Per recuperare il 10% della spesa effettuata con carte di credito e bancomat ci sono alcune regole da rispettare, a iniziare dal numero di operazioni richieste associate all'importo da spendere nel corso del tempo. Più precisamente sono indispensabili almeno 50 operazioni a semestre con pagamenti tracciati e quindi non con denaro contante. Non solo, ma è previsto anche il limite di valore di 1.500 euro ogni sei mesi e dunque di 3.000 euro annui. Il governo ha previsto anche un super premio.
C'è un dettaglio fondamentale da non perdere mai di vista quando si parla del piano di cashback del governo. A fare la differenza ovvero a determinare l'importo non è solo la cifra complessivamente spesa per effettuare i pagamenti, ma anche il numero delle operazioni.
Tanto per intenderci, hanno più valore 50 operazioni a 10 euro che una singola operazione da 500 euro. Vedremo tutto in questo dettagli, ricordando subito che alla base di questa iniziativa governativa c'è la volontà di frenare i pagamenti in nero e dunque limitare l'utilizzo del contante anche per le piccole spese.
Perché poi, è il ragionamento dell'esecutivo, l'evasione fiscale si annida non solo nelle grandi operazioni, ma anche in quelle piccole e ripetute nel tempo, come il mancato rilascio dello scontrino da parte dei bar per la consumazione di un caffè.
Ecco quindi che il governo gioca la carta del rimborso ovvero della restituzione di una parte della spesa effettuata in cambio del pagamento con uno strumento tracciabile e quindi il bancomat o la carta di credito o di debito. Approfondiamo quindi
Lo strumento del cahsback non è una novità assoluta in Italia. Pensiamo ad esempio alle iniziative periodicamente proposte dai negozi o dalle app per effettuare acquisti con l'obiettivo di incentivare gli acquisti.
I consumatori più attenti non si lasciano sfuggire queste occasioni e, come dimostrano i numeri, l'adesione è spesso di tutto rispetto.
Vedremo allora cosa succederà con questa iniziativa governativa, ben sapendo che si rischia di creare una frattura tra consumatori e venditori che rischiano di essere chiamati a gestire più operazioni elettroniche nell'arco di poco tempo. Il caso più comune è proprio quello dei bar e i tanti avventori che entrano per la colazione del mattino.
Dal primo dicembre tutte le spese effettuate con moneta elettronica o altre forme di pagamento tracciabile permettono di rientrare nel cosiddetto cashback di Stato. Si tratta di un vero e proprio premio studiato dall'esecutivo per disincentivare i pagamenti in nero.
Per recuperare il 10% della spesa effettuata con carte di credito e bancomat ci sono però alcune regole da rispettare, a iniziare dal numero di operazioni richieste associate all'importo da spendere nel corso del tempo.
Più precisamente sono indispensabili almeno 50 operazioni a semestre con pagamenti tracciati e quindi non con denaro contante per ottenere la restituzione del 10%. Non solo, ma è previsto anche il limite di valore di 1.500 euro ogni sei mesi e dunque di 3.000 euro annui.
La frequenza dell'utilizzo di bancomat e carte di credito è quindi la chiave per partecipare e riscuotere al premio. Stessa cosa per il maxi premio, quello di 3.000 euro per i primi 100.000 cittadini che effettuano il maggior numero di pagamenti elettronici in un anno. In questo caso alla variabile della frequenza si aggiunge anche quello della velocità.
Le idee del governo sono quindi chiare e se i commercianti alle prese con centinaia di operazioni al giorno non sono convinti fino in fondo di questa iniziativa, gli acquirenti devono tenere in considerazione anche un altro aspetto.
Carte e bancomat hanno limiti di spese e di conseguenza occorre controllare non solo le condizioni di utilizzo, ma entrare nell'ottica che anche le piccole spese vanno pagate con moneta elettronica.
A proposito di commercianti, il secondo motivo di contrarietà va ricondotto alle spese di commissioni da affrontare per ogni singola transazione. Da qui le trattative in corso tra l'esecutivo - lo stesso presidente del Consiglio sta affrontando la questione - e gli operatori di per rivedere se non azzerare le commissioni sulle spese di piccolo importo.
La proposta è di annullare fino a una spesa di 5 euro, ma i negozianti punto a innalzare questo limite fino a 25 euro.