Esercitare un'attività autonoma con regime forfettario mentre si percepisce uno stipendio da dipendente è possibile, ma occorre rispettare specifiche condizioni. Nel 2025, la normativa prevede che l'attività autonoma debba essere prevalente rispetto a quella subordinata e che vi sia un limite reddituale da lavoro dipendente da non superare.
Il regime forfettario rappresenta un sistema fiscale agevolato dedicato ai lavoratori autonomi, imprenditori individuali e professionisti con volumi d'affari contenuti. Questo regime semplificato offre diversi vantaggi a chi decide di intraprendere un'attività in proprio.
Chi aderisce al regime forfettario beneficia di:
Il reddito imponibile viene calcolato in maniera forfettaria, applicando ai ricavi percepiti un coefficiente di redditività che varia in base al codice ATECO dell'attività svolta. Tale meccanismo permette di ridurre la base imponibile su cui calcolare l'imposta sostitutiva del 15%.
Per contro, i forfettari non possono dedurre i costi sostenuti per l'esercizio dell'attività (ad eccezione dei contributi previdenziali), poiché questi sono già forfettariamente considerati attraverso i coefficienti di redditività.
La normativa attuale consente di mantenere contemporaneamente sia un lavoro dipendente che un'attività autonoma in regime forfettario. Questa possibilità rappresenta un'opportunità per chi desidera integrare il proprio reddito o avviare gradualmente un'attività indipendente senza abbandonare la sicurezza di uno stipendio fisso.
Tuttavia, per poter accedere o permanere nel regime forfettario mentre si è anche lavoratori dipendenti, è necessario rispettare due condizioni fondamentali:
Queste limitazioni sono state introdotte per evitare l'utilizzo improprio del regime agevolato e garantire che questo sia effettivamente riservato a chi svolge principalmente un'attività autonoma.
Il tetto di 30.000 euro sui redditi da lavoro dipendente rappresenta un requisito essenziale per rimanere nel regime forfettario. Questo limite va verificato annualmente: se in un determinato anno il reddito da lavoro dipendente supera tale soglia, dall'anno successivo il contribuente dovrà passare al regime ordinario.
È importante sottolineare che nel calcolo di questo limite rientrano anche:
Il superamento di questa soglia non comporta sanzioni, ma determina semplicemente l'uscita dal regime forfettario a partire dall'anno d'imposta successivo.
Oltre al limite sui redditi da lavoro dipendente, per rimanere nel regime forfettario esiste anche un tetto massimo relativo ai ricavi e compensi derivanti dall'attività autonoma. Per il 2025, questo limite è fissato a 85.000 euro, in linea con le disposizioni introdotte nella legge di bilancio.
Questo tetto rappresenta un requisito fondamentale e va calcolato considerando i ricavi e i compensi percepiti nell'anno solare precedente. In caso di esercizio contemporaneo di più attività con differenti codici ATECO, si considera la somma complessiva dei ricavi e dei compensi relativi alle diverse attività.
L'Agenzia delle Entrate ha precisato che, ai fini dell'individuazione di questo limite, non si tiene conto di eventuali ricavi e compensi indicati in dichiarazione dei redditi per il miglioramento degli indici di affidabilità fiscale.
Il superamento della soglia degli 85.000 euro comporta conseguenze diverse a seconda dell'entità dello sforamento:
È fondamentale monitorare attentamente i propri ricavi durante l'anno per evitare situazioni di superamento imprevisto dei limiti.
Il calcolo del reddito imponibile nel regime forfettario avviene applicando ai ricavi lordi un coefficiente di redditività che varia in base all'attività svolta. Questo sistema permette di determinare forfettariamente i costi deducibili, senza necessità di documentarli analiticamente.
Ecco i coefficienti di redditività previsti per il 2025, suddivisi per settore:
Questi coefficienti determinano quale percentuale dei ricavi viene considerata come reddito imponibile su cui calcolare l'imposta sostitutiva del 15% (o 5% per le start-up).
Chi decide di mantenere sia un'occupazione dipendente che un'attività autonoma in regime forfettario deve considerare alcuni aspetti pratici importanti:
Le fatture emesse in regime forfettario non prevedono l'applicazione dell'IVA e contengono la dicitura "Operazione senza applicazione dell'IVA ai sensi dell'art. 1, commi 54-89, Legge n. 190/2014". Per le fatture di importo superiore a 77,47 euro è obbligatoria l'applicazione di una marca da bollo da 2 euro.
I compensi percepiti dai forfettari non sono soggetti a ritenuta d'acconto. Questo significa che il cliente che paga la prestazione non deve trattenere alcuna percentuale dal compenso da versare all'Erario.
Chi esercita contemporaneamente lavoro dipendente e attività autonoma dovrà versare i contributi previdenziali in base alla propria cassa di appartenenza (Gestione Separata INPS o cassa professionale) per l'attività autonoma, oltre a quelli già versati dal datore di lavoro per l'attività dipendente.
È importante notare che i contributi versati per l'attività autonoma sono deducibili dal reddito forfettario prima dell'applicazione dell'imposta sostitutiva.
Mantenere sia un'occupazione come dipendente che una partita IVA in regime forfettario presenta pro e contro che è opportuno valutare attentamente: