I primi 3 anni di una azienda o partita iva non sono controllati da Agenzia Entrate? La verità

Circola la voce che l'Agenzia delle entrate non controlli l'attività dei contribuenti con partita Iva nei primi 3 anni di attività. Ma è davvero così?

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
I primi 3 anni di una azienda o partita

Ci sono controlli dell'Agenzia delle entrate nei primi 3 anni di attività?

Solo in parte in quanto per il primo anno, i controlli dell'Agenzia delle entrate non possono che essere ridotti. Poi la macchina delle verifiche si mette progressivamente in moto.

Quando si parla di parla di partite Iva il rimando ai controlli fiscali è pressoché immediato. In qualche modo non potrebbe essere diversamente considerando che sono proprio i lavoratori autonomi e i professionisti a trovarsi in una posizione a maggiore rischio di evasione rispetto ai lavoratori dipendenti.

Ricordando che spetta al contribuente dimostrare la correttezza del proprio comportamento fiscale rispetto ai controlli dell'Agenzia delle entrate, resta appunto da capire quali sono i passaggi seguito dal fisco nello svolgimento della propria attività. Vediamo quindi nel dettaglio:

  • Ci sono controlli dell'Agenzia delle entrate nei primi 3 anni di attività o no

  • Chi viene coinvolto dai controlli dell'Agenzia delle entrate nel 2022

Ci sono controlli dell'Agenzia delle entrate nei primi 3 anni di attività o no

Circola la voce che l'Agenzia delle entrate non controlli l'attività dei contribuenti con partita Iva. Almeno per i primi 3 anni, per poi mettere la macchina regolarmente in moto. Ma le cose sono veramente così? Solo in parte in quanto per il primo anno, i controlli dell'Agenzia delle entrate non possono che essere ridotti. Sono tali proprio perché è solo nel secondo anno che il professionista o il lavoratore autonomo presenta la propria dichiarazione dei guadagni conseguiti attraverso il modello Redditi Persone Fisiche.

Ecco quindi che è dal secondo anno che l'attenzione è maggiore per poi diventare più veloce quasi automatizzata dal terzo anno in poi. A quel punto non si scappa controlli automatici su aziende e liberi professionisti sulla base dell'algoritmo messo a punto che passa ai raggi X la dichiarazione dei redditi e li confronta i movimenti sui conti e i pagamenti in contanti.

Spetta proprio alla partita Iva l'onere della prova ovvero dimostrare di non aver commesso alcuna irregolarità nel caso in cui l'Agenzia delle entrate registri anomalie nella dichiarazione dei redditi. Il contribuente riceve la cosiddetta comunicazione di compliance.

Lo scopo del fisco è cercare una via rapida e amichevole prima di aprire il contenzioso. In termini concreti questa comunicazione serve per regolarizzare omissioni o incompletezze. Autonomi e professionisti con partita Iva possono sanare la posizione, riportare i dati corretti versando la sanzione, mettere alla luce elementi trascurati dall'Agenzia delle entrate o segnalare errori che possono aver influito sul giudizio finale così come espresso nella comunicazione di compliance.

In termini di controlli fiscali sulle partite Iva, non si scappa dagli Isa, gli Indicatori sintetici di affidabilità fiscale che hanno ormai sostituito gli studi di settore. Si tratta della media degli indicatori di affidabilità e anomalia - la plausibilità di ricavi e compensi, del valore aggiunto e del reddito; l'affidabilità di dati dichiarati e le anomalie economiche - e assume un valore da 1 a 10, ma con conseguenze immediate. Chi ottiene un voto più basso di 6 è considerato poco affidabile sul piano fiscale e dunque passibile di controlli da parte dell'Agenzia delle entrate. All'opposto, chi ottiene almeno 8 può godere di vantaggi e premi.

Chi viene coinvolto dai controlli dell'Agenzia delle entrate nel 2022

I controlli dell'Agenzia delle entrate riguardano sia le partite Iva con regime ordinario e sia quelle con regime forfettario, quelle cioè con soglia massima di ricavi o di guadagni di 65.000 euro per pagare un'aliquota unica del 15% o del 5% per le startup.

I controlli sono sul rispetto dei requisiti di reddito, ma anche sull'eventuale passaggio artificioso da un sistema all'altro. Il focus è anche sul contribuente, tenendo conto che non possono accedere chi partecipa a società di persone, associazioni professionali o imprese familiari o che controllano società a responsabilità limitata o associazioni in partecipazione che esercitano attività economiche riconducibili a quelle svolte dagli esercenti attività d'impresa arti o professioni.