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I diritti sul lavoro riconosciuti nel 2025 a chi soffre di malattie croniche

Diritti riconosciuti nel 2025 a lavoratori con malattie croniche. Tutele previste da leggi e CCNL, agevolazioni, permessi e adattamenti sul posto di lavoro

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
e aggiornato con informazioni attualizzate il
I diritti sul lavoro riconosciuti nel 20

Quando si tratta di malattie croniche e del rapporto con il lavoro, c'è spesso molta confusione poiché si fa riferimento a patologie che hanno pochi punti in comune tra decorsi, insorgenza e sintomi. Il punto di riferimento italiano è naturalmente il Ministero della Salute che ha elaborato il Piano nazionale cronicità.

In questo documento sono presenti varie patologie croniche con l'obiettivo di offrire una vera e propria guida per i cittadini, anche in ottica lavorativa. Un altro punto di riferimento sono i Livelli essenziali di assistenza, conosciuti come Lea, indicati in un apposito decreto della Presidenza del Consiglio. Sono importanti perché fanno scattare il diritto all'esenzione dal ticket sanitario.

La lista delle malattie croniche si è ampliata negli anni e attualmente sono 64 le patologie riconosciute come tali. Vediamo in questo articolo quali sono i diritti garantiti ai lavoratori con malattie croniche, come tutelare la propria posizione lavorativa e quali strumenti di flessibilità possono favorire la conciliazione tra cura e lavoro.

Malattie croniche e mondo del lavoro, quadro normativo

Prima di approfondire il rapporto tra malattie croniche e lavoro, è utile ricordare cosa prevede la normativa italiana ed europea in materia. Il Piano nazionale cronicità considera diverse patologie tra cui asma in età evolutiva, insufficienza respiratoria in età evolutiva, malattie cardiovascolari croniche (insufficienza cardiaca), malattie endocrine in età evolutiva, malattie intestinali croniche (rettocolite ulcerosa e malattia di Crohn), malattie neurodegenerative (malattia di Parkinson e parkinsonismi), malattie renali croniche e insufficienza renale, malattie renali croniche in età evolutiva, malattie respiratorie croniche (BPCO e insufficienza respiratoria), malattie reumatiche croniche (artrite reumatoide e artriti croniche in età evolutiva).

Il decreto aggiornato della Presidenza del Consiglio sui Livelli essenziali di assistenza ha inoltre riconosciuto altre importanti patologie: rene policistico autosomico dominante, endometriosi, osteomielite cronica, bronco-pneumopatia cronico ostruttiva, patologie renali croniche e sindrome da talidomide.

Diritti dei lavoratori con malattie croniche nel 2025

La condizione essenziale affinché vengano riconosciuti i diritti sul lavoro è che la malattia cronica sia accertata dalla Commissione medica dell'Azienda sanitaria locale competente. Superato questo passaggio, i lavoratori possono beneficiare di numerose tutele:

  • Trasformazione del contratto: i dipendenti possono trasformare il contratto da full time a part-time e fare il percorso inverso se le condizioni di salute migliorano. Questa disposizione è valida sia nel settore pubblico che in quello privato, con il datore che non può rifiutarsi.
  • Permessi per cure mediche: sono concessi permessi retribuiti (e non) per visite mediche, esami o terapie. È necessario consultare il CCNL di appartenenza per conoscere modalità di fruizione e numeri.
  • Accesso al collocamento mirato: nel caso in cui la malattia cronica comporti il riconoscimento dell'invalidità civile almeno al 46%, scatta l'iscrizione nelle liste speciali dei Centri per l'impiego per l'assunzione agevolata.
  • Lavoro agile: le recenti normative hanno rafforzato il diritto al lavoro agile (smart working) come forma di accomodamento ragionevole per i lavoratori con patologie croniche.
  • Prestazioni assistenziali: accesso alla pensione di inabilità, all'indennità di frequenza, all'assegno mensile e all'indennità di accompagnamento come prestazioni supplementari.

Accomodamenti ragionevoli, obbligo per i datori di lavoro

Negli ultimi anni, la normativa italiana ha recepito il concetto di "accomodamento ragionevole" previsto dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. L'art. 3, comma 3-bis del D.lgs. n. 216/2003 (introdotto dal D.L. n. 76/2013) prevede che i datori di lavoro pubblici e privati sono tenuti ad adottare accomodamenti ragionevoli nei luoghi di lavoro per garantire alle persone con disabilità la piena eguaglianza con gli altri lavoratori.

Gli accomodamenti ragionevoli non sono solo modifiche fisiche all'ambiente di lavoro, ma comprendono anche:

  • Adattamento degli orari di lavoro alle esigenze terapeutiche
  • Modifica delle mansioni in base alle capacità residue
  • Riorganizzazione dei carichi di lavoro
  • Possibilità di lavoro da remoto
  • Dotazione di ausili tecnologici specifici

La Corte di Giustizia Europea, nella sentenza Danmark (cause riunite C-335/11 e C-337/11), ha chiarito che le malattie croniche di lunga durata che comportano limitazioni possono essere equiparate alla disabilità ai fini della tutela antidiscriminatoria, e che la riduzione dell'orario di lavoro può costituire un accomodamento ragionevole.

Tutele contro il licenziamento per i malati cronici

Un tema particolarmente delicato riguarda la tutela contro il licenziamento. Le persone con malattie croniche sono protette attraverso diversi meccanismi:

Periodo di comporto esteso: molti contratti collettivi prevedono un prolungamento del periodo di comporto (il periodo durante il quale il lavoratore ha diritto alla conservazione del posto in caso di malattia) per i lavoratori affetti da patologie croniche od oncologiche. È importante verificare quanto previsto dal proprio CCNL.

Divieto di discriminazione: il licenziamento basato esclusivamente sulla condizione di malattia cronica può configurare una discriminazione, soprattutto quando la patologia viene equiparata alla disabilità secondo i criteri europei.

Obbligo di repêchage: prima di procedere al licenziamento per sopravvenuta inidoneità, il datore di lavoro deve verificare la possibilità di adibire il lavoratore a mansioni diverse compatibili con le sue residue capacità lavorative.

Licenziamento per superamento del periodo di comporto: in caso di assenze prolungate, il datore di lavoro può procedere al licenziamento solo le tempistiche previste dal periodo di comporto. Tuttavia, per le malattie croniche molti CCNL prevedono che i giorni di assenza per terapie salvavita non rientrino nel calcolo del periodo di comporto.

Conciliazione tra lavoro e cura, strumenti di flessibilità

Per favorire la permanenza al lavoro delle persone con malattie croniche, sono disponibili diversi strumenti di flessibilità:

  • Part-time: l'art. 8 comma 3 del D.lgs. n. 81/2015 garantisce il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale per i lavoratori affetti da patologie oncologiche o gravi patologie cronico-degenerative ingravescenti.
  • Telelavoro e lavoro agile: sono modalità di svolgimento della prestazione particolarmente adatte per chi deve conciliare lavoro e cura. La normativa sul lavoro agile (L. n. 81/2017) prevede una priorità di accesso per i lavoratori con disabilità o che assistono familiari con gravi patologie.
  • Congedi specifici: oltre ai normali congedi per malattia, i lavoratori con patologie croniche possono accedere a congedi specifici previsti dalla L. n. 104/1992 quando la patologia comporta una condizione di handicap grave.
  • Permessi per terapie salvavita: molti CCNL prevedono permessi retribuiti per sottoporsi a terapie salvavita, che non vengono computati nel periodo di comporto.

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