L’intervento sull’Irpef per ridurre il cuneo fiscale sul lavoro e le aliquote marginali effettive potrebbe partire dall’abbassamento di una o più aliquote con ricadute sullo stipendio.
I contribuenti con residenza fiscale in Italia sono soggette all'imposta sul reddito delle persone fisiche su tutti i loro redditi provenienti da fonti italiane ed estere, indipendentemente dalla loro nazionalità. L'imposta sul reddito è calcolata sulla base di scaglioni, ma le modalità di calcolo sono accompagnate da numerose disposizioni che consentono un'ampia personalizzazione della tassazione. Oltre alle detrazioni, ci sono molti crediti d'imposta che consentono di ridurre l'importo finale.
Il tutto senza dimenticare che nel caso dei redditi da lavoro dipendente, le trattenute per il pagamento delle tasse avviene direttamente alla fonte. Ed è la differenza tra quanto viene bonificato tutti i mesi al lavoratore e quanto paga complessivamente l'azienda a costituire il cosiddetto cuneo fiscale. Quello su cui il governo Draghi è intervenuto con la nuova manovra. Il risultato? Gli stipendi aumenteranno nel 2022, ma di quanto? Scopriamolo in questo articolo sulla base delle prime simulazioni:
Stipendi 2022, di quanto aumentano
Funzionamento taglio tasse Draghi
Il 2022 si caratterizzerà per essere un anno in cui il costo del lavoro sarà un po' meno oneroso con ricadute sulle busta paga dei dipendenti. L’intervento sull’Irpef per ridurre il cuneo fiscale sul lavoro e le aliquote marginali effettive potrebbe partire dall’abbassamento di una o più aliquote, indicato anche dal documento d’indirizzo delle commissioni Finanze con la citazione del 38% chiesto al terzo scaglione, occupato dai 7 milioni di italiani che dichiarano fra 28.000 e 55.000 euro all’anno.
Il problema di questa scelta è il suo effetto collaterale anche sugli scaglioni successivi, che finirebbe per disperdere una quota di risorse nell’alleggerimento fiscale a favore di chi è in cima alla piramide molto schiacciata dei redditi italiani.
Il quotidiano la Repubblica ha effettuato una simulazione sul possibile taglio delle tasse, ipotizzando una riduzione del 2% del cuneo fiscale. Sulla base dei calcoli e degli esempi, il quadro per un lavoratore dipendente con 2 figli (figli di età inferiore ai 3 anni e a carico al 100%) è il seguente:
25.000 euro (reddito disponibile), 3.151,25 euro (sistema attuale), 3.151,25 euro (con il taglio del cuneo fiscale)
45.000 euro (reddito disponibile), 11,978,18 euro (sistema attuale), 11.638,18 euro (con il taglio del cuneo fiscale)
75.000 euro (reddito disponibile), 24.643,64 euro (sistema attuale), 24,103,64 euro (con il taglio del cuneo fiscale)
La seconda simulazione effettuata riguarda invece il lavoratore senza figli:
25.000 euro (reddito disponibile), 5.036,70 (sistema attuale), 5036,70 euro (con il taglio del cuneo fiscale)
45.000 euro (reddito disponibile), 13.420,00 euro (sistema attuale), 13.080,00 euro (con il taglio del cuneo fiscale)
75.000 euro (reddito disponibile), 25.420,00 (sistema attuale), 24.880,00 euro (con il taglio del cuneo fiscale)
Il governo non ha deciso ma indicato al Parlamento e alle parti sociali la strada che vorrà intraprendere per ridurre le tasse. Con un emendamento che sarà presentato in Parlamento si deciderà a cosa destinare gli 8 miliardi stanziati tra taglio al cuneo, aliquote Irpef o una riduzione dell’aliquota Irap.
Interventi che sembrano alternativi ma che potrebbero combinarsi tra loro. In questo contesto, l'Unione europea non ha alcuna influenza diretta sulla fissazione delle aliquote fiscali o sulla riscossione delle imposte. Sono i governi nazionali che decidono quante tasse pagano gli individui e come vengono spese le tasse raccolte.
L'Europa vigila tuttavia sulla normativa fiscale nazionale in alcuni ambiti, in particolare per quanto riguarda le politiche europee in materia di imprese e consumatori, al fine di garantire la libera circolazione di beni, servizi e capitali nell'Unione europea(all'interno del mercato unico); garantire che le aziende in un paese non abbiano un vantaggio sleale rispetto ai loro concorrenti in un altro paese; garantire che le tasse non discriminino i consumatori, i lavoratori o le imprese in altri Stati membri.