L'obbligo di conservazione dei documenti contabili è di 10 anni dalla loro emanazione o dalla loro formazione. Per documenti contabili si intendono anche le fatture, le lettere e i telegrammi ricevuti e le copie delle fatture, delle lettere e dei telegrammi spediti. Nel caso di irregolarità si rischia di essere accusati del reato di occultamento o di distruzione di documenti contabili.
L'apertura di un partita Iva porta con sé una serie di oneri di carattere amministrativo. A iniziare dalla conservazione dei documenti contabili per cui sono previste tempistiche ben precise.
Certo, nel caso di adesione al regime forfettario, gli adempimenti burocratici sono ben minori rispetto ai lavoratori con partita Iva con regime ordinario, ma non cambiano le scadenze. Approfondiamo in questo articolo:
Le normative parlano chiaro: l'obbligo di conservazione dei documenti contabili è di 10 anni dalla loro emanazione o dalla loro formazione. Per documenti contabili si intendono anche le fatture, le lettere e i telegrammi ricevuti e le copie delle fatture, delle lettere e dei telegrammi spediti.
Ma cosa succede al termine dei 10 anni? Molto semplicemente, il contribuente può sbarazzarsi dei documenti contabili e l'Agenzia delle entrate non può effettuare alcun controllo.
Tuttavia occorre prestare attenzione a un dettaglio: se è in corso un accertamento e nel frattempo il periodo sotto esame ha oltrepassato i 10 anni, quegli stessi documenti devono essere conservati e possono essere esaminati.
Quello di 10 anni non è comunque un termine perentorio per tutti i documenti con cui una partita Iva ha a che fare. Oltre alle fatture ci sono infatti i documenti fiscali prodotti, ad esempio quelli relativi alla dichiarazione dei redditi. In questa circostanza vanno tenuti fino al 31 dicembre del quarto anno successivo alla presentazione.
La conservazione dei documenti si dimezza rispetto ai 10 anni per le multe e le contravvenzioni, le utenze domestiche e le ricevute d'affitto.
Nel caso di irregolarità ovvero di mancata tenuta dei documenti contabili per i 10 anni previsti per le partite Iva, si rischia di essere accusati del reato di occultamento o di distruzione di documenti contabili. In questo caso la condanna è dietro l'angolo anche se, come precisato dalla Corte di Cassazione, questo non è di per sé una prova di evasione delle tasse da parte del contribuente.
La fonte che disciplina la conservazione dei documenti contabili da parte delle partite Iva è lo Statuto del contribuente. Ma non è la sola poiché spetta al Codice civile mettere nero su bianco che l'imprenditore che esercita un'attività commerciale deve tenere il libro giornale e il libro degli inventari.
Allo stesso tempo è chiamato a tenere le altre scritture contabili che siano richieste dalla natura e dalle dimensioni dell'impresa e conservare ordinatamente per ciascun affare gli originali delle lettere, dei telegrammi e delle fatture ricevute, nonché le copie delle lettere, dei telegrammi e delle fatture spedite.
Di più: le scritture e i documenti possono essere conservati sotto forma di registrazioni su supporti di immagini, sempre che le registrazioni corrispondano ai documenti e possano in ogni momento essere rese leggibili con mezzi messi a disposizione dal soggetto che utilizza questi supporti.
Secondo l'articolo 8 dello Statuto del contribuente, l'obbligazione tributaria può essere estinta anche per compensazione. In ogni caso viene ammesso l'accollo del debito d'imposta altrui senza liberazione del contribuente originario.
E ancora: le disposizioni tributarie non possono stabilire né prorogare termini di prescrizione oltre il limite ordinario stabilito dal codice civile. Il quarto comma stabilisce quindi che l'amministrazione finanziaria è tenuta a rimborsare il costo delle fideiussioni che il contribuente ha dovuto richiedere per ottenere la sospensione del pagamento o la rateizzazione o il rimborso dei tributi.
Il rimborso va effettuato quando sia stato definitivamente accertato che l'imposta non era dovuta o era dovuta in misura minore rispetto a quella accertata. Il passaggio centrale è quello successivo, nella parte in cui viene sancito che l'obbligo di conservazione di atti e documenti, stabilito a soli effetti tributari, non può eccedere il termine di dieci anni dalla loro emanazione o dalla loro formazione.