Secondo le leggi in vigore, si può chiedere di più rispetto a quanto stabilito dalle tariffe nazionali se il lavoro o l’incarico risulta più impegnativo e lungo di quanto preventivato. In alcuni casi, si può chiedere una maggiorazione del 25% dei compensi se necessari a titolo di indennità per eventuali interruzioni del rapporto professionale, in altri la maggiorazione richiesta deve essere necessariamente più bassa ma in altri ancora può essere sensibilmente più alta.
Avvocati, architetti, geometri, ingegneri, notai, commercialisti, medici, ecc rappresentano le professioni intellettuali per l'esercizio delle quali è prevista l'iscrizione in appositi albi o elenchi. Secondo quanto stabilito dal Codice Civile, l’iscrizione all'albo accerta uno status professionale e l'omessa iscrizione implica la nullità del contratto e il mancato diritto al compenso.
I liberi professionisti hanno, infatti, diritto a ricevere un cosiddetto equo compenso per le prestazioni intellettuali fornite. Vediamo quanto allora possono chiedere i liberi professionisti e fino a che punto un libero professionista si può far pagare di più rispetto a tariffe nazionali sua categoria 2022.
La tariffa professionale indicava i costi stabiliti in leggi speciali da autorità competenti per la retribuzione dei professionisti in base al tipo di attività svolta. Poi il Decreto legge 24 gennaio 2012 sulle liberalizzazioni ha abrogato le tariffe professionali fissando i cosiddetti parametri per la liquidazione, da parte dell’organo giurisdizionale, dei compensi degli iscritti a professioni ordinistiche.
Secondo le leggi in vigore, il compenso per i professionisti deve essere adeguato all’importanza dell’opera e al decoro della professione secondo un principio di proporzionalità e il professionista deve pattuire il compenso al momento di conferimento dell’incarico, adeguato all’importanza dell’opera, e da riportare in forma scritta.
Il professionista deve spiegare al cliente la complessità dell’incarico e del lavoro da eseguire, spiegando ogni onere possibile dal momento del conferimento dell’incarico e fino alla sua conclusione. Il compenso si basa sui parametri validi per ogni categoria professionale e si può decidere tra le parti.
Se, però, non si decide tra le parti e non si può determinare secondo le tariffe in vigore, allora viene pattuito dal giudice di competenza.
Stando alle leggi in vigore, il compenso di un libero professionista deve essere adeguato all'importanza dell'opera e al decoro della professione secondo le tariffe nazionali preiste per ogni singola categoria. Generalmente, un libero professionista può chiedere di più rispetto a quanto stabilito dalle tariffe nazionali se il lavoro o l’incarico risulta più impegnativo e lungo di quanto preventivato.
Non esiste una cifra specifica che un libero professionista può chiedere in più rispetto alla relativa tariffa nazionale ma varia. In alcuni casi, si può chiedere una maggiorazione del 25% dei compensi se necessari a titolo di indennità per eventuali interruzioni del rapporto professionale, in altri la maggiorazione richiesta deve essere necessariamente più bassa ma in altri ancora può essere sensibilmente più alta.
Certo, un libero professionista, per un lavoro per cui è stati preventivato un determinato compenso, non può in corso di lavoro arrivare a chiedere, per esempio, il doppio della cifra iniziale o anche più. Ci si può spingere a chiedere di più per un lavoro prestato da un libero professionistica entro determinati limiti.