliente e poco importa se il rosso sul conto corrente è da ricondurre a una spesa improvvisa e indifferibile, alla perdita del lavoro senza la maturazione dell'assegno di disoccupazione, a una rata del mutuo variabile più alta del previsto, alla nascita di un figlio con tanto di spese aggiuntive per la sua crescita.
Se la giacenza di conto non è più sufficiente a coprire le uscite scattano le procedure di recupero del credito. Ma vediamo adesso un aspetto specifico ovvero
Andare in rosso e dunque scendere al di sotto della soglia di disponibilità nel conto corrente è un'opportunità concreta, anche se non di così facile realizzazione. La maggior parte delle banche impedisce infatti di continuare a effettuare prelievi di contanti se la somma depositata non è sufficiente.
Tuttavia può accadere all'improvviso, ad esempio per l'addebito di una spesa come l'abbonamento mensile di una tariffa per cellulare. In questo caso - sgomberiamo subito il campo da ogni dubbio - non è affatto detto che scatti subito alcun tipo di segnalazione da parte della banca.
Anche perché un conto è andare in rosso di 20-30 euro e un altro è di 1.000-1.500 euro. E oltretutto conta anche l'eventuale tempestività del correntista a rimediare all'inadempienza contrattuale. Il tutto senza dimenticare l'applicazione degli interessi passivi da pagare sullo scoperto per i giorni di durata del rosso così la richiesta di una commissione di istruttoria veloce.
Si tratta di una cifra da pagare quando si va in rosso e che è legata ai costi realmente sostenuti dall'istituto di credito per l'istruttoria veloce e dunque per concedere l'affidamento al correntista.
La commissione di istruttoria veloce è una cifra fissa e non variabile, applicata anche in caso di crescita dello sconfinamento esistente. In ogni caso è quasi certo che dalla banca arrivi una prima comunicazione informale, magari per via telefonica, con cui il correntista viene informato dello sconfinamento e della necessità di rimediare.
I veri problemi nascono in realtà se la posizione debitoria prosegue ovvero se il correntista non vuole o non può ripianare il rosso nonostante comunicazioni e solleciti da parte della banca.
In questo caso l'istituto di credito potrebbe inoltrare la segnalazione alla Banca d'Italia con successivo inserimento nella lista nera dei cattivi pagatori da parte della Centrale rischi.
Quest'ultimo è un organismo della stessa Bankitalia che valuta la gravità del debito e decide se inviare una comunicazione scritta al correntista che, senza un adeguato seguito, precede di solito la diffida con la richiesta di restituzione degli importi dovuti. Il correntista può comunque chiudere il conto corrente in rosso per evitare di peggiorare la situazione a suon di interessi, ma è comunque chiamato a restituire la somma in sospeso che restano un diritto della banca.