Se un'azienda sceglie di non aderire ad alcuna associazione di categoria, ha la libertà di adottare il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) che preferisce. Emergono però dubbi quando l'impresa opta per un CCNL considerato meno vantaggioso per i lavoratori. Più esattamente ci si interroga sulla legittimità e sui limiti di questa scelta.
Il CCNL è un insieme di regole che stabiliscono le norme per il rapporto lavorativo a livello nazionale per i dipendenti di specifici settori. La scelta del contratto collettivo è influenzata dalla categoria professionale dell'azienda e risulta dalla negoziazione tra le associazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori.
Questo contratto è suddiviso in due parti: la sezione normativa e quella economica. La prima copre tutti i dettagli del rapporto lavorativo, compresi i rapporti sindacali, l’orario lavorativo, le tipologie contrattuali, ferie, malattia, permessi e norme disciplinari. La sezione economica regola gli aspetti retributivi, definendo i minimi salariali per ogni livello di inquadramento e le indennità per il lavoro straordinario e notturno.
Di norma, il CCNL viene aggiornato ogni tre anni per riflettere i cambiamenti nella parte normativa e in quella economica. La scelta di un CCNL meno vantaggioso può sollevare questioni legali e sindacali, poiché deve sempre rispettare i principi di equità e le normative vigenti. Approfondiamo allora in questo articolo:
Nuovo CCNL applicato dall'azienda, quali conseguenze
Quali sono i limiti che l'azienda non può scavalcare
Nel panorama lavorativo italiano è possibile che per una singola categoria merceologica esistano molteplici CCNL, variabili in base alle associazioni di categoria e alle unioni sindacali che li hanno negoziati. Questi contratti possono presentare differenze sia nelle norme che regolano dettagli come gli orari di lavoro, sia negli aspetti economici, come le tariffe per il lavoro straordinario.
Un'azienda che fa parte di un'associazione di categoria aderente a un determinato CCNL è obbligata ad applicare quel contratto ai propri dipendenti. Al contrario, un'impresa non associata ha la libertà di scegliere il CCNL che considera più vantaggioso per la propria gestione.
Il contratto di lavoro, stipulato tra azienda e lavoratore, specifica quale CCNL verrà applicato, stabilendo un quadro di riferimento normativo e economico che idealmente rimarrà costante per tutta la durata del rapporto lavorativo. Questa scelta è spesso un fattore chiave per un lavoratore nella decisione di accettare un'offerta di lavoro, in quanto può includere condizioni favorevoli.
La decisione unilaterale dell'azienda di cambiare il CCNL applicato, senza il consenso del lavoratore, altera un elemento fondamentale del contratto inizialmente accettato. Un cambio di questa natura non è permesso senza l'accordo del dipendente. Qualora il CCNL in vigore giunga a termine, è possibile discutere e negoziare l'applicazione di un nuovo accordo, ma sempre con il consenso del lavoratore, preservando il rispetto dei suoi diritti contrattuali. Nessuna complicazione per i nuovi lavoratori, a cui saranno applicate le disposizioni previste dal CCNL scelto.
Nella scelta del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro da applicare ai propri dipendenti, i datori di lavoro godono di una certa autonomia, ma devono rispettare criteri ben definiti. Innanzitutto devono selezionare un CCNL pertinenti alla categoria merceologica specifica dell'azienda.
Una volta identificati i contratti applicabili, il datore di lavoro può optare per un accordo che, pur offrendo una retribuzione meno elevata rispetto ad altri, rispetti comunque il principio di proporzionalità, come prescritto dall'articolo 36 della Costituzione. Questo articolo stabilisce che la retribuzione deve essere commisurata alla quantità e qualità del lavoro fornito, garantendo al lavoratore un tenore di vita dignitoso.
Oltre agli aspetti economici, è essenziale che il datore di lavoro valuti anche la parte normativa dei vari CCNL. Questa sezione dovrebbe conformarsi ai principi costituzionali relativi ai diritti del lavoro, assicurando che le norme non solo regolino equamente le condizioni di lavoro, ma promuovano anche il rispetto della dignità del lavoratore all'interno dell'ambiente lavorativo.