Meglio farsi assumere con partita iva o dipendente? La risposta non è così scontata

La scelta del tipo di rapporto di lavoro tra partita Iva o dipendente non è affatto così sbilanciata verso la seconda opzione. I motivi.

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
Meglio farsi assumere con partita iva o

Partita Iva o dipendente, come è meglio farsi assumere?

Si può valutare una collaborazione con partita Iva se la proposta arriva da una realtà imprenditoriale piccola e in fase di lancio che ci chiede di sviluppare un progetto in autonomia. L'assunzione da dipendente permette di accedere a una lunga serie di diritti sul lavoro.

Spesso non ci sono margini di manovra e il lavoratore non ha alcuna possibilità di scelta tra lavoro di tipo dipendente e collaborazione con partita Iva. Ma laddove lo abbia, non è poi così scontata la scelta su cosa sia meglio fare ovvero quale delle due opzioni sia più conveniente.

In linea di principio, l'assunzione con rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, sia esso full time o part time, è l'obiettivo al quale puntano la maggior parte dei lavoratori. Nella valutazione complessiva della scelta occorre però prendere in considerazione anche altri elementi. Vediamo quindi:

  • Partita Iva o dipendente, come è meglio farsi assumere

  • Valutazioni di tipo fiscale nella scelta tra partita Iva o dipendente

Partita Iva o dipendente, come è meglio farsi assumere

A parità di retribuzione, la principale differenza tra partita Iva o dipendente va naturalmente cercata nella maggiore sicurezza che la seconda condizione può offrire. Per sicurezza intendiamo quella economica e di continuità lavorativa in quanto la procedura di allontanamento è piuttosto articolato e difficilmente un'azienda, dopo aver formato un lavoratore, decide di sostituirlo.

Scegliere il lavoro da dipendente significa anche poter fruire di ferie retribuite e la copertura in caso di malattia e infortunio. Così come una serie di diritti legati a questa condizione contrattuale. Pensiamo ad esempio al Trattamento di fine rapporto (la cosiddetta liquidazione) corrisposta al termine dell'esperienza lavorativa così come l'accesso al trattamento di disoccupazione.

Sono situazioni di favore sconosciute alla partita Iva che deve oltretutto farsi carico degli oneri amministrativi e fiscali ovvero provvedere materialmente al pagamento di tasse e contributi. Tuttavia, il lavoratore con partita Iva ha maggiori margini di manovra ovvero è contrattualmente meno vincolato e può valutare con maggiore facilità altre opportunità di business senza vincoli di orario.

Entrando nel pratico, si può valutare una collaborazione con partita Iva se la proposta arriva da una realtà imprenditoriale piccola e in fase di lancio che ci chiede di sviluppare un progetto in autonomia.

Stessa cosa se il ruolo ha una natura eminentemente commerciale e se l'organizzazione del lavoro comporta o addirittura richiede autonomia e spirito di intraprendenza. Via libera alla collaborazione con partita Iva se le regole con il datore sono tali per cui quest'ultimo rappresenta di fatto il primo cliente. Ed è naturalmente consigliabile se in fondo si tratta di una soluzione temporanea per uscire dalla disoccupazione o di maturare nuove esperienze in un settore con prospettive interessanti. La scelta tra assunzione come dipendente e collaborazione con partita Iva è dunque sempre personale e la risposta non è mai scontata.

Valutazioni di tipo fiscale nella scelta tra partita Iva o dipendente

Chi sceglie di lavorare con partita Iva deve emettere fattura elettronica per i compensi ricevuti, versare le imposte entro le date fissate dall'Agenzia delle entrate, compilare e presentare la dichiarazione dei redditi e versare i contributi alla Cassa previdenziale di riferimento. Dal punto di vista fiscale, le aliquote a cui dipendenti e partite Iva con regime ordinario sono assoggettati è il medesimo:

  • Irpef al 23% fino a 15.000 euro (da dichiarare con il modello 730 o con il Redditi Persone Fisiche ): 23% del reddito (Irpef lorda annuale)

  • Irpef al 27% da 15001 a 28.000 euro (da dichiarare con il 730 o con il Redditi Persone Fisiche): 3.450 euro + 27% aggiuntivo sulla parte oltre i 15.000 euro (Irpef lorda annuale)

  • Irpef al 38% da 28.001 a 55.000 euro (da dichiarare con il 730 o con il Redditi Persone Fisiche): 6.960 euro + 38% aggiuntivo sulla parte oltre i 28.000 euro (Irpef lorda annuale)

  • Irpef al 41% da 55.001 a 75.000 euro (da dichiarare con il 730 o con il Redditi Persone Fisiche): 17.220 euro + 41% aggiuntivo sulla parte oltre i 55.000 euro (Irpef lorda annuale)

  • Irpef al 43% oltre 75.000 (da dichiarare con il 730 o con il Redditi Persone Fisiche): 25.420 euro + 43% aggiuntivo sulla parte oltre i 75.000 euro (Irpef lorda annuale)