Le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra.
Installare un impianto fotovoltaico su terreno agricolo in Italia è un'operazione regolamentata e complessa. Le normative vigenti impongono restrizioni significative e criteri specifici per valutare la fattibilità di tali progetti su suolo agricolo.
Le normative italiane regolano l'installazione di impianti fotovoltaici su terreni agricoli con vincoli stringenti. Secondo il D.L. 63/2024, l'installazione è proibita su terreni classificati agricoli dai piani urbanistici. Tuttavia, vi sono delle eccezioni per progetti già autorizzati e per impianti agrivoltaici, che combinano la produzione di energia con attività agricole. Gli impianti devono rispettare requisiti di pendenza e esposizione al sole e non devono esserci ostacoli tra i pannelli e le radiazioni solari.
Il Decreto Legge Agricoltura, approvato dal Consiglio dei Ministri il 6 maggio 2024, introduce significative restrizioni per l'installazione di impianti fotovoltaici su terreni agricoli. Questo decreto modifica l'articolo 20 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199, stabilendo che le zone classificate come agricole dai piani urbanistici vigenti sono aree non idonee all'installazione di impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra.
Il divieto riguarda specificamente gli impianti fotovoltaici a terra, ovvero quelli che prevedono la posa dei moduli direttamente sul suolo. La normativa mira a tutelare le aree agricole produttive, impedendo che vengano sottratte alla loro destinazione originaria. Tuttavia, il decreto prevede delle deroghe per gli impianti già autorizzati secondo la normativa previgente e per quelli agrivoltaici, che rappresentano una combinazione tra produzione agricola ed energia rinnovabile.
Le restrizioni del Decreto Legge Agricoltura non si applicano alle aree classificate agricole che sono oggetto di interventi di modifica, rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione di impianti già installati, a condizione che tali interventi non comportino un incremento dell'area occupata. Inoltre, la normativa permette l'installazione di impianti in cave e miniere cessate, non recuperate o abbandonate, nonché in siti e impianti di gestione delle società del gruppo Ferrovie dello Stato italiane, dei gestori di infrastrutture ferroviarie e delle concessionarie autostradali.
Sono altresì ammesse installazioni in aree interne agli impianti industriali e agli stabilimenti, e in zone adiacenti alla rete autostradale entro una distanza non superiore a 300 metri. Inoltre, il divieto non si applica ai progetti mirati alla costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e a quelli finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), come specificato dal decreto legislativo 199/2021.
La bozza del decreto ha suscitato accese critiche tra gli operatori del settore e le associazioni di categoria, che temono un freno allo sviluppo del fotovoltaico. Tuttavia, il Governo sostiene che la misura sia necessaria per salvaguardare i terreni agricoli e garantire un utilizzo sostenibile e integrato delle risorse.
Le eccezioni previste dal Decreto Legge Agricoltura consentono alcune deroghe importanti per le installazioni di impianti fotovoltaici già esistenti e per quelli agrivoltaici. Gli impianti fotovoltaici autorizzati prima dell'entrata in vigore della normativa possono essere installati e operativi secondo le norme precedenti. Questo significa che i progetti per cui sono state già avviate le procedure autorizzative o di valutazione ambientale saranno conclusi secondo la regolamentazione in vigore al momento dell'avvio.
Il decreto prevede una specifica deroga per gli impianti denominati agrivoltaici. Questi impianti sono caratterizzati dall'integrazione di pannelli solari con le attività agricole. In pratica, i pannelli vengono elevati a un'altezza che consente il normale svolgimento delle attività agricole sottostanti, come la coltivazione o il pascolo. Il sistema agrivoltaico è pensato per non impedire la crescita della vegetazione e per preservare la produttività del terreno agricolo.
Un dettaglio importante è che gli impianti agrivoltaici devono rispettare delle altezze minime: 1,3 metri per le attività zootecniche e 2,1 metri per le attività colturali. Questa configurazione permette l'uso delle macchine agricole e il movimento degli animali, garantendo al contempo la produzione di energia rinnovabile. Questo tipo di impianto ha il vantaggio di non consumare suolo agricolo e di non alterare significativamente il paesaggio.
Inoltre, sono consentiti impianti finalizzati alla costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), che promuovono la produzione e l'autoconsumo di energia rinnovabile a livello locale. Questi progetti, se collocati su terreni agricoli, possono ottenere deroghe anche se i moduli fotovoltaici sono collocati a terra.
Gli impianti fotovoltaici su terreni agricoli hanno importanti implicazioni economiche. Possono generare introiti considerevoli per i proprietari dei terreni, garantendo un flusso di reddito stabile. Tuttavia, le nuove normative possono influire sugli investimenti richiesti e sulle potenziali entrate. L'agrivoltaico, pur essendo una soluzione più costosa, offre un'opportunità per conciliare la produzione agricola con quella energetica, aumentando il valore del terreno.
Le nuove normative introdotte dal Decreto Legge Agricoltura hanno un impatto significativo sul settore agrario. Il divieto di installare impianti fotovoltaici su terreni agricoli classifica molte aree come non idonee, limitando così la possibilità di generare reddito aggiuntivo per gli agricoltori. Questo può influire negativamente sui bilanci delle aziende agricole, che spesso facevano affidamento sugli introiti derivanti dall’affitto dei terreni per progetti di energia rinnovabile.
Al contempo, le deroghe e le eccezioni previste per gli impianti agrivoltaici offrono nuove opportunità. Questa tipologia di impianti permette di combinare la produzione di energia e quella agricola, incentivando un uso sostenibile del suolo. Anche se gli impianti agrivoltaici richiedono investimenti maggiori, possono offrire soluzioni economiche vantaggiose e sostenibili per gli agricoltori.