Mutuo cointestato per la casa tra conviventi, cosa succede se convivenza finisce secondo leggi e sentenza Cassazione 2022

Vendita, affitto, versamento della differenza di quanto pagato all’ex convivente che ha pagato di più: cosa succede se coppia di conviventi con mutuo cointestato si lascia

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
Mutuo cointestato per la casa tra conviv

Cosa succede se finisce la convivenza tra conviventi con un mutuo cointestato per la casa?

Secondo quanto stabilito da una recente sentenza della Corte di Cassazione, nel caso di convivenza che finisce e in presenza di un mutuo cointestato tra conviventi, se si è verificata una sproporzione, per cui uno dei due conviventi ha sostenuto spese maggiori per il mutuo rispetto all’altro, a chi ha pagato di più spetta il rimborso delle rate mutuo per fine convivenza e il convivente che ha pagato meno deve dare all’altro la differenza.
 

Quando due conviventi si separano a seconda che siano presenti figli o meno le regole cambiano e in presenza di figli per due conviventi che si separano valgono le stesse norme, diritti e doveri che devono essere rispettati da due coniugi sposati che si separano, a partire dall’assegnazione della casa in cui la coppia ha vissuto che rimane, esattamente come accade per una coppia di coniugi con figli che si lasciano, al genitore collocatario (solitamente la mamma). 

Quando, però, i figli diventano maggiorenni ed economicamente autosufficienti, il diritto di assegnazione della casa cessa e si devono seguire le norme previste. Ma cosa succede in presenza di mutuo cointestato per la casa tra conviventi se la convivenza finisce?

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  • Mutuo cointestato per la casa tra conviventi che si lasciano sentenza Cassazione

Mutuo cointestato per la casa tra conviventi cosa succede se convivenza finisce

Sono diverse le soluzioni possibili quando una convivenza finisce e i conviventi hanno un mutuo cointestato per la casa avendo deciso di acquistare casa insieme quando erano ancora una coppia. La prima soluzione, e la privilegiata in molti casi, è quella di vendita della casa con divisione del ricavato della vendita in parti uguali tra i due conviventi o divisione del ricavato in base alle diverse quote di proprietà di ognuno dei due conviventi.

Altra soluzione per i conviventi che si lasciano e hanno un mutuo di casa cointestato è quella di mettere in affitto la casa, dividendo l’importo del canone di locazione, ma è una soluzione che si può scegliere solo e soltanto se i due conviventi hanno altre abitazioni in cui vivere singolarmente, anche tornando, per esempio, a casa dei genitori.

Altra soluzione può essere l’accollo del mutuo da parte di uno solo dei due conviventi, per cui il convivente che decide di mantenere la casa continua a pagare le rate del mutuo da solo, considerando che la casa resta a lui, e così facendo il convivente che non paga più il mutuo può rescindere il contratto del mutuo cointestato.

Scegliendo di rescindere il contratto di mutuo cointestato, uno dei due conviventi cede la propria quota di proprietà all'ex convivente, che diventa così a tutti gli effetti unico intestatario del mutuo e quindi unico proprietario. 

Mutuo cointestato per la casa tra conviventi che si lasciano sentenza Cassazione

Anche una recente sentenza della Corte di Cassazione è intervenuta con nuovi pronunciamenti nel caso di convivenza che finisce e in presenza di un mutuo cointestato tra conviventi. In particolare, secondo quanto deciso dalla Cassazione, nel caso in cui per il mutuo cointestato per la casa tra conviventi si sia verificata una sproporzione, per cui uno dei due conviventi ha sostenuto spese maggiori per il mutuo rispetto all’altro, a chi ha pagato di più spetta il rimborso delle rate mutuo per fine convivenza.

Ciò significa che in presenza di un mutuo cointestato tra conviventi, alla fine della convivenza, il convivente che ha pagato meno per il mutuo deve dare all’altro la differenza dovuta, superando così il principio per cui acquisti e altri operazioni patrimoniali avvenute nella coppia durante il rapporto, in cosiddetto ‘spirito di liberalità’, non devono essere rimborsate perché assimilate ad una donazione spontanea e irreversibile.