Dopo quanti giorni in un anno si può essere licenziati per assenze. Tutti i casi 2022 per leggi attuali

Il lavoratore che vuole contestare la legittimità del licenziamento può impugnare in via stragiudiziale il provvedimento entro 60 giorni mediante comunicazione scritta.

Autore: Chiara Compagnucci
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Dopo quanti giorni in un anno si può ess

Licenziamento per assenze, dopo quanti giorni è possibile?

Norme e sentenze dei tribunali alla mano, non è previsto un numero predefinito di giorni di assenza in un anno in cui si può essere licenziati. Occorre valutare caso per caso sulla base del Ccnl e alla ragioni che hanno portato il dipendente a non presentarsi. Tuttavia, casi alla mano, una assenza di 20 giorni è stata considerata sufficiente dalla Corte di Cassazione per giustificare il licenziamento.

Condizione fondamentale per l'esecuzione dell'attività lavorativa è la presenza del dipendente, sia essa fisica o a distanza secondo le più recenti tendenze.

I principi generali del lavoro, così come i singoli Contratti collettivi nazionali di lavoro, si basano sul principio della conservazione del posto da parte del dipendente nel caso in cui si assenti per ragioni giustificate (ferie, permessi, aspettativa o malattia) e nell'ambito della normativa vigente e dunque nelle tempistiche previste.

Ben diverso è il caso di assenze ingiustificate e non comunicate al datore di lavoro. Il dipendente commette infatti una infrazione e si espone infatti a un provvedimento disciplinare da parte del datore di lavoro che può arrivare anche al licenziamento. Ed è proprio questo l'aspetto che vogliamo approfondire in questo articolo:

  • Licenziamento per assenze, dopo quanti giorni è possibile
  • Casi particolari del licenziamento del lavoratore

Licenziamento per assenze, dopo quanti giorni è possibile

La questione del licenziamento per assenze ingiustificate è stata spesso oggetto di trattazione da parte dei giudici che hanno fissato alcuni importanti principi. Le assenze al di fuori di ferie, aspettativa, permessi o malattia ovvero non autorizzate dal datore di lavoro sono considerate ingiustificate.

Non significa che scatti immediatamente il licenziamento in quanto il datore conserva un ventaglio di provvedimenti disciplinari a iniziare dal rimprovero verbale.

Ebbene, norme e sentenze dei tribunali alla mano, non è previsto un numero predefinito di giorni di assenza in un anno in cui si può essere licenziati. Occorre valutare caso per caso sulla base del Ccnl e alla ragioni che hanno portato il dipendente a non presentarsi.

Tuttavia, casi alla mano, una assenza di 20 giorni è stata considerata sufficiente dalla Corte di Cassazione per giustificare il licenziamento.

Quando ci sono di mezzo provvedimenti di questo tipo, la forma è importante tanto quanto la sostanza. Ecco quindi che la comunicazione del licenziamento deve contenere i motivi che lo hanno determinato. Per tutte le aziende, anche che non superano i 15 dipendenti, è obbligatoria la forma scritta e la motivazione.

Per il licenziamento disciplinare la motivazione riguarda i fatti oggetto della contestazione. Per il licenziamento per giustificato motivo oggettivo le ragioni che hanno determinato la soppressione del posto. Le nuove norme hanno attenuato la tutela del lavoratore, restringendo le ipotesi di reintegrazione a vantaggio di ipotesi risarcitorie. Le modifiche introdotte riguardano sia l'aspetto procedurale del licenziamento sia le conseguenze dell'eventuale illegittimità.

Previsto il diritto alla reintegrazione e al pagamento di tutte le retribuzioni perse, con un minimo di 5, in caso di licenziamento discriminatorio o determinato da motivo illecito; licenziamento a causa di matrimonio, in costanza di maternità e puerperio, nonché negli altri casi di nullità previsti dalla legge; licenziamento inefficace perché intimato in forma orale.

Casi particolari del licenziamento del lavoratore

Il lavoratore che vuole contestare la legittimità del licenziamento può impugnare in via stragiudiziale il provvedimento entro 60 giorni mediante comunicazione scritta. Oppure proporre il ricorso giudiziale entro il termine di 180 giorni.

Il procedimento speciale per l'impugnazione dei licenziamenti prevede una fase sommaria, cui possono seguire il reclamo davanti allo stesso giudice, l'appello e la Cassazione come ultimo grado di giudizio.

Andando alla ricerca delle modalità di applicazione delle norme sul licenziamento, è previsto quindi il diritto a una indennità risarcitoria onnicomprensiva, tra un minimo di 12 e un massimo di 24, in caso di carenza degli estremi della giusta causa o del giustificato motivo soggettivo; carenza degli estremi del giustificato motivo oggettivo.

La sanzione è proporzionata in funzione dell'anzianità del lavoratore, delle dimensioni dell'impresa, del comportamento e delle condizioni delle parti.

I lavoratori che intendano opporsi alla legittimità della risoluzione possono opporsi a tali requisiti da parte del tribunale entro 60 giorni mediante comunicazione scritta.