In attesa dei Dpcm che definiranno le regole ufficiali di funzionamento delle ultime novità per le pensioni di mini pensione e quota 41, seppur ancora limitate e non per tutti, si sa che sono in arrivo novità per
La principale novità riguardante la ricongiunzione delle pensioni riguarda la cancellazione degli onerosi costi che fino ad oggi erano previsti da questo sistema di riunione di tutti i propri contributi previdenziali versati nelle diverse gestioni. La ricongiunzione serve, appunto, per riunire tutti i periodi contributivi presso un’unica gestione in modo da percepire un’unica pensione. E sottolineiamo che si tratta di una novità che non interesserà esclusivamente i contributi previdenziali dei lavoratori legati ad una gestione dell’Istituto di Previdenza, ma tutti i lavoratori, anche liberi professionisti e lavoratori autonomi iscritti alle loro casse private previdenziali. Se fino al 2016, infatti, per ricongiungere tutti i propri contributi previdenziali era necessario pagare alcune migliaia di euro, cosa che rendeva questo meccanismo decisamente poco conveniente, con la novità della cancellazione dei costi, certamente saranno in tanti i lavoratori che dal 2017 la richiederanno. E’ possibile ricongiungere i periodi di contribuzione esistenti presso le varie casse di previdenza per i liberi professionisti con quelli esistenti presso le gestioni obbligatorie di previdenza per i lavoratori dipendenti, pubblici o privati, o per lavoratori autonomi.
La riforma pensioni 2017 parte dall’Ape, l’unica novità per le pensioni introdotta nel nuovo testo unico. Che permetterà a chiunque lo volesse (per questo volontaria) di andare in pensione fino a tre anni prima rispetto all’attuale soglia dei 66 anni e tre mesi, quindi a 63 anni, avendo però maturato 20 anni di contributi, accettando un piano di rimborso 20ennale della mini pensione percepita in anticipo che dovrà essere restituita agli istituti di credito, che la erogheranno attraverso l’Istituto di Previdenza, con calcolo di tassi di interesse e polizza assicurativa. Le domande per la richiesta dell’Ape volontaria si potranno inoltrare a partire dal prossimo primo maggio 2017.
L’Ape volontaria diventa social, cioè a costo zero, per le categorie di persone considerate svantaggiate, cioè coloro che sono rimasti senza occupazione, invalidi o malati gravi, o impiegati in attività usuranti. In questo caso cambiano i requisiti: se per l’ape volontaria serviranno 20 anni di contributi, per l’ape social ne sono richiesti 30 per chi è rimasto senza occupazione e 36 per chi è impiegato in occupazioni faticose. Anche questa possibilità permette di anticipare l’età pensionabile solo fino a tre anni prima rispetto ai 66 anni ma attenzione, perché non tutti coloro che rientrano nelle categorie sopra riportate potranno rientrarvi. Esistono, infatti, diversi limiti e paletti fissati. Partendo da coloro che sono rimasti senza occupazione, possono richiedere l’ape social coloro che sono rimasti senza impiego per licenziamento anche collettivo, che hanno presentato dimissioni per giusta causa, e che hanno già esaurito tutti i sussidi di disoccupazione da almeno tre mesi.
Passando agli invalidi, possono richiedere l’ape social senza oneri solo coloro che hanno una percentuale di invalidità dal 75% in su, e insieme a loro anche chi assiste da almeno sei mesi parenti disabili di primo grado, come figli o genitori, o coniuge conviventi. Tutti coloro che abbiano una percentuale di invalidità inferiore al 75% non potranno beneficiare dell’uscita prima con l’ape social. Infine, i malati gravi che possono richiedere l’ape sociale solo coloro che hanno una delle malattie classificate nella legge 104/1992. Anche per quanto riguarda gli usuranti, non tutti possono richiedere la mini pensione senza oneri: questa possibilità vale da quest’anno 2017 per chi svolge un’attività faticosa da almeno 6 anni consecutivi e abbia maturato almeno 36 anni di contributi. Le professioni usuranti per l’accesso all’ape sociale sono: infermieri, ostetriche; maestre d’asilo nido ed educatori di asilo; addetti all'assistenza personale di persone non autosufficienti; facchini; conduttori di gru, di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni; conciatori di pelli e di pellicce; lavoratori edili; lavoratori addetti all’estrazione e alla lavorazione dell’amianto; autisti di mezzi pesanti e camion; macchinisti e personale viaggiante ferroviario.
Così come l’ape social anche la Quota 41 non potrà essere richiesta di tutti: questo 2017 non vedrà l’entrata in vigore della quota 41 per tutti, cioè la possibilità di pensionamento con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica e senza alcun onere per tutti, ma di una quota 41 molto ristretta e collegata unicamente all’ape social. Se, infatti, coloro che sono rimasti senza occupazione, sono malati gravi o disabili, o sono impiegati in occupazione faticose, hanno iniziato a lavorare prestissimo, cioè a 14-15 anni, e hanno maturato almeno 12 mesi di contributi anche non consecutivi entro il 19esimo anno di età, allora avranno la possibilità di andare in pensione prima e senza alcun onere
Tra le novità per le pensioni che cambieranno le pensioni del 2016 anche la nuova norma ufficializzata da una recente circolare dell’Istituto di Previdenza chepermetterà a tutti i lavoratori privati di andare in pensione a 64 anni di età. Se, infatti, finora potevano andare in pensione prima, a 64 anni, i lavoratori dipendenti del settore privato, che avessero maturato almeno 36 anni di contributi o a 61 anni di età con 35 di contributi entro il 31 dicembre 2012, e le lavoratrici che avessero raggiunto 60 anni di età e 20 anni di contributi, sempre entro il 31 dicembre 2012, ma solo a condizione che fossero regolarmente impegnati in una occupazione dipendente nel settore privato al 28 dicembre 2011, la nuova circolare del’Istituto di Previdenza cancella quest’ultimo vincolo, dando così la possibilità di andare in pensione a 64 anni a tutti i lavoratori del settore privato anche se al 28 dicembre 2011 non risultassero impiegati con contratto dipendente.
Potranno andare in pensione prima nel 2017 anche le donne che hanno inoltrato domanda per la pensione anticipate con il contributivo femminile. E’ stato, infatti, prorogato ancora fino al 31 luglio 2016 (con erogazione della pensione nel 2017 in base alle finestre di 12 e 18 mesi, rispettivamente per lavoratrici statali o autonome e private) il contributivo femminile che permette alle donne lavoratrici sia statali che autonome e private di andare in pensione, rispettivamente, a 57 e a 58 anni con almeno 35 anni di contributi maturati ma solo accettando di percepire una pensione finale calcolata esclusivamente con metodo contributivo, il che potrebbe implicare taglio fino al 30% dell’assegno finale, rispetto a quello che si sarebbe percepito con sistema retributivo o misto.