In un colloquio di lavoro è legale chiedere i vaccini che si sono fatti o è vietato per CCNL,leggi e privacy 2022

In relazione al diritto alla privacy e alla gestione delle informazioni relative alla vaccinazione dei lavoratori e degli aspiranti tali, il Garante ha ribadito altri due no.

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
In un colloquio di lavoro è legale chied

Chiedere i vaccini che si sono fatti è legale?

Il datore di lavoro non può chiedere se il candidato si è vaccinato ma può indagare nel caso in cui la vaccinazione rientra tra le condizioni che finiscono per incidere sulle modalità di svolgimento del rapporto di lavoro.

Poiché sempre più aziende richiedono la prova della vaccinazione per i propri dipendenti e clienti, una domanda che si pone spesso è se sia lecito chiedere a un candidato informazioni sulla vaccinazione effettuata o meno.

La questione provoca inevitabilmente incertezze in quanto non è chiaro fino in fondo quali sono i confini che il datore di lavoro deve rispettare per non violare le disposizioni sul diritto alla privacy e qual è la libertà di azione rispetto alla vaccinazione del lavoratore o comunque di chi aspira all'assunzione. Cerchiamo allora di inquadrare la situazione andando al di là della contingenza ovvero della pandemia in corso per esaminarne la portata generale. Più precisamente, approfondiamo:

  • Chiedere i vaccini che si sono fatti è legale o no
  • Diritto alla privacy informazioni sulla vaccinazione dei lavoratori

Chiedere i vaccini che si sono fatti è legale o no

C'è una precisa disposizione di legge che fissa il punto in cui il datore di lavoro deve arrestarsi nella formulazione delle sue domande. Si tratta del decreto legislativo 276 del 2003, secondo cui non può invadere la sfera della privacy.

In questo ambito rientrano convinzioni personali, affiliazione sindacale o politica, credo religioso, orientamento di genere, stato di gravidanza o di famiglia o matrimoniale, età, handicap, razza, origine etnica, colore, ascendenza o origine nazionale, gruppo linguistico, eventuali controversie con precedenti datori e sullo stato di salute.

Tuttavia può indagare nel caso in cui la vaccinazione rientra tra le condizioni che finiscono per incidere sulle modalità di svolgimento del rapporto di lavoro.

Alcuni datori di lavoro richiedono solo che i loro nuovi assunti siano vaccinati. L'analisi si riduce in genere al fatto che i dettagli di quel lavoro indurrebbe un dipendente non vaccinato a rappresentare una minaccia diretta sul posto di lavoro che non può essere eliminata attraverso soluzioni ragionevoli. Indipendentemente da come si raccolgono informazioni sullo stato di vaccinazione dei nuovi assunti, ci sono pochissime ragioni per richiedere la prova che un candidato sia vaccinato nella fase di colloquio.

Norme alla mano, solo il medico competente, nella sua funzione di raccordo tra il sistema sanitario nazionale e locale e lo specifico contesto lavorativo e nel rispetto delle indicazioni fornite dalle autorità sanitarie anche in merito all'efficacia e all'affidabilità medico-scientifica del vaccino, può trattare i dati personali relativi alla vaccinazione dei dipendenti e tenerne conto in sede di valutazione dell'idoneità alla mansione specifica.

Il datore di lavoro deve invece limitarsi ad attuare le misure indicate dal medico competente nei casi di giudizio di parziale o temporanea inidoneità alla mansione cui è adibito il lavoratore

Diritto alla privacy informazioni sulla vaccinazione dei lavoratori

In relazione al diritto alla privacy e alla gestione delle informazioni relative alla vaccinazione dei lavoratori e degli aspiranti tali, il Garante ha ribadito altri due no. Il primo riguarda il divieto di chiedere ai propri dipendenti di fornire informazioni sul proprio stato vaccinale o copia di documenti che comprovino l'avvenuta vaccinazione. Non è consentito, argomenta il Garante, dalle disposizioni dell'emergenza e dalla disciplina in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Il datore di lavoro non può considerare lecito il trattamento dei dati relativi alla vaccinazione sulla base del consenso dei dipendenti, non potendo il consenso costituire in tal caso una valida condizione di liceità in ragione dello squilibrio del rapporto tra titolare e interessato nel contesto lavorativo. Allo stesso tempo, insiste il Garante, Il medico competente non può comunicare al datore di nominativi dei dipendenti vaccinati.

Solo il medico competente può infatti trattare i dati sanitari dei lavoratori e tra questi, se del caso, le informazioni relative alla vaccinazione, nell'ambito della sorveglianza sanitaria e in sede di verifica dell'idoneità alla mansione specifica.

In relazione al diritto alla privacy e alla gestione delle informazioni relative alla vaccinazione dei lavoratori e degli aspiranti tali, il Garante ha ribadito altri due no.