In arrivo controlli più stringenti perché le somme inserite dall'Inps nella Certificazione unica non corrispondono a quelle effettivamente erogate o trattenute nel 2019. A tal punto che l'Istituto nazionale della previdenza sociale sta adesso trasmettendo la nuova certificazione per l'anno 2020 che prende definitivamente il posto di quella precedente. Spetta al contribuente sanare la posizione ovvero inviare di nuovo la dichiarazione e avvalersi del ravvedimento. In caso contrario rischiano di risultare inadempienti con la conseguenza di attivare gli accertamenti fiscali.
Una prima precisazione è subito indispensabile: i controlli dell'Agenzia delle entrate non risparmiano nessuno. Sia che si tratti di un lavoratore dipendente o di un autonomo, di u disoccupato o di un pensionato, l'attenzione è sempre alta.
Certo, alcune categorie possono presentare maggiori occasioni per evadere le tasse e di conseguenza le verifiche sono più frequenti e stringenti, ma di certo nessuno può sentirsi escluso. Tuttavia in vista del 2022 si prospettano controlli supplementari a carico dei disoccupati e questa volta c'è una ragione ben precisa che va al di là dei comportamenti dei contribuenti.
Sembra infatti che siano in procinto di partire nuovi accertamenti derivanti da rettifiche delle Certificazioni uniche fiscali emesse dall'Inps. Si tratta di una vicenda che presenta ancora alcuni aspetti da chiarire, a tal punto che lo stesso Istituto nazionale della previdenza sociale è intervenuto precisando la posizione ufficiale. Approfondiamo quindi
Cosa sta allora succedendo e perché i controlli dell'Agenzia delle entrate nei confronti dei disoccupati (ma anche di lavoratori in cassa integrazione e di pensionati) sono destinati a rafforzarsi nel 2022?
Per la semplice ragione che le somme inserite dall'Inps nella Certificazione unica non corrispondono a quelle effettivamente erogate o trattenute nel 2019. A tal punto che l'Istituto nazionale della previdenza sociale sta adesso trasmettendo la nuova certificazione per l'anno 2020 che prende definitivamente il posto di quella precedente.
Sebbene l'Inps si sia già attivata per la correzione, spetterà allo stesso contribuente sanare la posizione ovvero inviare di nuovo la dichiarazione e avvalersi del ravvedimento. In caso contrario rischiano di risultare inadempienti con la conseguenza di attivare gli accertamenti fiscali.
Come precisato dall'Inps, se il disoccupato, il pensionato, il lavoratore in cassa integrazione intendono avvalersi della dichiarazione precompilata fornita dall'Agenzia delle entrate, dovrà modificarne il contenuto sulla base della Certificazione unica rettificata dall'Inps.
La chiosa della missiva dell'Istituto di previdenza è emblematica della situazione: "Ci scusiamo per l’eventuale disagio arrecato, ma ciò le permetterà di presentare la dichiarazione dei redditi sulla base di una Certificazione unica corretta".
A cercare di fare chiarezza sulla vicenda ci ha quindi pensato la stessa Inps che ha formalmente comunicato di aver rilasciato nel corso del 2020 19.600.000 certificazioni ad altrettanti beneficiari di prestazioni previdenziali. E lo avrebbe naturalmente fatto secondo i termini di legge.
E ancora - precisa ancora l'Istituto nazionale della previdenza sociale - circa il 3% ovvero 620.000 di questo è stato corretto per effetto di cause diverse emerse in seguito e al rilascio della certificazione originaria. Anche in riferimento a questa azione, l'Inps non rintraccia alcuna anomalia, ritenendola una procedura fisiologica.
Di più: l'Inps ricorda che nel corso del mese di novembre a tutti quei beneficiari che non hanno prelevato telematicamente o tramite intermediari la rettifica della Certificazione unica - circa 128.000 - l'Istituto di previdenza ha recapitato la comunicazione di variazione per consentire il corretto adempimento di eventuali ulteriori obblighi dichiarativi.
La conseguenza è presto detta ed è stata ancora l'Inps a metterla nero su bianco: la trasmissione delle rettifiche di Certificazione uniche riferite al 2020 non deriva da alcun errore nelle procedure informatiche dell'Istituto nazionale della previdenza sociale, ma si tratta di ordinaria attività relativa agli obblighi dell'Inps in quanto sostituto di imposta e non sussiste alcuna campagna massiva di rettifica delle certificazioni fiscali rilasciate dal medesimo istituto.
A cercare di fare chiarezza sulla vicenda ci ha quindi pensato la stessa Inps che ha formalmente comunicato di aver rilasciato nel corso del 2020 19.600.000 certificazioni.