I lavoratori in nero sono coloro che vengono impiegati senza regolare contratto di lavoro, svolgono occupazioni spesso pericolose senza adeguate tutele e non percepiscono una retribuzione regolare come quella stabilita dai contratti nazionali. Per questi lavoro non è, inoltre, prevedisto il pagamento di tasse essendo 'in nero'. Si tratta di una tipologia di occupazione illegale che prevede sanzioni pesanti per i datori di lavoro e ora anche per i lavoratori stessi in nero.
Lavorare in nero, si sa, non è legale e con le regole aggiornate 2019, legate soprattutto al nuovo reddito di cittadinanza, a rischiare pesanti sanzioni in questi casi di occupazione illegale non sono solo i datori di lavoro-sfruttarori ma anche i lavoratori. Vediamo cosa cambia e cosa prevedono le nuove regole sul lavoro in nero soprattutto dopo l’avvio del reddito di cittadinanza.
Stando a quanto confermano le ultime notizie, lavorare in nero prevede sanzioni per il lavoratore già da tempo se questo si dichiara disoccupato e percepisce per esempio la Naspi, quando invece svolge una regolare occupazione ma non dichiarata. La sanzione in questo caso arriva ad essere penale e a prevedere anche il carcere.
Le regole sono state aggiornate ancora in tal senso con il debutto del reddito di cittadinanza che, stando alle ultime notizie, introduce sanzioni per i lavoratori dipendenti che accettano di lavorare in nero e non lo dichiarano. Dunque, il lavoratore in nero non rischia nessuna sanzione se lavora irregolarmente e non percepisce alcun sussidio o altra indennità o reddito di cittadinanza mentre per il datore di lavoro che occupa lavoratori in nero sono previste multe fino a 36mila euro.
Le sanzioni nei confronti del lavoratore e di carattere penale scattano se il lavoratore stesso si dichiara non lavoratore ma invece lavora in nero e percepisce la Naspi o altro sussidio o se lavora in nero ma non dichiara il proprio lavoro per rientrare nei requisiti previsti dal reddito di cittadinanza.
Nel caso in cui si dichiari di non lavorare per percepire il reddito di cittadinanza ma invece si scopre che il beneficiario lavora in nero, il lavoratore stesso rischia una sanzione penale che prevede una pena che va da un minimo di un anno ad un massimo di sei anni di carcere. Perde contestualmente il diritto a percepire il reddito di cittadinanza e deve restituire quanto indebitamente percepito.
Chi, invece, al momento della richiesta del reddito di cittadinanza non ha davvero alcuna occupazione ma inizia a lavorare in nero una volta percepito il beneficio e non dichiara la nuova occupazione, va incontro ad una sanzione penale che prevede una condanna da un anno a tre anni di reclusione.
E ancora: chi fa un lavoro in nero ma si dichiara disoccupato e percepisce la Naspi o un altro ammortizzatore sociale, rischia di essere soggetto ad una contestazione per indebita percezione di soldi a danno dello Stato. Se la somma indebitamente percepita risulta inferiore ai 4mila euro si applica una sola sanzione amministrativa, compresa tra 5.164 euro e i 25.822 euro ma in ogni caso l’importo della sanzione non può essere superiore tre volte il valore della somma percepita. Decade, chiaramente, il diritto a percepire l’ammortizzatore sociale ed è anche prevista in questo caso una sanzione penale che prevede la reclusione da 6 mesi a 4 anni.
Infine, chi lavora in nero e presenta all’Inps o al centro per l’impiego la dichiarazione per il riconoscimento della condizione disoccupato può essere soggetto ad una sanzione penale che prevede fino a 2 anni di reclusione per reato di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.
Se, dunque, per un lavoratore che lavora in nero non è prevista alcuna sanzione nel caso in cui non percepisca indennità di disoccupazione e altro sussidio o il reddito di cittadinanza, decisamente diversa è la condizione del datore di lavoro. Stando alle regole aggiornate, infatti, il datore di lavoro rischia una sanzione da 1.500 a 36.000 euro.
In particolare, se il datore di lavoro ha impiegato un lavoratore in nero fino a 30 giorni, la sanzione prevista è compresa tra i 1.500 e i 9mila euro; se ha impiegato un lavoratore fra 31 e 60 giorni, la sanzione sale ed è compresa tra i 3mila e i 18mila euro; mentre se ha impiegato un lavoratore per oltre 60 giorni, rischia una sanzione da 6mila a 36mila euro. Se poi tra i dipendenti più del 20% dei lavoratori risulta in nero, per il datore di lavoro c’è anche il rischio di totale sospensione dell’attività.