L’erogazione degli assegni familiari arretrati rappresenta un tema di particolare rilievo per molti nuclei familiari italiani che, per motivi diversi, non hanno potuto percepire tempestivamente quanto spettante. L’iter per il recupero delle prestazioni previdenziali non riscosse è ben regolato dalla normativa nazionale, ma una corretta informazione sulle tempistiche di accredito, sulle modalità di presentazione della domanda e sulle eventuali criticità procedurali può fare la differenza per chi attende un supporto economico.
Possono richiedere gli assegni familiari arretrati tutti i lavoratori dipendenti del settore privato, agricolo, domestico, i dipendenti di ditte cessate, i titolari di prestazioni previdenziali, oltre ad alcune categorie specifiche in casi particolari come aspettativa sindacale o periodi di disoccupazione (NASpI). Risulta altrettanto importante il diritto per i pensionati che hanno svolto attività lavorative dipendenti. Sono escluse dal beneficio alcune tipologie di lavoratori autonomi o gestioni speciali.
L’accurata preparazione della documentazione è essenziale per dimostrare la sussistenza dei requisiti durante tutto il periodo, con il supporto di stati di famiglia storici, dichiarazioni patrimoniali, e ogni evidenza utile. Nel caso di domande non presentate nel periodo di competenza per cause di forza maggiore (malattia, permanenza all’estero, ecc.), è necessario produrre idonea certificazione.
La richiesta degli assegni familiari arretrati deve essere avanzata tramite la piattaforma telematica dell’INPS, accessibile mediante credenziali digitali SPID, CIE o CNS. In alternativa, è possibile rivolgersi a CAF e patronati, oppure per specifiche categorie (ad esempio dipendenti agricoli), presentare il modulo ANF/DIP direttamente al datore di lavoro. La documentazione a corredo della domanda include:
La compilazione accurata della domanda e la raccolta puntuale di tutta la documentazione sono passaggi cruciali: eventuali omissioni possono allungare i tempi di verifica o portare al rigetto dell’istanza.
Una volta inoltrata la richiesta, i tempi medi di liquidazione degli assegni familiari arretrati sono inferiori a 30 giorni quando la documentazione è completa e corretta. L’INPS, dopo aver effettuato le dovute verifiche, accredita gli importi direttamente in busta paga tramite il datore di lavoro nel primo mese utile successivo oppure, per particolari categorie (lavoratori domestici, aziende cessate o fallite, beneficiari previdenziali), tramite bonifico diretto.
In circostanze ordinarie, l’accredito avviene in tempi ridotti. Tuttavia, casi particolari (domande per diversi anni, irregolarità nei dati, situazioni lavorative discontinue, ecc.) possono causare prolungamenti.
È possibile controllare costantemente lo stato della pratica accedendo al portale online INPS con le proprie credenziali digitali. Ogni fase è tracciata e consultabile:
Le notifiche vengono inviate tramite email, SMS, e nel “Cassetto previdenziale” del richiedente. È indispensabile tenere aggiornati i contatti e rispondere tempestivamente a eventuali richieste di integrazione. Per ulteriori chiarimenti è possibile rivolgersi al portale ufficiale dell’INPS, accedere ai servizi del Contact Center o fissare appuntamenti presso le sedi territoriali.
Alcune situazioni richiedono un’attenzione dedicata:
In presenza di contestazioni o rigetti, è sempre possibile presentare ricorso amministrativo oppure rivolgersi a un legale esperto in diritto previdenziale.