Cosa rischia dipendente che non risponde al cellulare personale o aziendale secondo leggi 2022

Quante volte il dipendente è tentato di non rispondere alle telefonate del datore se chiamato per lavoro? E se non lo fa, a quali rischi va incontro?

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
Cosa rischia dipendente che non risponde

Se dipendente che non risponde al cellulare, cosa rischia?

Il rifiuto ingiustificato di rispondere alla chiamata può costituire motivo di licenziamento e comportare la restituzione della quota di indennità di disponibilità riferita al periodo successivo al diniego.

Per il lavoratore è praticamente impossibile restare sempre a disposizione del datore di lavoro, anche quanto è finito il suo turno. Al tempo stesso, il datore deve uscire dalla logica di poter avere i dipendenti sempre alla sua mercé ovvero sempre raggiungibile telefonicamente.

Ci sono normative in materia ben precise che tutte le parti in causa devono seguire e rispettare e che vogliamo approfondire in questo articolo:

  • Se dipendente che non risponde al cellulare, cosa rischia

  • Leggi 2022 sui rischi lavoratore che non risponde alle chiamate

Se dipendente che non risponde al cellulare, cosa rischia

Se c'è un concetto di base che ruota attorno alle risposte alle chiamate telefoniche è quello della reperibilità. Se il lavoratore ha dato la sua disponibilità nell'ambito del proprio contratto, deve essere raggiungibile e dunque deve tenere il cellulare accesso. Ma è chiamato a verificare che si trovi in una situazione tale da poter ricevere chiamate.

Significa controllare il segnale di ricezione e lo stato di carica della batteria. Senza dimenticare che dovrebbe rispondere il prima possibile alle telefonate lavorative.

Ogni impedimento deve essere subito comunicato affinché il datore di lavoro possa provvedere alla sostituzione. Nel caso di esigenze particolari ed eccezionali, il lavoratore può farsi sostituire da un collega idoneo e disponibile a farlo, subordinato comunque all'approvazione da parte dell'azienda.

Va da sé che la reperibilità prevede il riconoscimento di un compenso supplementare sulla base di quanto previsto dalle norme di riferimento ovvero dal Contratto collettivo nazionale di lavoro e degli accordi individuali sottoscritti. Per fare un esempio concreto, in caso di intervento durante il turno di reperibilità in giorno festivo, il dipendente ha diritto al pagamento della sola maggiorazione prevista per il lavoro straordinario festivo.

Il rifiuto ingiustificato di rispondere alla chiamata può costituire motivo di licenziamento e comportare la restituzione della quota di indennità di disponibilità riferita al periodo successivo al diniego. Ma non sono applicabili sanzioni al dipendente che non risponde al cellulare personale o aziendale se il suo turno è finito e se non rientra nei turni di reperibilità.

Leggi 2022 sui rischi lavoratore che non risponde alle chiamate

Entra quindi in gioco l'istituto della reperibilità, normato da precise disposizioni generali così come da quanto previsto nei Contratti collettivi nazionali di lavoro tra terziario e servizi, edilizia e legno, alimentari, credito e assicurazioni, tessili, trasporti, meccanici, agricoltura e allevamento, enti e istituzioni private, chimica, poligrafici e spettacolo, marittimi, enti pubblici. Di base, i lavoratori idonei a tale servizio non possono rifiutarsi di svolgerlo, tenuto conto dei termini previsti dalle norme contrattuali e dai protocolli operativi.

Da parte sua, il datore di lavoro deve coordinare e sovrintendere al servizio di reperibilità e impartire disposizioni e istruzioni al personale addetto al servizio. Deve quindi programmare e assegnare i turni di reperibilità e accordare le sostituzioni così come ricevere i rapporti degli interventi e predisporre aggiustamenti successivi.

Secondo quanto previsto dalla normativa sulla pronta disponibilità, la misura dell'indennità non può essere inferiore all'importo fissato con decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, sentite le associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Ed è assoggettata a contribuzione previdenziale per il suo effettivo ammontare, in deroga alla normativa in materia di minimale contributivo.

In caso di malattia o di altro evento che gli renda impossibile rispondere alla chiamata, il lavoratore è tenuto a informarne il datore di lavoro, specificando la durata dell'impedimento, durante il quale non matura il diritto all'indennità di disponibilità. Se non provvede all'adempimento, il lavoratore perde il diritto all'indennità per 15 giorni.