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Conviene diventare infermiera privata da ospedaliera? I pro e contro e guadagni medi nel 2025

Diventare infermiera privata conviene nel 2025? Differenze con il lavoro ospedaliero, pro e contro, stipendi medi e opportunitŕ del settore sanitario

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
e aggiornato con informazioni attualizzate il
Conviene diventare infermiera privata da

Considerare il passaggio da infermiera ospedaliera a infermiera privata richiede una valutazione approfondita di numerosi fattori legati sia alla sfera economica sia a quella professionale e personale. Le trasformazioni registrate nel mercato del lavoro sanitario in Italia negli ultimi anni hanno portato sempre più infermieri a interrogarsi sulla possibilità di esercitare la professione in regime di libera professione, attratti dalla prospettiva di una maggiore autonomia e, potenzialmente, di retribuzioni più elevate. Tuttavia, la scelta comporta implicazioni significative dal punto di vista previdenziale, fiscale, organizzativo e di qualità della vita, elementi che devono essere attentamente pesati.

Andamento del mercato del lavoro infermieristico nel 2025 e nuove opportunità

L’attuale scenario sanitario nazionale è caratterizzato dalla crescente carenza di personale infermieristico. Nel 2025, il deficit di infermieri in Italia viene stimato tra i più alti in Europa (6,2 ogni 1.000 abitanti rispetto agli 8,2 della media UE), spingendo strutture pubbliche e private a offrire condizioni contrattuali sempre più diversificate e a ricorrere con maggiore frequenza a collaboratori autonomi con partita IVA. Di conseguenza, le opportunità per chi intende lavorare come infermiera privata sono in costante aumento, soprattutto nelle grandi città del Nord Italia e in aree dove la sanità privata è maggiormente sviluppata. La domanda di questi professionisti si traduce spesso in una maggiore flessibilità nella gestione del proprio tempo, ma anche in un incremento del potenziale salariale, almeno nei casi in cui sia possibile negoziare tariffe più vantaggiose.

Requisiti e passaggi per diventare infermiera privata

Per avviare l’attività di infermiere libero professionista, è necessario adempiere a precisi requisiti di natura amministrativa e legale:

  • apertura della partita IVA con codice Ateco 86.90.39 (“altri servizi di assistenza sanitaria”) tramite l’Agenzia delle Entrate;
  • iscrizione obbligatoria all’ENPAPI (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza della Professione Infermieristica), con versamento dei contributi previdenziali (quota minima annuale aggiornata dal Consiglio di Amministrazione in base ai parametri ISTAT);
  • sottoscrizione di una polizza assicurativa RC professionale;
  • iscrizione all’Albo professionale degli Infermieri.

Per quanto riguarda la normativa, il DL n.34 del 30 marzo 2023 ha portato all’abolizione del vincolo di esclusività per gli infermieri dipendenti pubblici, consentendo loro di esercitare anche come liberi professionisti, ampliando ulteriormente le possibilità di “doppio lavoro”. In questo contesto, però, occorre prestare grande attenzione alla corretta gestione fiscale e contributiva (ad esempio nella distinzione tra prestazione occasionale e collaborazione coordinata continuativa, con obbligo di iscrizione o meno alla gestione ENPAPI).

Vantaggi e svantaggi della libera professione rispetto al lavoro ospedaliero

Scegliere la libera professione significa poter decidere dove, quando e per quanto tempo lavorare, offrendo così una notevole autonomia organizzativa. Alcuni dei principali vantaggi:

  • Flessibilità degli orari e possibilità di scegliere le proprie collaborazioni;
  • Potenziale guadagno maggiore rispetto al dipendente, soprattutto nelle zone con alta richiesta di servizi sanitari;
  • Possibilità di offrire prestazioni domiciliari, consulenze a cooperative, RSA, aziende;
  • Capacità di negoziare le proprie tariffe, con una paga oraria che può variare dai 20 ai 35 euro netti, fino a toccare i 120 euro/ora per servizi specialistici e in presenza di esperienza elevata;
  • Minor esposizione a dinamiche interne “tossiche” tipiche di alcune realtà ospedaliere.

Tuttavia, a fronte di tali benefici, esistono diversi svantaggi e rischi da valutare attentamente:

  • Assenza di ferie pagate, malattia e tredicesima: ogni giorno non lavorato equivale a una mancata entrata economica;
  • Incertezza lavorativa legata alla durata e al rinnovo degli incarichi;
  • Maggiori oneri fiscali e previdenziali (tasse, contributi ENPAPI, costi amministrativi – da preventivare circa 2.500-3.000 euro annui per spese di gestione e consulente);
  • Richiesta di maggiori competenze nella gestione economica personale e capacità di “farsi conoscere” tra colleghi e strutture;
  • Esposizione alla concorrenza agguerrita anche di colleghi meno qualificati;
  • Rischio burn-out derivante dalla necessità di accumulare molte ore mensili per ottenere un reddito soddisfacente.

