Secondo quanto previsto dalle leggi in vigore, cambiare residenza quando si cambia casa e dimora abituale è un obbligo di legge previsto dal Codice Civile ma non sempre ciò accade se i trasferimenti sono limitati a determinati periodi di tempo. Tuttavia, spostare la residenza o lasciare la vecchia implica diverse conseguenze sia a livello fiscale che per la possibilità di usufruire di una serie di servizi.
Cosa cambia se si sposta residenza o si lascia la vecchia? Cambiare residenza quando si cambia casa e dimora abituale è un obbligo di legge previsto dal Codice Civile che prevede che ogni cittadino stabilisca una propria residenza in un posto specifico, scelta che ha diverse conseguenze, sia ai fini fiscali, sia ai fini giuridici, che anagrafici, elettorali, di censimento, di gestione e accesso a diversi servizi, ecc.
Avere una residenza è dunque obbligatorio e deve essere cambiata ogni volta che si cambia la propria dimora abituale. Ma non sempre ciò accade perché alcuni preferiscono lasciare la propria vecchia residenza piuttosto che fissarla nella nuova casa in cui ci si trasferisce. Vediamo allora pro e contro se si cambia residenza o si lascia la vecchia a livello fiscale e per servizi usufruibili.
Quando ci si trasferisce, che sia per un periodo temporaneo o definitivamente, la prima cosa da fare, stando alle leggi in vigore, sarebbe quella di spostare la residenza nella nuova casa che diventa dimora abituale. E cambiare residenza implica diversi cambiamenti sia a livello fiscale che per i servizi usufruibili e di solito rappresenta sempre un pro spostare la residenza nella nuova casa, sia che si tratti di un cambio di residenza nello stesso Comune e sia che si tratti di un cambio di residenza tra due Comuni diversi, in cui ci si trasferisce.
Quando si cambia residenza, a livello fiscale, si esce dal nucleo familiare di origine, si pensi ad un figlio che lascia la casa dei genitori trasferendosi in una propria casa nuova, e lasciando il nucleo familiare si esce dall’Isee familiare e si può fare un proprio Isee unico. Questo cambiamento rappresenta un vantaggio, perché in ogni caso si abbassa l’Isee e si può avere, di conseguenza, accesso a maggiori prestazioni agevolate, sconti, bonus e aiuti che altrimenti non si potrebbero avere.
Sempre a livello fiscale, se si sposta la residenza, cambiano anche le tasse da pagare sulla casa, da Imu a Tari sulla spazzatura e, se si sposta la residenza in un altro Comune, cambia a livello fiscale anche il pagamento dovuto per l’Irpef locale.
Spostare la residenza in una casa nuova implica cambiamenti anche per quanto riguarda i servizi usufruibili come:
Non sempre quando ci si trasferisce, però, si cambia anche la residenza. Spesso, infatti, ci si sposta dalla casa di origine senza cambiare residenza, si pensi a figli che lasciano casa e vanno magari a convivere con fidanzati o fidanzate ma lasciano la residenza a casa dei genitori, o a figli che vanno a studiare fuori trasferendo solo il domicilio senza spostare la residenza, ecc.
Trasferirsi senza spostare la residenza ma lasciando la vecchia implica diverse consegue:
Inoltre, a livello fiscale, lasciare la vecchia residenza implica non solo minori vantaggi per il calcolo del valore Isee, che resta eventualmente sempre legato a quello familiare se si mantiene la residenza per esempio a casa dei propri genitori, ma anche possibili sanzioni amministrative. Senza considerare che la Tari sui rifiuti, lasciando la vecchia residenza a casa dei genitori, continua ad essere pagata in più considerando l’ulteriore membro del nucleo familiare che risulta lì residente.
Inoltre, cambiare casa senza spostare la residenza, nel caso di acquisto di casa nuova, non permette di usufruire delle agevolazioni previste dal bonus prima casa per l’acquisto della stessa.