Nonostante il percorso dell'assunzione sia differente, in caso di licenziamenti in azienda, ai lavoratori disabili appartenente alle categorie protette si applicano le stesse regole previste per la totalità dei dipendenti.
Sono due le questioni che si intrecciano e che rendono il caso non facilmente risolvile, almeno in apparenza. Da una parte ci sono infatti i lavoratori disabili assunti nella quota di riserva e dall'altra un provvedimento drastico come il licenziamento.
Nel primo caso è la normativa vigente a stabilire che, in proporzione alla forza lavoro complessiva, una parte dei dipendenti va pescata nella cosiddetta quota di riserva in cui fanno parte disabili e categorie protette. Si tratta di una legge che ha l'obiettivo di dare una chance in più a chi si trova in una situazione di difficoltà.
Ma questa sorta di corsia preferenziale viene compensata da un trattamento differente nel casi di licenziamenti in azienda? Esaminiamo da vicino cosa prevedono la situazione sulla base delle norme in vigore e dei vari Contratti collettivi nazionali di lavoro 2022:
Sono numerose le ragioni che possono portare al licenziamento di un lavoratori disabili appartenente alle categorie protette. Possiamo sintetizzarle in:
Nonostante il percorso dell'assunzione sia differente, in caso di licenziamenti in azienda, ai lavoratori disabili appartenente alle categorie protette si applicano le stesse regole previste per la totalità dei dipendenti.
Alla base di questo principio normativo c'è la volontà di garantire la piena parità di trattamento. In termini pratici, al netto di alcune particolarità - come il licenziamento per disabilità sopravvenuta o per l'aggravamento delle condizioni di salute - ai lavoratori avviati dal collocamento mirato sono applicabili le medesime disposizioni in materia di allontanamento. Anche nelle differenti situazioni di lavoro ovvero sia che si tratti di soci di cooperative di produzione e lavoro e sia di contratti di inserimento, lavoratori socialmente utili.
Dal punto di vista normativo è importante distinguere i lavoratori appartenenti alle categorie protette in disabili e in appartenenti a tutte le altre categorie previste dall'ordinamento italiano. Ancora più nelle specifico, tra i disabili rientrano gli invalidi civili con percentuale minima di invalidità pari o superiore al 46% e gli invalidi del lavoro con percentuale minima di invalidità pari o superiore al 34%. Sempre di questo elenco fanno parte i non vedenti ovvero le persone colpite da cecità assoluta o con residuo visivo non superiore a un decimo in entrambi gli occhi anche con correzione di lenti.
Stesso trattamento per i non udenti che, a norma di legge, sono le persone colpite da sordità dalla nascita o prima dell'apprendimento della lingua parlata purché la sordità non sia di natura esclusivamente psichica o dipendente da causa di guerra, di lavoro o di servizio. Infine, sono considerati disabili pure gli invalidi di guerra, gli invalidi civili di guerra e gli invalidi di servizio.
Accanto ai disabili appartenenti alle categorie protette ci sono tutte le altre categorie protette. Anche in questo caso c'è una legge che disciplina diritti e doveri. Ne fanno parte orfani e coniugi superstiti di coloro che siano deceduti per cause di lavoro, di guerra e di servizio svolto nelle pubbliche amministrazioni.
Tra di loro rientrano pure gli orfani, le vedove e i familiari delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata. Fanno parte della categorie protette anche i soggetti equiparati, ovvero coniugi e figli di soggetti riconosciuti grandi invalidi per causa di guerra, lavoro e servizio. Infine, spazio ai profughi italiani rimpatriati.