Si amplia la possibilità di ricorso al contratto di espansione 2022 come scivolo di accompagnamento alla pensione finale: le ultime novità approvate prevedono, infatti, che tale strumento di uscita anticipata possa essere usato da imprese con almeno 250 dipendenti e non più con 500 dipendenti, ampliando così notevolmente la platea dei beneficiari.
Il periodo di crisi causato dalla diffusione del Covid 19 a livello pandemico ha portato alla definizione di nuovi strumenti a sostegno del reddito ma anche a novità per permettere a chi è vicino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di anticipare l’uscita.
Tra questi sistemi di uscita anticipata c’è il contratto di espansione, pensato per dare spinta al ricambio generazionale a lavoro e che viene esteso nel 2022. Vediamo come cambia il contratto di espansione 2022 e novità previste.
Il contratto di espansione è un meccanismo di accompagnamento alla pensione finale valido solo per lavoratori dipendenti di aziende e imprese con un determinato numero di dipendenti. Il ricorso al contratto di espansione per permettere ai dipendenti di anticipare il momento dell’uscita può avvenire solo se sussistono determinate condizioni che sono:
Cambia e si amplia la possibilità di ricorso al contratto di espansione 2022 come scivolo di accompagnamento alla pensione finale: le ultime novità approvate prevedono, infatti, che tale strumento di uscita anticipata possa essere usato da imprese con almeno 250 dipendenti. Finora era possibile per imprese con almeno 500 dipendenti. Ridurre il numero dei dipendenti d'azienda da considerare per poter fare richiesta del contratto di espansione 2022 significa ampliare notevolmente la platea dei beneficiari.
La domanda di pensione anticipata 2022 con contratto di espansione deve essere presentata all’Inps direttamente dall’azienda previo accordo tra sindacati e Ministero del Lavoro sul piano di riorganizzazione aziendale.
I lavoratori che vanno in pensione prima con il contratto di espansione percepiscono una indennità che è pari al trattamento pensionistico lordo maturato al momento della cessazione del rapporto lavorativo e viene erogata dall’azienda mentre, dal canto suo, lo Stato si impegna a sostenere il datore di lavoro con una indennità, tipo Naspi, per un massimo di due anni.
Le aziende con più di 500 lavoratori possono, inoltre, attivare ulteriori 18 settimane di cassa integrazione con riduzione oraria fino al 30%, mentre nelle aziende con più di 1.000 dipendenti è prevista l'assunzione di un dipendente ogni tre pensionamenti anticipati, avendo così aiuti dello Stato per tre anni complessivi.
Per il 2022 scatta poi l'obbligo per il datore di lavoro di una fideiussione bancaria e di un versamento mensile all'Inps come garanzia di erogazione dell'indennizzo di accompagnamento alla pensione e la contribuzione figurativa.