I rischi che corre chi prende già la pensione ma lavora in nero, sia nel caso di lavoro dipendente e sia nel caso di lavoro autonomo, consistono nel pagamento della dovuta tassazione Irpef non versata per omessa dichiarazione dell’attività lavorativa, più interessi, sanzioni e, per chi svolge lavoro autonomo, anche dei contributi previdenziali dovuti.
Cosa rischia chi lavora in nero e prende la pensione? Il lavoro in nero continua ad essere pratica molto diffusa, pur se rischiosa per i datori di lavoro e molto penalizzante per i lavoratori a cui, a differenza dei dipendenti assunti, non vengono riconosciute tutele e diritti previsti dai contratti regolari di lavoro, come versamenti dei contributi previdenziali, versamento di quote di Tfr, indennità nei casi di malattia o infortunio, ecc.
A prestare lavoro in nero non sono, però, solo giovani o adulti in difficoltà che vogliono guadagnare qualche soldino ma anche chi prende già la pensione. Ci sono, infatti, pensionati che per arrotondare un assegno non troppo cospicuo decidono di prestare lavoro in nero, ma anche in questo caso si corrono rischi. Vediamo allora quali sono tutti i casi possibili in cui si rischia se si percepisce una pensione ma si lavora in nero.
Le norme in vigore sono molto chiare in materie di lavoro nero e sono diverse le sanzioni previste per tutti coloro che permettono, vale a dire datori di lavoro, o prestano, lavoratori, lavoro in nero. Può capitare che anche chi sia già in pensione faccia lavori in nero ma si tratta di una scelta che potrebbe implicare diverse conseguenze e sanzioni.
Se, infatti, un pensionato lavora in nero e viene ‘beccato’, sono previste sanzioni, anche salate, che prevedono per chi è già in pensione l’obbligo di versamento all’Agenzia alle Entrate del mancato importo Irpef versato.
Quando, infatti, un soggetto è già in pensione e percepisce il proprio trattamento pensionistico e, allo stesso tempo, lavora, cumula reddito da pensione e reddito da lavoro e su tale cumulo si calcola l’Irpef da pagare.
Se il pensionato lavora in nero, scatta per lui l’accertamento da parte del Fisco e il recupero a tassazione dei redditi non dichiarati, in modo che il reddito nascosto derivante dal lavoro in nero si aggiunge al reddito da pensione dichiarato e sul cumulo totale si può applicare la dovuta tassazione.
Spetta al pensionato che lavora in nero anche pagare le sanzioni relative a quanto evaso nella misura del 30% più gli interessi maturati fino al momento dell’effettivo pagamento. Se il pensionato che lavora in nero non paga, scattano poi le procedure esecutive previste dalla riscossione, con possibilità di pignoramento della pensione nei limiti previsti dalla legge.
Sanzioni pecuniarie sono la conseguenza da pagare anche per chi prende già la pensione e svolge un lavoro in nero ma autonomo. In tal caso vi è anche l’aggravante dell’ulteriore versamento dei contributi dovuti.
Ciò significa che se chi lavora in nero presta lavoro autonomo ma prende già la pensione e viene scoperto dal Fisco deve pagare le sanzioni previste di recupero tassazione Irpef, più gli interessi, più le sanzioni in misura del 30% rispetto alla somma totale evasa a cui aggiungere anche il pagamento dei contributi previsti e non versati.
In questo caso è, infatti, prevista una sanzione del 30% dell’importo complessivo dei contributi evasi.
Sanzioni molto salate pesano anche su chi prende la pensione di inabilità e lavora in nero, considerando che se normalmente la pensione di vecchiaia o anticipata è compatibile con l’attività lavorativa, la pensione di inabilità è incompatibile con qualsiasi attività lavorativa sia dipendente sia autonoma.