Nel caso di evasione fiscale, risponde il titolare o il legale rappresentante dell'impresa che, come da obblighi di legge, è tenuto alla correttezza della compilazione delle dichiarazioni fiscali. Non è quindi automatica la responsabilità di un parente se il coinvolgimento non è stabile o è complessivamente irrilevante.
Quando c'è di mezzo il pagamento delle tasse ne sentiamo di tutti i colori, compresi tentativi più o meno fantasiosi di frodare il fisco. Nell'attribuzione delle responsabilità non è in realtà tutto così semplice poiché alcune circostanze non sono facilmente risolvibile.
Pensiamo ad esempio al caso in cui un parente, sia esso un genitore, un nipote o uno zio, decida di dare un aiuto all'azienda di famiglia pur non essendo assunto. E lo fa dal punto di vista amministrazione e dunque occupandosi, quando c'è bisogno, di aspetti contabili come il pagamento di fornitori, la gestione degli ordini o l'emissione di fatture.
Ebbene può accadere che, con la precisa volontà di evadere il fisco, il parente decida di emettere una fattura falsa ovvero per un'operazione inesistente oppure con un valore differente dal reale. Chi ne risponde? L'azienda o il parente stesso?
Alla normativa in vigore si è di recente aggiunta una pronuncia della Cassazione che ha fissato un principio ben preciso. Sia intenzionalmente che per errore, a volte i contribuenti potrebbero non pagare abbastanza o non pagare del tutto le tasse. In alcune circostanze questi errori possono portare a problemi legali civili o penali, ben oltre l'azione di recupero da parte dell'Agenzia delle entrate.
Per evitare questo tipo di problemi è quindi innanzitutto utile comprendere il concetto di frode fiscale. Ci sono situazioni in cui le persone forniscono informazioni errate nelle loro dichiarazioni dei redditi.
Ad esempio la modifica dei registri contabili per sovrastimare le loro spese o non dichiarare il reddito completo. Quando un contribuente fornisce consapevolmente o intenzionalmente informazione false si parla di frode fiscale. Approfondiamo quindi
Per comprendere se c'è ed eventualmente qual è la responsabilità parenti nei casi di evasione fiscale occorre innanzitutto fare riferimento alla legge sui reati tributari, quella che disciplina il concorso di persone nei casi di emissione o utilizzazione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.
Sono due gli aspetti a cui prestare attenzione. Innanzitutto viene stabilito che l'emittente di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e chi concorre con il medesimo non è punibile a titolo di concorso nel reato. In seconda battuta - vien stabilito con l'articolo 9 - chi si avvale di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e chi concorre con il medesimo non è punibile a titolo di concorso nel reato.
Ebbene, sul fronte penale, nel caso di frode fiscale, risponde il titolare o il legale rappresentante dell'impresa che, come da obblighi di legge, è tenuto alla correttezza della compilazione delle dichiarazioni fiscali. Non è quindi automatica la responsabilità di un parente se il coinvolgimento non è stabile o è complessivamente irrilevante.
Secondo la Corte di Cassazione occorre dimostrare l'esercizio di un'apprezzabile attività gestoria, svolta in modo non occasionale, in grado di giustificare l'attribuzione della qualifica di amministratore di fatto, per fare scattare la responsabilità.
Nessuno vuole pagare più tasse del dovuto. Nei rigorosamente termini legali è naturale che un'azienda cerchi di limitare le spese fiscali, ad esempio con la detrazione dei costi o il recupero dell'Iva. I mezzi legittimi sono quindi sempre ammessi, tuttavia anche le aziende possono essere accusati di evasione fiscale se usano l'inganno, l'occultamento o altri atti per schivare le tasse.
Come dimostrano numerose sentenze delle Corte di Cassazione, alcuni dei stratagemmi più utilizzati sono la sottostima intenzionale del reddito, le false fatturazioni relative a operazioni inesistenti, la rivendicazione di detrazioni false o inesatte o nascondere i propri beni. Una condanna per evasione fiscale comporta sanzioni potenzialmente molto gravi.
Non solo a livello economico, ma anche di restrizione delle libertà personali. Inoltre chi viene condannato per evasione fiscale può anche essere chiamato a rimborsare le spese associate all'azione penale.
Si ricorda che dal punto di vista sanzionatorio, le nuove disposizioni prevedono la reclusione per frode fiscale da 4 anni a 8 anni se l'ammontare delle imposte evase è superiore alla soglia di 100.000 euro. Se è invece al di sotto di questo limite, la pena si riduce tra 1 anno e 6 mesi a 6 anni.