Regime forfettario o normale delle partite Iva 2022? La risposta non è immediata perché sono tanti gli elementi da prendere in considerazione e che fanno alternativa pendere il piatto della bilancia da una parte o dell'altra. Le differenze tra i due regimi sono tante e alcune piuttosto evidenti, come il livello di tassazione più elevata.
Ma nella valutazione complessiva di vantaggi e svantaggi sono anche altri i parametri di cui tenere conto e che, alla fine dei giochi, rendono la scelta finale sempre personale sulla base della personale situazione. Il tutto senza considerare che, a differenze delle partite Iva in regime ordinario, i lavoratori autonomi in regime forfettario sono soggetti a numerosi limiti che, se non rispettati, comportano l'esclusione e il passaggio al regime tradizionale.
E allo stesso tempo ne inibiscono l'accesso se non sono posseduti sin dall'inizio. Analizziamo quindi la situazione delle partite Iva e più precisamente
Caratteristica di base del regime forfettario 2022 delle partite Iva è l'applicazione dell'aliquota agevolata al 15%. Proprio questo è il principale vantaggio e la principale ragione per cui è preferibile questa scelta. Ma immediatamente sorge il primo svantaggio ovvero l'indispensabilità di non oltrepassare la soglia di redditi o ricavi annui di 65.000 euro.
Significa che è sufficiente guadagnare un centesimo in più (la cifra da considerare è lorda) per perdere la permanenza al regime forfettario. Non è invece prevista l'applicazione dell'Iva, con tutte le facilitazioni che derivano dal punto di vista economico e da quello burocratico. C'è poi un altro vantaggio di tipo procedurale ovvero il mancato obbligo del ricorso alla fatturazione elettronica.
Più precisamente, chi aderisce al regime forfettario può facoltativamente scegliere quale sistema di fatturazione applicare. E se sceglie quella elettronica ottiene l'accesso a un sistema a premi ovvero alla riduzione di un anno dei termini di accertamento da parte dell'Agenzia delle entrate. In buona sostanza, dai canonici cinque si passa a quattro anni.
Vantaggi e svantaggi delle partite Iva 2022 in regime forfettario vengono totalmente ribaltati nel caso delle partite Iva ordinarie.
Se il principale vantaggio di chi aderisce al forfettario è l'applicazione dell'aliquota agevolata ovvero di una imposta unica, in questo regime già allo scaglione più basso, la percentuale della sola Irpef è maggiore: 23% per i redditi fino a 15.000 euro, 27% per i redditi da 15.000 a 28.000 euro, 38% per i redditi da 28.000 a 55.000 euro, 41% per i redditi da 55.000 a 75.000 euro, 43% per i redditi oltre 75.000 euro.
A questa quota occorre quindi aggiungere l'Irap, l'imposta regionale sulle attività produttive, legata al valore della produzione netta e dunque non fissa. Questa è poi la partita Iva per definizione proprio perché prevede anche l'applicazione dell'Iva, da inserire in fattura e dichiarare a cadenza regolare nel corso dell'anno. E a proposito di adempimenti burocratici, scatta l'obbligo della fatturazione elettronica.
Altri due parametri di valutazione giocano a favore del regime ordinario, anche considerando i controlli sulle partite Iva. Il primo è la piena compatibilità con il lavoro di tipo dipendente.
Se il tetto di reddito dei forfettari deve fermarsi a 30.000 euro, in questo caso non c'è alcun tetto e il solo aspetto a cui prestare attenzione è relativo al divieto a svolgere un'attività concorrente, associato all'incompatibilità con molti impieghi nel settore pubblico.
Il secondo parametro che altera la bilancia degli svantaggi e dei vantaggi è quello delle detrazioni delle spese effettuate per l'esercizio della propria attività, possibile solo con l'adesione al regime ordinario. Allo stesso tempo, solo chi aderisce a questo tipo di partita Iva non ha limiti nell'erogazione di compensi ai collaboratori ovvero non ha l'obbligo di arrestarsi a 20.000 euro all'anno.
A differenza delle partite Iva normali, i lavoratori autonomi in regime forfettario sono soggetti a numerosi limiti che, se non rispettati, comportano l'esclusione.