Il divorzio consensuale, o anche congiunto, rappresenta una forma di scioglimento del vincolo di matrimonio in cui marito e moglie sono d’accordo su ogni questione che riguarda la fine del matrimonio, dalla separazione dei beni in comune, all’assegnazione della casa coniugale, all’affidamento dei figli, ed è la soluzione meno costosa per porre fine ad un matrimonio.
Quando ci si sposa, sull’altare, davanti ad un prete o in Municipio davanti ad un ufficiale di Stato civile, i promessi sposi si scambiano delle promesse di amore eterno e fedeltà che non sempre, però, riescono a mantenere e così ci si avvia alla separazione prima e al divorzio poi. Se la coppia decide di separarsi in maniera consensuale il divorzio sarà consensuale e congiunto senza necessità di una lunga causa da affrontare come accade invece nel caso in cui il divorzio sia non consensuale.
Quali sono le regole, i passaggi e come funziona il divorzio consensuale?
Per avviare le pratiche di divorzio consensuale, le parti devono rivolgersi al tribunale di competenza territoriale, cioè del luogo di residenza o di domicilio, per porre definitivamente fine agli effetti di un matrimonio in maniera molto più semplice e rapida rispetto ad un matrimonio da chiudere con una causa in tribunale, permette di ricorrere alla negoziazione assistita o alla pratica in Comune dopo soli 6 mesi dalla separazione consensuale, come previsto dal nuovo divorzio breve. Prima del divorzio breve che ora si può ottenere in sei mesi, il tempo per avere il divorzio definitivo era di tre anni dalla richiesta di annullamento del matrimonio.
Nel secondo caso, però, non possono essere discussi l’affidamento dei figli, il mantenimento e l’assegnazione della casa coniugale. E’ bene precisare che pur se consensuale, prima di arrivare al divorzio è comunque necessario passare per la separazione, che può anch’essa essere consensuale, periodo di tempo che solitamente viene dato dalla legge ai coniugi perché siano consapevoli ed effettivamente convinti di porre fine al matrimonio.
Il divorzi consensuale prevede che marito e moglie siano d’accordo su affidamento dei figli, assegnazione della casa coniugale, assegno di divorzio e divisione dei beni comuni, è una soluzione non troppo costosa e non prevede la presenza obbligatoria di un avvocato divorzista, perché basta sottoscrivere dei documenti di fronte a un ufficiale di stato civile.
Tuttavia, se nel nucleo familiare vi sono figli minorenni o non autosufficienti, è obbligatoria la consulenza di un avvocato divorzista, perché la legge italiana pone particolare attenzione alla tutela degli interessi dei minori per evitare diventino oggetti di discussioni o vendette tra i genitori e riuscire a garantire loro una stabilità emotiva.
Una volta ottenuta la sentenza di divorzio, non ci si può subito sposare ma bisogna attendere che la sentenza passi in giudicato, cioè che non possa più essere impugnata, e perchè passai in giudicato la sentenza di divorzio devono trascorrere almeno sei mesi dalla pubblicazione.
Per un divorzio consensuale, il costo è variabile e dipende dalla modalità che si sceglie per la cessazione del matrimonio: in caso di separazione in Comune, non essendoci la presenza dell’avvocato, i costi praticamente sono decisamente irrisori considerando che pagano solo alcuni diritti di segreteria al Comune, per una spesa totale che può variare dai 15 ai 30 euro; in caso di ricorso in Tribunale, bisogna pagare la parcella dell’avvocato per la redazione dell’atto di accordo da inviare al Tribunale per un costo solitamente sui 700 euro, cui aggiungere 50 euro di contributo unificato al Tribunale.
Infine, nel caso di divorzio consensuale con negoziazione assistita, il costo è più o meno simile: di mille euro ma se per il ricorso in Tribunale è previsto che i coniugi, ormai ex, possano avere lo stesso avvocato, nel caso della negoziazione assistita i due coniugi devono avere ognuno il proprio avvocato.