Ci sono errori più frequenti, a iniziare dallo sbaglio più classico: la busta paga inferiore allo stipendio percepito. Altri riguardano la mancata indicazione di addizionale regionale o comunale, assegni familiari, contributi Inps e eventuale data di scadenza del contratto.
La buona notizia è che gli errori in busta paga possono essere corretti. Purché siano trovati e la modifica avvenga nei tempi richiesti dalla legge. Il datore di lavoro è infatti chiamato all'emissione del Libro unico del lavoro fino al 16 del mese seguente a quello di elaborazione della busta paga. Il tutto senza dimenticare che gli errori possono essere di due tipi.
Quelli dovuti a uno sbagli materiali e l'assenza di voci o di indennità. In entrambi in casi la conseguenza più frequente è la riduzione dello stipendio netto da erogare al lavoratore.
Se il datore di lavoro non effettua la correzione, il dipendente ha il diritto di chiedere le differenze retributive e la regolarizzazione della busta paga.
Nel caso in cui non ottiene il seguito sperato può rivolgersi all'Ispettorato del lavoro o all'organizzazione sindacale di categoria per effettuare un tentativo di conciliazione. Se anche questo tentativo non va a buon fine, rimane l'opzione dell'azione legale. Vediamo allora
Prima di capire dove si annidano gli errori più frequenti in busta paga occorre innanzitutto comprendere come è strutturato questo strumento. In maniera schematica possiamo dividerla in tre parti.
Nella prima sono presenti l'anagrafica dell'azienda (codice azienda, posizioni Inail e Inps) e l'anagrafica del lavoratore (nome e cognome del lavoratore, Ccnl applicato, data assunzione, funzione lavorativa, livello di inquadramento, mansioni, numero di matricola aziendale, posizioni Inail e Inps).
Spazio quindi alla contingenza e all'elemento distinto della retribuzione, pari a 10,33 euro per tredici mensilità per tutti i dipendenti privati al di là del Ccnl applicato.
La prima parte si completa con l'indicazione del mese di retribuzione e della paga base determinata dal contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria, dalla qualifica e dagli scatti di anzianità.
La seconda parte contiene indicazioni ben precise sulla prestazione effettuata dal lavoratore e dunque le indennità tra festività, giorni di ferie goduti, infortunio, malattia, maternità e permessi.
Ma soprattutto ore ordinarie e straordinarie e premi. La terza e ultima parte della busta paga racchiude i dati fiscali (addizionali Irpef, detrazioni d'imposta, imponibile fiscale, lordo Irpef, netto Irpef, trattenute Irpef) e i dati previdenziali ovvero l'imponibile previdenziale e il totale dei contributi.
Spazio infine al Trattamento di fine rapporto, da erogare nel caso di cessazione del rapporto di lavoro indipendentemente se si tratta di dimissioni, licenziamento per giusta causa o giustificato motivo, scadenza contratto a termine. L'ultima voce è lo stipendio netto ovvero la somma effettivamente ricevuta dal lavoratore. In tutte le buste paga si trova in basso a destra.
Gli elementi che abbiamo indicato devono essere necessariamente presenti nelle busta paga. In caso contrario il datore di lavoro deve procedere alla correzione. Ci sono comunque alcuni errori più frequenti, a iniziare dallo sbaglio più classico: la busta paga inferiore allo stipendio percepito.
Altri riguardano la mancata indicazione di addizionale regionale o comunale, assegni familiari, contributi Inps e eventuale data di scadenza del contratto. Poi ci sono gli errori sulle detrazioni ovvero la mancata indicazione di quelle per coniuge a carico, per figli a carico, per lavoro dipendente.
Altri sbagli in busta paga riguardano l'assenza dell'indennità di malattia e di quelle previste dal Contratto collettivo nazionale di lavoro. Ecco poi le busta paga senza Irpef, l'indicazione delle ferie e dei permessi, la matricola Inps, il numero progressivo, il Trattamento di fine rapporto, il timbro Inail, le trattenute.
Infine, altri errori frequenti sono quelli relativi alle ore o giornate lavorate in busta paga, alle ferie non godute ma indicate in busta paga, alla mancata presenza delle voci fisse.