Confronto retributivo: infermiera ospedaliera vs. infermiera privata nel 2025

Nel settore pubblico, la retribuzione netta mensile di un’infermiera ospedaliera nel 2025, regolata dal CCNL Sanità, si attesta in media tra 1.780 e 2.000 euro, cui possono aggiungersi indennità per turni notturni, festivi e particolari reparti. Nel settore privato convenzionato, la situazione varia in base al contratto applicato (CCNL AIOP nelle case di cura accreditate, altri CCNL in RSA e cooperative), con stipendi generalmente compresi tra 1.300 e 1.700 euro netti mensili.

Come infermiera privata o libera professionista, in base alle tariffe medie riscontrate nel 2025 e considerando un’attività di pari ore settimanali a quella ospedaliera, i guadagni teorici possono superare i 2.500 euro netti, soprattutto nelle aree a più forte domanda e con esperienza specialistica. Tuttavia, occorre sempre tener conto degli oneri previdenziali e fiscali (generalmente da sottrarre il 40-45% ai compensi lordi) e della instabilità tipica delle attività autonome. La variabilità regionale è molto marcata: al Nord le tariffe orarie sono strutturalmente più alte, mentre Sud e Isole risultano meno remunerativi.

Gestione fiscale, assicurativa e previdenziale

La gestione efficiente di partita IVA, previdenza e assicurazione è imprescindibile per gli infermieri che intraprendono l’attività da privati. Nel regime forfettario, se il fatturato annuo non supera gli 85.000 euro, si applica una flat tax del 5% (per i primi 5 anni) o del 15% dal sesto anno. In regime ordinario, invece, le aliquote IRPEF sono progressive. I contributi obbligatori sono versati all’ENPAPI, con aliquote che variano (mediamente intorno al 16-24% del reddito netto), e va tenuto presente l’obbligo di stipulare una RC professionale per la tutela da controversie legate all’attività sanitaria (Dl 137/2012).

È fondamentale affidarsi a figure qualificate (commercialista, consulente del lavoro) per pianificare correttamente la gestione economico-amministrativa e per evitare criticità in sede di dichiarazione dei redditi.

Considerazioni personali e attitudinali, sicurezza o libertà?

Il successo nella scelta della libera professione dipende fortemente dalla combinazione di attitudini personali e contesto territoriale. Chi predilige la stabilità economica e la pianificazione a lungo termine generalmente si trova più a suo agio nel sistema ospedaliero pubblico, con maggiore tutela sindacale e benefit (ferie, malattia, tredicesima). Chi invece ricerca flessibilità, autonomia e opportunità di diversificare la clientela, può sfruttare le potenzialità del libero mercato infermieristico, pur accettando un maggior livello di rischio. Di fatto, la risposta alla domanda “conviene diventare infermiera privata da ospedaliera?” è fortemente personale e legata sia alle proprie priorità sia all’andamento del settore sanitario nella propria area di riferimento.

Domande frequenti e simulazione pratica di calcolo

Quali sono i requisiti minimi economici per giustificare il passaggio?
Per valutare la convenienza, il compenso orario netto dovrebbe essere almeno pari a 18-20 euro. A parità di ore (circa 38 settimanali), con una tariffa oraria media di 25 euro lordi, dopo aver sottratto le imposte e le spese di gestione, si ottiene un netto mensile intorno ai 1.900/2.000 euro. La soglia di convenienza aumenta nelle regioni settentrionali e nelle grandi città per via della maggiore pressione fiscale e del costo della vita.

Cosa comporta aprire partita IVA?
L’apertura della partita IVA presso l’Agenzia delle Entrate richiede la compilazione del modulo relativo con il giusto codice Ateco, l’iscrizione all’ENPAPI, la sottoscrizione della RC professionale. Sono previsti contributi annuali minimi, spese commercialista (da 300 a 600 euro annui) e costi per materiali e corsi ECM.

Posso essere sia dipendente ospedaliera che libera professionista?
Sì, in seguito all’abolizione del vincolo di esclusività, ma occorre prestare attenzione ai limiti contrattuali e agli obblighi di trasparenza con il datore di lavoro principale.

Qual è la reale differenza di tutele tra privato e pubblico?
Nel pubblico la tutela sindacale è più elevata e le condizioni di assunzione sono generalmente vantaggiose (ferie e malattia pagate, tredicesima, scatti di anzianità). Nel privato e nella libera professione, le tutele derivano esclusivamente dai contratti sottoscritti o dalla capacità negoziale del professionista.

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