Se si verifica il mancato rispetto di tali disposizioni, scatta per il lavoratore il diritto al risarcimento, il cui importo viene calcolato caso per caso dal giudice. Il risarcimento è pensato per indennizzare l'usura psico-fisica conseguente alla perdita del riposo.
Sono due concetti che quando si uniscono creano uno istituto lavorativo dal profondo significativo. Si tratta del riposo compensativo in cui da una parte c'è il diritto di ogni lavoratore a staccare la spina.
Dall'altra c'è la compensazione che scatta nel caso in cui la prestazione lavorativa si stata svolta per un tempo superiore rispetto all'orario di lavoro. Si tratta di un istituto che coinvolge ogni Contratto collettivo nazionale di lavoro applicato tra terziario e servizi, edilizia e legno, alimentari, credito e assicurazioni, tessili, trasporti, meccanici, agricoltura e allevamento, enti e istituzioni private, chimica, poligrafici e spettacolo, marittimi, enti pubblici. Approfondiamo quindi tutti i dettagli tra:
Riposo compensativo, cosa succede se non goduto
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Abbiamo allora spiegato come il riposo compensativo sia finalizzato a compensare una prestazione lavorativa che è stata svolta per un tempo maggiore rispetto all'orario previsto.
Si tratta evidentemente di una situazione strettamente legata al lavoro straordinario (ma anche il lavoro festivo, notturno, in turni a orario ed altre condizioni di lavoro gravose o usuranti) su richiesta del datore di lavoro. Il diritto al riposo compensativo scatta in quando il dipendente che ha prestato attività lavorativa per 7 giorni consecutivi ovvero senza aver fruito della pausa di 24 ore consecutive dopo un periodo di lavoro senza soste di 6 giorni.
Il compenso per il lavoro straordinario è legato al calcolo di una maggiorazione di retribuzione con riferimento a quella ordinaria in base alle disposizioni contenute nel Contratto collettivo nazionale di lavoro di riferimento.
Sono due i casi in cui il datore di lavoro è obbligato a concedere il riposo compensativo. Il primo è quando un lavoratore svolge lavoro straordinario che deve essere quindi compensato da maggiorazione retribuita. Il secondo è quando non fruisce del riposo settimanale ovvero in caso di lavoro notturno.
Se si verifica il mancato rispetto di tali disposizioni, scatta per il lavoratore il diritto al risarcimento, il cui importo viene calcolato caso per caso dal giudice. Il risarcimento è pensato per indennizzare l'usura psico-fisica conseguente alla perdita del riposo, che è una lesione del diritto alla salute secondo la Cassazione.
In tutti i casi, rientrano nella retribuzione paga base, indennità di contingenza, scatti di anzianità; la maggiorazione per lavoro a turni; i ratei delle mensilità aggiuntive in godimento del lavoratore; il premio di produzione, se dovuto e corrisposto; indennità varie corrisposte in forma continuativa, se considerate nel calcolo della retribuzione dalla contrattazione collettiva.
Il riposo compensativo non va confuso con il congedo retribuito poiché può essere concesso solo a determinate condizioni.
Secondo la Corte di Cassazione, le ore di lavoro prestate in un giorno destinato a riposo compensativo devono essere pagate come straordinario feriale e non festivo. Secondo gli Ermellini, le ore di lavoro prestate in un giorno destinato a riposo compensativo debbono essere retribuite come straordinario feriale e non festivo.
Per la Corte di Giustizia dell'Unione europea, la possibilità di effettuare una riduzione del periodo di riposo giornaliero di 11 ore consecutive, mediante un servizio di guardia che si somma all'orario di lavoro normale, è legata alla condizione che ai lavoratori interessati vengano concessi equivalenti periodi di riposo compensativo immediatamente dopo i periodi di lavoro corrispondenti.