Stando a quanto previsto dalle leggi in vigore, i diritti riconosciuti ai lavoratori che soffrono delle malattie o problemi di salute più diffusi riguardano soprattutto la possibilità di usufruire di permessi e congedi, nonché assenza per malattia e, in alcuni casi, pensione di inabilità.
Quali sono i diritti riconosciuti ai lavoratori che soffrono delle malattie o problemi di salute più diffusi? Sono diversi i problemi di salute che possono insorgere nei lavoratori con il passare del tempo, dovuti all’attività lavorativa che si svolge, così come ad un normale avanzare dell’età, o semplicemente per predisposizione. Generalmente, ai lavoratori che soffrono di malattie o importanti problemi di salute, come mal di schiena, lombosciatalgia, mal di testa, diabete, congiuntivite cronica, ecc, vengono riconosciuti alcuni diritti nel 2022-2023. Vediamo quali sono.
Stando a quanto previsto dalle leggi in vigore 2022-2023, possono essere diversi i diritti e le agevolazioni riconosciute ai lavoratori che soffrono di malattie o problemi di salute, soprattutto se cronici, con una differenza, però, di eventuale riconoscimento di invalidità.
I lavoratori che soffrono, infatti, di problemi di salute frequenti hanno diritto, come previsto da leggi e Ccnl, a permessi e periodi di malattia per assentarsi dal lavoro senza conseguenze e rischi lavorativi, avendo cura di osservare le norme previste per tali assenze, vale a dire la presentazione del certificato medico di malattia.
Quando poi i problemi di salute sono cronici fino ad essere vere e proprie malattie anche invalidanti, allora, previo riconoscimento di una relativa percentuale di invalidità, si ha diritto ad avere la Legge 104, con tutti i diritti riconosciuti tra permessi e congedi, nonché alla pensione di inabilità.
Tra i problemi di salute certamente più diffusi tra i lavoratori ci sono mal di schiena, sciatalgia, lombosciatalgia acuta, ernia, scoliosi e simili, problemi che permettono al lavoratore di fare assenza a lavoro con presentazione di relativo certificato medico per malattia al datore di lavoro. In base poi alla gravità della malattia, può essere anche riconosciuta come invalidante o in diverse misure.
Chi soffre di mal di schiena può chiedere un certificato al proprio medico che dopo aver effettuato una accurata visita diagnostica certifica i giorni di malattia. Una volta fatto il certificato medico dal proprio medico curante, deve essere presentato anche al datore di lavoro che deve ricevere anche tempestiva comunicazione da parte del lavoratore di assenza dal lavoro per malattia. Il diritto ad usufruire di permessi e assenze dal lavoro per mal di schiena si ha solo ed esclusivamente con rilascio del certificato medico.
Se il lavoratore che soffre di mal di schiena ha un’ernia del disco a causa delle mansioni svolte ha il diritto di fare causa all’azienda e ottenere la rendita dell’Inail nei casi di lavori svolti in modo non occasionale con macchine che espongono a vibrazioni trasmesse al corpo intero, come macchine movimentazione materiali vari, trattori, gru portuali, carrelli sollevatori (muletti), imbarcazioni per pesca professionale costiera e d’altura; e lavori di movimentazione manuale dei carichi svolte in modo non occasionale in assenza di ausili efficaci.
Durante i giorni di assenza, il dipendente ha diritto alla retribuzione, la malattia viene solitamente pagata dall’Inps e in alcuni casi anche integrata dal datore di lavoro.
Altro problema di salute fortemente diffuso tra i lavoratori è il mal di testa, sotto forma di cefalea o emicrania e che nei casi più acuti può provocare anche ulteriori problemi come disturbi agli occhi.
Il mal di testa cronico rappresenta per tantissime persone un grandissimo problema fino ad arrivare anche un impedimento allo svolgimento delle attività quotidiane, lavoro compreso, motivo per cui quando la cefalea diventa cronica è riconosciuta come malattia sociale invalidante che dà diritto ad avere l’assegno di invalidità.
Il mal di testa, o cefalea, o emicrania è, infatti, una condizione molto diffusa che può dipendere da diverse cause e si distinguono le cefalee primarie, o cefalee malattia, nelle quali il dolore e eventuali sintomi di accompagnamento costituiscono il problema da risolvere, e le cefalee secondarie, o cefalee sintomo, nelle quali il mal di testa è sintomo, in realtà, di un’altra patologia.
Secondo l’Oms, le cefalee primarie rappresentano il 90% dei casi e le due forme più frequenti, cefalea di tipo tensivo ed emicrania, colpiscono rispettivamente circa il 30 e il 15% della popolazione, implicando anche spese elevate per la relativa cura. Avere mal di testa, o cefalea, o emicrania cronica dà diritto ai lavoratori al riconoscimento di una percentuale di disabilità e alla possibilità di avere la Legge 104 con relativo assegno, mensile, di invalidità civile di 287 euro, nonché possibilità di usufruire di permessi e congedi a lavoro.
Se non si arriva alla malattia cronica ma comunque si soffre spesso di mal di testa, che, se a lavoro, diventa tale al punto da impedire la prosecuzione del lavoro stesso, il lavoratore ha diritto di tornare casa, previo avviso al datore di lavoro, e prendersi la malattia per il resto della giornata, avendo cura di presentare poi il certificato medico del proprio medico curante al datore di lavoro.
Stando a quanto previsto dalle leggi in vigore 2022-2023, i lavoratori che soffrono di diabete come malattia possono usufruire della Legge 104 che stabilisce che una persona con diabete ha diritto ad avere fino a tre permessi retribuiti al mese per effettuare normali controlli medici.
Per i lavoratori affetti da diabete con invalidità superiore al 74% è prevista poi la possibilità di richiedere una maggiorazione annua di 2 mesi di contributi figurativi per ogni anno di lavoro effettivamente svolto.
Se, invece, il lavoratore affetto da diabete non è in condizione fisica di svolgere alcun lavoro, con invalidità riconosciuta al 100%, può richiedere la pensione di inabilità a condizione di aver maturato almeno 5 anni di anzianità assicurativa con versamento di 3 anni di contributi nell'arco dell’ultimo quinquennio.